Intervista a Maria Di Razza

L’elogio della bellezza della matematica. Atalia Del Bene intervista Maria Di Razza, matematica, informatica e regista.

Maria Di Razza

Quando parliamo dell’estetica della matematica, del suo rigore e della sua bellezza possiamo fare ampiamente riferimento, così come scrive Giorgio Bagni, a un numero vasto di pensatori che nel definire la matematica come “La più alta categoria dell’intelletto immaginativo” (E. A. Poe) ci insegnano che “L’attenzione che i matematici hanno per le qualità estetiche della loro disciplina […] è notevole; da qui discende l’idea di molti matematici, anche contemporanei, che l’attività matematica e quella artistica siano in qualche misura molto simili, paragonabili. La creatività sarebbe il fattore che unisce Matematica e Arte, Arte e Scienza più in generale” (M. Emmer).

Questo perché “la matematica consente di esplorare il mondo intorno a noi in un modo che oltrepassa i nostri stessi sensi e perfino i nostri strumenti” (E. Bucci)

Ma se la matematica è indiscutibilmente tutto questo, quanto ha influenzato e ispirato romanzieri, poeti, registi che prima di ogni altra cosa sono matematici?

Ne parliamo in una intervista con Maria Di Razza matematica, informatica e regista, premiata con una menzione speciale nel 2014 ai Nastri d’Argento per il suo cortometraggio “Forbici” e numerose partecipazioni come finalista alla Mostra del cinema di Venezia.

– Lei ha studiato matematica alla Federico II di Napoli. Quale settore scientifico disciplinare l’appassionava di più e perché?

“Mia madre mi racconta che ero bambina quando già dicevo che da grande volevo fare la matematica e in effetti è

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