Da Gemini alle cloud TPU: ecco come Google vuole essere una “AI-first company”
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Allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View è in scena l’edizione 2024 dell’evento storicamente più importante per Google, vale a dire I/O, l’appuntamento con la sterminata comunità di sviluppatori che lavorano sulla galassia di applicazioni e di piattaforme del gigante californiano. A questo giro BigG ha dovuto fare i conti con gli annunci di OpenAI di due giorni fa, riguardanti il nuovo modello GPT-4o e la promessa, a firma di Mira Murati (la Chief Technology Officer della società finanziata con 12 miliardi di dollari da Microsoft), di un’intelligenza artificiale multimodale ancora più veloce, più fruibile e, soprattutto, disponibile per tutti gratuitamente. Scongiurato il “pericolo” del paventato botto relativo al motore di ricerca, il Ceo di Google e Alphabet, Sundar Pichai, e gli altri executive chiamati a prendere parola sul palco hanno puntato l’obiettivo sulle novità relative a Gemini e fatto dell’AI, com’era lecito aspettarsi, il leit motiv della fitta tornata di presentazioni.
Pichai: “un milione di tester per Gemini Advanced”
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La promessa lanciata anni fa dal Ceo (sempre in occasione dell’I/O) circa la migrazione di visione da “mobile first” ad “AI first” è stata più volte un tema di discussione, con Google “accusata” di essere in ritardo nell’applicazione di modelli linguistici di grandi dimensioni e di conseguenza non al passo con la concorrenza nel ripensare tutti i suoi prodotti (per una base utenti che sfiora i due miliardi a livello globale) nella logica dell’apprendimento automatico e della tecnologia generativa, rendendo quest’ultima ampiamente disponibile e facilmente accessibile. L’accelerata impressa dalla compagnia negli ultimi dodici mesi, con il rilascio dei modelli di base della famiglia Gemini e l’integrazione del chatbot nelle principali app di Google e a bordo dei telefonini Android (in sostituzione del vecchio Assistant) ha trovato nelle ultime ore una sorta di conferma, ridando sostanza all’idea di Pichai di trasformare Google in una “AI first” company. “Il nostro modello – ha spiegato il Ceo in un incontro riservato alla stampa – è stato costruito da zero per essere nativamente multimodale attraverso testo, immagini, video, codice e altro ancora. Lo considero un grande passo avanti nel trasformare qualsiasi input in qualsiasi output e da allora abbiamo apportato una serie di miglioramenti qualitativi in diverse aree come la traduzione, il ragionamento, la codifica e altro ancora, raggiungendo prestazioni all’avanguardia su tutti i benchmark”. Pichai è poi passato ai numeri confermando come siano oggi più di 1,5 milioni gli sviluppatori che utilizzano Gemini e come al “porting” di Gemini 1,5 pro alla versione Gemini Advanced (disponibile in 35 diverse lingue) abbiano partecipato oltre un milione di tester in soli tre mesi.
Più intelligenza per le app di Workspace
Il Ceo di Google ha quindi messo in evidenza quella che a suo dire è la trasformazione più entusiasmante resa possibile da Gemini, è cioè la ricerca. “Abbiamo risposto a miliardi di query – ha precisato in proposito Pichai – come parte della nostra esperienza generativa di search, comprese quelle più lunghe e complesse, e questa settimana lanceremo a tutti gli utenti degli Stati Uniti – e presto in vari altri Paesi – una nuova esperienza di ricerca completamente rinnovata con AI Overview, per cui ci aspettiamo di superare il miliardo di utenti entro la fine dell’anno”. L’obiettivo, insomma, è chiaro: giocare d’anticipo sulla concorrenza (leggi Open AI) e cambiare radicalmente il modo di trovare informazioni all’interno delle applicazioni, a cominciare da Google Foto, che dall’estate si arricchirà di una funzione a cui chiedere di mostrare i momenti più importanti relativi a uno dei contatti presenti in rubrica dcon un semplice comando. “Stiamo facendo grandi progressi verso il nostro obiettivo finale di un contesto infinito”, ha aggiunto ancora il Ceo, facendo chiaramente capire come la maggiore intelligenza portata in dote da Gemini mostrerà i propri effetti in tutti gli strumenti di Google Workspace, da Gmail a Meet. Sarà quindi più facile riassumere tutte i messaggi relativi a un determinato contatto in un chiaro riepilogo in background, identificare le e-mail più rilevanti o ancora ottenere un riepilogo dei punti chiave e delle azioni da intraprendere analizzando gli allegati. Gemini, inoltre, renderà molto più produttivi i modelli text to speech, generando una conversazione audio personalizzata e interattiva, alla quale si potrà anche partecipare, partendo da un selezionato dataset di materiali di partenza.
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