Donne che stanno facendo la differenza

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Chi mi segue lo sa: ci sono giornate speciali che questo blog non perde occasione di celebrare, tra queste sicuramente c’è la GIORNATA MONDIALE DELLE DONNE IN MATEMATICA e – mi sento di dire – quest’anno in modo ancora più sentito.

Non è un segreto il fatto che ultimamente il nostro paese attraversa una fase particolarmente buia per il genere femminile la cui indipendenza è certamente minata dal recente scontro ideologico sui consultori che si concluderà certamente con maggiori difficoltà per le interruzioni di gravidanza. Come se non bastassero i salari nettamente più bassi e una valanga di pregiudizi tra i quali quello sulla minore competenza nelle materie scientifiche è solo la punta di un mastodontico iceberg.

Per questo dopo l’articolo di un anno fa DONNE CHE HANNO FATTO LA DIFFERENZA in cui presentavo ai bambini le 5 matematiche più importanti della storia, quest’anno ho nuovamente dedicato una risorsa da portare in classe su questo tema ma mi sono concentrata sulle donne che la differenza la stanno facendo ora!

In questa risorsa – che come preciso sempre è gratuita, questa sarà sempre la mission del blog – ho selezionato le 7 donne che con il loro lavoro di scienziate, divulgatrici, ricercatrici, insegnanti sono influenti a livello globale per la matematica e le scienze.

Ho creato questa risorsa affinché le bambine e i bambini leggendo le storie di Karen Uhlenbeck, Samantha Cristoforetti, Malala Yousafzai, Mayim Bialik, Rachel Riley, Fabiola Gianotti e Shafi Goldwasser capiscano che emergere per le donne in un ambito come quello delle STEM dominato dagli uomini non è un’impresa facile ma non è affatto impossibile!

Perchè come ha detto Fabiola Gianotti “Quando si è una minoranza in un mondo dominato dagli uomini – nel nostro campo le donne sono il 20% – si è sempre sotto esame: non si ha diritto al minimo errore. Inoltre ci sono ancora molti stereotipi sulle donne nelle scienze e per decostruirli gioca un ruolo fondamentale l’educazione, a partire dalla famiglia e dalla scuola”.

Ecco, la scheda “7 matematiche e scienziate che stanno facendo la differenza” vuole aiutare gli insegnanti a decostruire gli stereotipi di genere perchè sia chiaro fin da bambini che la mancanza di uguaglianza di genere nella scienza non è un problema che riguarda solo le donne, è un problema che ostacola lo sviluppo di un paese!

Quest’anno più che mai è dovere di noi insegnanti ricordare ai nostri alunni l’importanza dell’indipendenza culturale ed economica delle donne, io – nel mio piccolo – ho cercato di fare la mia parte.

Continua la lettura su: https://matematicaingioco.online/2024/04/26/donne-che-stanno-facendo-la-differenza/ Autore del post: Matematica in Gioco Fonte: https://matematicaingioco.online

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Vi racconto lo Spinario

È una scultura classica apparentemente ordinaria: un ragazzino seduto su un roccia che si sta togliendo una spina dal piede. Eppure lo Spinario – questo il nome con cui l’opera è conosciuta – ha una storia affascinante e per certi aspetti ancora misteriosa.

Tanto per cominciare: è una statua greca o romana?La versione bronzea conservata ai Musei Capitolini è considerata un’opera eclettica di origine greca perché creata unendo una testa del periodo severo (V sec. a.C.) a un corpo ellenistico del I secolo a.C.Questo spiegherebbe il motivo per cui i capelli non scendono verso il basso, come sarebbe ovvio per un capo chino, ma fluiscono elegantemente ai lati del volto.

Tuttavia lo Spinario era un’iconografia diffusa, tanto che oggi se ne possono osservare diversi esemplari, egualmente antichi, generalmente di età imperiale.

Ma andiamo al soggetto. È un giovane pastore greco? Sì, è possibile. Nell’età ellenistica (IV-I secolo a.C.) la scena di genere, cioè la rappresentazione di episodi ordinari, di momenti di vita quotidiana, era piuttosto comune. In questo caso il gesto del ragazzo non avrebbe alcun significato particolare, sebbene per i Greci la puntura di una spina fosse metafora del dolore procurato dall’innamoramento.
Nella cultura greca però potrebbe anche essere Podaleiros, figlio di Asklepios, guaritore dei piedi.

