Biennale Venezia, il padiglione di Israele non apre. “Liberate gli ostaggi”
Biennale Venezia, padiglione Israele
Biennale Venezia, il messaggio e le luci spenti nel padiglione di Israele
Alla Biennale di Venezia è tutto pronto per la 66esima edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte, ma all’ultimo minuto c’è da registrare una grande assenza, il padiglione dedicato ad Israele non aprirà. A spiegare i motivi di questa scelta sono proprio i curatori di quella sezione della mostra. “L’artista e i curatori del Padiglione d’Israele apriranno la mostra solo al cessate il fuoco e quando verrà raggiunto un accordo di rilascio degli ostaggi” fatti prigionieri lo scorso 7 ottobre da Hamas. Difficile per i curatori Mira Lapidot e Tamar Margalit e per l’artista e regista Ruth Patir, aprire le porte sorridendo per illustrare – riporta La Stampa – un progetto, (M)Otherland, di vita, “in un momento in cui non c’è rispetto per essa. Come artista e come educatrice – ha detto Patir – rifiuto fortemente il boicottaggio culturale ma sono in grande difficoltà a presentare un progetto che parla di vulnerabilità per la vita in un momento in cui non c’è rispetto per essa. Aspetto il momento in cui i cuori potranno ancora una volta essere aperti all’arte”.
La speranza però resiste visto che la Biennale arte – prosegue La Stampa – chiuderà i battenti il 24 novembre. Anche se, insiste l’artista, “non c’è una fine in vista ma solo la promessa di un altro dolore, perdita e devastazione. L’arte può aspettare ma le persone che vivono l’inferno, no“. A commentare questa difficile presa d’atto degli artisti israeliani, è intervenuto anche Adriano Pedrosa, curatore dall’Esposizione e internazionale d’arte della Biennale: “Rispetto la decisione degli artisti e del curatore del padiglione Israele. È una decisione molto coraggiosa“.
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