“Non dire in Rete quello che non avresti mai il coraggio di dire di persona”: il progetto che sensibilizza all’importanza delle parole

“Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!” diceva Michele Apicella, il personaggio di Nanni Moretti, in Palombella Rossa, film del 1989. Trentacinque anni dopo, queste parole non hanno perso neanche un pizzico di smalto, tanto più che all’epoca non c’erano ancora gli smartphone, né  tantomeno – i social, che oggi sono invasi dalle parole, molte delle quali non sono “giuste”, non sono “importanti”, ma vuote, cattive, insultanti. Armi affilate che, come la cronaca purtroppo ci ricorda, possono ferire o anche uccidere.

È proprio per educare all’uso consapevole delle parole che parte anche quest’anno a Bergamo il progetto “Il mio primo telefono”, giunto alla sua terza edizione. Come riporta in questi giorni Il Corriere della Sera, si tratta di un percorso educativo ideato dall’Associazione Parole Ostili e finanziato dal Comune di Bergamo che lo ha realizzato in 40 classi delle scuole

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