Presso i Romani invece lo Spinario rappresentava probabilmente Ascanio, il figlio di Enea e l’iniziatore della gens Iulia. Dunque non si tratterebbe di un semplice pastorello ma di una figura fondamentale all’interno del mito fondativo della civiltà romana.

Ma potrebbe essere anche il giovane Marzio, il messaggero che nel IV secolo a.C., nel corso della guerra contro Veio, corse fino a Roma per avvertire dell’imminente attacco da parte degli Etruschi. La spina, che si sarebbe conficcata nel piede durante il percorso, verrà tolta solo a missione ultimata, a sottolineare l’eroismo del giovane e il suo sprezzo del dolore.

Quale che sia l’identità del ragazzo, è indubbio che quel gesto banale di estrarre una spina dal piede abbia ispirato gli artisti per secoli.
È presente in tante chiese romaniche, soprattutto in quelle lungo le vie di pellegrinaggio, sotto forma di bassorilievo nei portali. In questo contesto la spina rappresenta il peccato o l’inganno della ricchezza: il fedele è chiamato quindi a fermare il cammino per liberarsi dal peccato e dalle tentazioni, prima di proseguire. Eccolo nella ghiera del portale della Basilica di Vézelay, in Francia.

Qui è in un rilievo dell’Abbazia di Cluny.

Mentre questo è a Milano, su uno dei portali della Basilica di Sant’Ambrogio.

Lo stesso significato religioso è presente anche nello spinario del mosaico pavimentale del Duomo di Otranto. In questo caso l’uomo che si toglie la spina corrisponde al mese di marzo nella parte dedicata al ciclo dei mesi.

È tutto enormemente più schematico e grezzo, ma il rimando è sempre al nostro antico ‘cavaspino‘. Stessa cosa nel mese di marzo della Fontana Maggiore di Perugia di Nicola e Giovanni Pisano del 1278.

Naturalmente ricompare nel Rinascimento, all’interno dell’ampia operazione di recupero della cultura classica. La prima apparizione si trova nientemeno che nella formella di Filippo Brunelleschi creata nel 1401 per il concorso per la porta Nord del Battistero di Firenze (competizione poi vinta da Lorenzo Ghiberti).Nella scena del Sacrificio di Isacco, nell’angolo in basso a sinistra, si può osservare un uomo seduto, intento a levarsi una spina dal piede.

Non si sa quale copia abbia visto Brunelleschi. Agli Uffizi se ne conserva una versione marmorea ma è certo che lo Spinario capitolino era conosciuto fin dalla fine del XII secolo, quando viene rinvenuto dal viaggiatore inglese Magister Gregorius da Oxford che lo cita nel suo De mirabilibus urbis Romae, anche se la vista dei testicoli che pendono tra le gambe hanno portato lo studioso a ritenere che si trattasse di una raffigurazione di Priapo.

Queste le parole con cui descrive lo Spinario:“De ridiculoso simulachro Priapi. Est etiam aliud aeneum simulacrum, valde ridiculosum, quod Priapum dicunt. Qui dimisso capite velut spinam calcatam educturus de pede, asperam lesionem patientis speciem representat. Cui si demisso capite velut quid agat exploraturus suspexeris, mirae magnitudinis virilia videbis.” 
Cioè: “La buffa statua di Priapo. C’è pure un’altra statua di bronzo, assai buffa, che si dice raffiguri Priapo. Egli, a capo chino, mentre sta per estrarre dal piede una spina appena calpestata, rappresenta l’immagine di chi sopporta un’acuta ferita. Se lo guardi con la testa chinata, come se tu cercassi di distinguere bene cosa vuol fare, potrai vedere le sue parti genitali di una misura notevole“.

Nel frattempo, nel 1471, papa Sisto IV sposta dal Laterano al Campidoglio la sua collezione di marmi e bronzi antichi per farne dono al popolo romano. Tra questi anche lo Spinario. Ed è qui che l’avrebbe visto Luca Signorelli, un altro artista rinascimentale, mentre era a Roma per disegnare statue e rovine. Affascinato da quel personaggio lo inserisce nelle scene sacre più diverse come un tondo con Madonna e Bambino del 1492 e un Battesimo di Cristo del 1508.

Un altro cavaspino è presente in un frammento della Pala Bichi, un’opera smembrata risalente al 1488-1489. Come quello del tondo, l’uomo in realtà non sta togliendo la spina ma sta compiendo l’operazione precedente e cioè togliersi la scarpa.

