Contro la meritocrazia

La meritocrazia in tribunale. L’arringa dell’Intelligenza Artificiale contro un concetto ambiguo e fuorviante come quello di “merito”.

L’arringa dell’avvocato

Nelle more del completamento di un discorso sulla meritocrazia basato sui contributi di studiosi accreditati in campo internazionale, ho chiesto a una applicazione della Artificial Intelligence, You.com, di scrivere un’arringa accusatoria contro un concetto ambiguo e fuorviante  come quello di “merito”, termine entrato inopportunamente in Italia a far parte della denominazione del Ministero dell’Istruzione (inopportunamente perché si pone come segnale della subordinazione della cultura a discriminazioni meritocratiche a scapito dell’equità).

Riporto di seguito il testo dell’arringa elaborato dalla mia assistente digitale. “Onorevole giudice, membri della giuria,

mi trovo qui oggi per argomentare contro un principio tanto osannato, ma allo stesso tempo tanto controverso: la meritocrazia. La meritocrazia, in teoria, sembra essere un sistema equo e giusto in cui le persone vengono valutate e ricompensate in base al loro merito e alle loro capacità. Tuttavia, la realtà è molto diversa da questa idealizzazione. In primo luogo, la meritocrazia presume che tutti abbiano le stesse opportunità di partenza. Ma questa affermazione è lontana dalla realtà.

Viviamo in una società in cui l’accesso all’istruzione, alle risorse e alle opportunità è fortemente influenzato dallo status socio-economico di una persona. Le disuguaglianze di classe, di genere e di provenienza etnica creano barriere che impediscono a molte persone di accedere alle stesse opportunità degli altri. Quindi, come possiamo davvero parlare di meritocrazia quando il punto di partenza è così profondamente sbilanciato?

In secondo luogo, la meritocrazia premia

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