Ecco il taccuino digitale che ti aiuta a gestire le fonti con l’intelligenza artificiale
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Quando nell’estate dell’anno scorso sono venuto a conoscenza del progetto NotebookLM, per un attimo ho pensato che fosse tutto finito. Che il mio mestiere di giornalista e ricercatore fosse arrivato a un punto di svolta e non necessariamente positivo. Allora, il tool progettato da un team di esperti di Google Labs venne presentato come un tentativo di reimmaginare un software per prendere appunti, progettandolo da zero e partendo da un modello linguistico (da qui il nome LM).
Il primo pensiero automatico allora fu quello di una sorta di generatore di articoli: un giornalista mediocre ma veloce che sa tutto per sentito dire e dice sempre quanto di più verosimile ci si aspetti da lui. Quello che invece è stato presentato la settimana scorsa è qualcosa di più interessante. Dopo 12 mesi di lavoro, Google ha rilasciato uno strumento con un’intenzione più chiara, che è quella di aiutare gli utenti a sfruttare al meglio il proprio pensiero critico per generare contenuti inediti, sfruttando un’intelligenza artificiale personalizzata e basata su informazioni attendibili.
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Quello che ha “imparato” a fare è leggere il materiale a disposizione, creare nuovi collegamenti tra le informazioni per generare un contenuto partendo dalle note e dagli appunti caricati e da fonti informative complementari quali Google Slides, siti web, Google Docs, file di testo e in formato PDF (trascrizioni di interviste e documenti aziendali inclusi). Quindi legge di più e da più fonti. Poi la seconda novità è quella di individuare fra le fonti selezionate i contenuti più pertinenti e di facilitare di conseguenza la possibilità di verificare una risposta fornita dall’AI o di approfondire il testo originale.
Parliamo quindi di un’intelligenza artificiale basata sulle fonti, il che significa che l’AI utilizza le informazioni caricate dall’utente per rispondere alle sue domande. La promessa e la scommessa è ridurre le allucinazioni e le interpretazioni sbagliate collegando la risposta fornita direttamente alla fonte utilizzata, e quindi aggiungendo contesto. Le prime prove ci dicono che il fenomeno è più limitato ma non è affatto sparito. Serve sempre e comunque controllare bene quello che ci dice.
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