Non abbiamo più i disegni di Signorelli ma possiamo vedere simili studi sullo Spinario negli schizzi di Jan Gossaert (noto come Mabuse), il primo pittore fiammingo ad andare a Roma.Siamo nel 1509, l’epoca di papa Giulio II e dei grandi cantieri del Vaticano. Il corpo è più muscoloso dell’originale, ma è notevole il fatto che persino un artista del nord Europa, proveniente da tutt’altra cultura, sia stato attratto da quel bronzo.

Poco dopo cominciano a circolare le prime incisioni dello Spinario capitolino, come quella di Marco Dente del 1515-1527 con una vista laterale della statua (che improvvisamente ha sviluppato una schiena michelangiolesca).

… o quella più tarda di Diana Scultori Ghisi, datata 1581, conosciuta anche col titolo “Schiavo che rimuove una spina dal piede”. Grazie a queste opere, riprodotte in gran numero, la fama dello Spinario si diffonde a macchia d’olio.

Tante sono anche le copie tridimensionali della stessa epoca, come questa in avorio, di un autore tedesco.

La posa dello Spinario assume una tale forza visiva che gli artisti cominciano ad attribuirla anche a Venere. Eccola in due incisioni cinquecentesche mentre si asciuga un piede dopo il bagno e mentre si toglie una spina (secondo il mito, dalle gocce del suo sangue, cadute su una rosa bianca, nasceranno le rose rosse).

Con il Ritratto del cardinale Antonio Pucci di Pier Francesco Foschi del 1540, facciamo un salto di qualità. Lo Spinario infatti non è presente come iconografia, come gesto applicato a un personaggio, ma come citazione dell’opera originale, presente in miniatura sul tavolo del porporato a simboleggiarne la vasta cultura.

Lo Spinario non smette di affascinare gli artisti neanche in età barocca. Ecco gli schizzi di Peter Paul Rubens del 1608 in cui il ragazzo appare simile alla versione capitolina (ma con i capelli che scendono verso il basso) e anche con una posa differente, voltato a guardare l’osservatore mentre asciuga il piede con una pezza.

L’olandese Pieter Claesz, invece, lo inserisce in una natura morta del 1628. Stavolta si tratta di un gesso di grosse dimensioni posato su un tavolo assieme a tanti altri oggetti, a creare una splendida vanitas.Ci sono gli strumenti dell’artista: lo Spinario, la bacchetta reggipolso, la tavolozza con i pennelli e il quaderno dei disegni.  Ci sono strumenti musicali posati per terra, tra i quali un violino e un liuto capovolto. E poi libri, un’armatura e un bellissimo calice römer.Ma se tutto questo simboleggia la vita attiva del pittore, ecco che intervengono alcuni oggetti che alludono alla caducità della gloria e della vita stessa: il teschio, la lucerna appena spenta e l’orologio.

Nel passaggio al secolo successivo e con la crescita dell’interesse verso l’arte classica, lo Spinario non può che rivivere un nuovo momento di gloria. Il primo che lo ripropone è Giovanni Paolo Pannini nella sua celebre Galleria di vedute di Roma antica del 1758.Si tratta di una sorta di museo immaginario che raccoglie i monumenti romani in forma di dipinti e le sculture più famose: una sorta di raccolta di souvenir classici ideata per il conte Étienne François de Choiseul. Ovviamente non poteva mancare lo Spinario, collocato su un piedistallo nell’angolo in basso a destra.

Nel dipinto dell’inglese Johan Zoffany del 1772 che raffigura Gli accademici della Royal Academy, lo Spinario è citato invece nella posa del modello sulla destra, a suggerire l’importanza della cultura classica nella formazione degli artisti.

Pochi anni dopo, esattamente nel 1785, lo Spinario capitolino è raffigurato con grande precisione in un’incisione di Francesco Piranesi, figlio di Giovanni Battista. Nel testo che accompagna la stampa il ragazzo è presentato come un atleta vittorioso che potrebbe essersi punto il piede nel corso di una competizione.

Una statua così attraente non poteva che far venire l’acquolina in bocca anche a Napoleone. E così lo Spinario fu portato nel 1798 a Parigi, per arricchire il Museo Universale sognato dal futuro imperatore. Per fortuna, grazie all’interessamento di Antonio Canova, nel 1815 il bronzo è ritornato a Roma.
Da quel momento farà parte integrante dello studio di qualsiasi aspirante artista, tanto che nel 1839 ne uscirà pure una versione ‘a raggi X‘.

Non si tratta di un’immagine satirica ma di una tavola tratta da “Elementi di anatomia fisiologica applicata alle belle arti figurative” di Francesco Bertinatti (anatomista) e Mecco Leone (artista), un genere a metà strada tra scienza e arte diffuso nella metà del XIX secolo. Dello Spinario hanno realizzato addirittura due vedute, in modo da mostrare al meglio ogni articolazione.

Nel frattempo era diventato talmente comune da essere citato anche in tanti quadretti di genere.

Una delle ultime apparizioni del giovane cavaspino è di un insospettabile Gustav Klimt. Nella sua Allegoria della scultura del 1889, la scultura è personificata da una figura femminile nuda con gioielli vagamente grecizzanti. Dietro di lei statue e rilievi classici in marmo, mentre accanto spicca il piccolo bronzo, visto di fronte. Un omaggio allo Spinario capitolino di grandissima raffinatezza.

Sono pochissimi i casi in cui un personaggio del mondo antico riesce ad attraversare senza soluzione di continuità tutta la storia dell’arte. L’appartenenza a una civiltà pagana tendeva, infatti, a far scomparire questi soggetti nelle epoche in cui l’arte era più orientata verso i temi sacri, specialmente nel Medioevo.  Abbiamo osservato questo fenomeno, tra i tanti, con le Grazie, la Medusa.
Ma lo Spinario fa eccezione grazie forse alla giovane età e alla semplicità dell’atto che sta compiendo, un gesto che si è ammantato di volta in volta di nuovi significati, anche opposti, passando dall’allegoria di stoicismo al simbolo di fragilità e inesperienza.

Calendario delle Giornate Mondiali

Ogni anno il mondo celebra una serie di giornate mondiali dedicate a diverse cause, eventi storici, temi sociali e problematiche globali. Queste giornate sono importanti occasioni per riflettere su questioni che riguardano l’umanità e l’ambiente, per sensibilizzare il pubblico e promuovere azioni concrete a livello internazionale. Il calendario delle giornate mondiali è un’agenda ricca di appuntamenti fondamentali che spaziano dall’ambito umanitario e ambientale a quello scientifico, culturale e sportivo. Da giornate come la Giornata Mondiale dell’Ambiente alla Giornata Internazionale della Donna, ogni evento ha l’obiettivo di accrescere la consapevolezza e di mobilitare la comunità globale.Seguire il calendario delle giornate mondiali è importante per organizzazioni, scuole, aziende e individui che desiderano partecipare attivamente a questi eventi. È anche un ottimo strumento per pianificare campagne di sensibilizzazione, eventi educativi e progetti di comunicazione volti a sottolineare tematiche cruciali. In questo articolo, esploreremo le principali giornate mondiali mese per mese.Queste sotto ovviamente non sono SOLO le Giornate Mondiali per l’ONU ma anche Giornate di interesse nazionale.Indice
Calendario delle Giornate MondialiGiornate Mondiali a Gennaio01 Gennaio: Capodanno01 Gennaio: Giornata Mondiale per la Pace06 Gennaio: Epifania, Arrivo della Befana21 Gennaio: Giornata Mondiale della Neve e Giornata Mondiale degli Abbracci27 Gennaio: Giorno della Memoria (Shoah)29, 30, 31 Gennaio: Giorni della MerlaGiornate Mondiali a Febbraio02 Febbraio: Candelora e Giorno della Marmotta05 Febbraio: Giornata Mondiale della Nutella (Nutella Day)05 Febbraio: Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare06 Febbraio: Giorno del Caffé06 Febbraio: Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete (Safer Internet Day)07 Febbraio: Giornata Contro il Bullismo e il Cyberbullismo11 Febbraio: Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza14 Febbraio: San Valentino17 Febbraio: Giornata Mondiale del GattoTra febbraio e marzo: CarnevaleMartedì Grasso di Carnevale: Pancake dayPrimo venerdì di febbraio: Giornata dei Calzini SpaiatiGiornate Mondiali a Marzo08 Marzo: Giornata Internazionale 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calendario delle giornate mondiali è un’importante agenda che ci ricorda quanto sia fondamentale riflettere su una vasta gamma di temi che toccano la vita di tutti noi. Queste giornate offrono l’opportunità di agire, sensibilizzare e mobilitare la comunità globale su questioni di primaria importanza.Clicca per votare questo articolo!Maestra di Sostegno – Scuola Primaria

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