Insegnanti e nuovi scenari educativi

Il ruolo dell’insegnante all’interno dei nuovi scenari educativi

di Cettina Calì

Dagli anni novanta fino ad oggi, la scuola italiana è stata investita da profonde trasformazioni che  le hanno imposto la necessità di un ripensamento dei ruoli  dei suoi attori e delle funzioni necessarie per rispondere, attraverso un sostanziale rinnovamento dei suoi modelli pedagogici, alle nuove esigenze formative emergenti dal contesto della learning society. In questo nuovo  scenario emerge, in maniera inequivocabile, la sostanziale obsolescenza dei sistemi tradizionali di educazione e di istruzione che si discostano dai reali bisogni educativi della società e dai complessi bisogni formativi che in essa si generano e si alimenta un’ampia e profonda discussione sul nuovo  ruolo richiesto agli insegnanti, per il miglioramento della qualità della scuola e per rispondere alle rinnovate esigenze della società. L’insegnante passa da un profilo di “personale esecutivo” ad un profilo di “personale professionista”. “Il docente è un professionista colto perché gli compete un rapporto forte e continuo con i saperi disciplinari, con la loro evoluzione, con la loro traduzione in discipline scolastiche. Di ogni disciplina dovrà compiere una lettura “bruneriana”, in grado di coglierne il valore formativo, di promozione di linguaggi, di metodi, di conoscenze. E’ un tecnico, perché deve padroneggiare le tecniche della trasmissione culturale, della comunicazione, della relazione educativa; competenze che vanno dalla gestione del clima della classe all’uso dei materiali didattici, al sostegno attivo dell’apprendimento degli allievi. E’ un creativo, perché è invitato a combinare in maniera originale ed espressiva le diverse variabili della situazione educativa. L’insegnante non è un istruttore. Una buona comunicazione con l’allievo è una risorsa decisiva: un bravo insegnante è in grado di imparare dagli allievi, di “adattare” alle loro caratteristiche le proprie strategie comunicative. In definitiva è un professionista riflessivo, perché ha l’obbligo di scrutare sotto la scorza del curricolo esplicito, per capire come il “contesto” interagisce sulla formazione culturale e quindi cognitiva dei bambini e dei ragazzi. Ma in questo curricolo “implicito” un posto rilevante assumono le dinamiche relazionali ed affettive profonde, i conflitti, le emozioni, le fantasie. Si tratta dunque di un profilo assai impegnativo della professionalità docente, che richiama specifiche conoscenze, competenze, attitudini e che richiede scelte coerenti sul piano contrattuale, retributivo e un decente sistema di aggiornamento.” (Giancarlo Cerini) 

La professionalità dell’insegnante, pertanto, richiede un insieme diversificato di saperi professionali,  di schemi d’azione e di attitudini che vanno ben oltre l’insegnamento del “saper leggere, scrivere e far di conto”  e che divengono le base su cui innestare progressivamente ulteriori nozioni e informazioni che servono a preparare gli allievi ad affrontare globalmente le forme e i livelli di esperienza nella vita fuori dalla scuola e, piu in generale, nella vita adulta.

Il docente diventa il regista, la guida, il facilitatore e il catalizzatore dei processi di apprendimento che si sviluppano nell’ambiente formativo, individua le strategie più idonee per superare  la distanza tra il contenuto culturale e il soggetto che apprende, tra la struttura delle discipline e la mente degli allievi.

Conosce a fondo la materia che insegna,  connette le nuove conoscenze proposte agli alunni alle loro conoscenze precedenti e alla loro esperienza, facilita l’acquisizione di metodi e tecniche personali di studio,  valuta gli alunni in modo valido e affidabile, indicando chiaramente ai discenti le mete da raggiungere e creando un clima di collaborazione all’interno delle classi.

Durante l’intera carriera lavorativa, il docente  non può considerare l’insegnamento alla stregua di un contenitore statico, immutabile, ma un processo dinamico in continua evoluzione e costruzione grazie alle negoziazioni intersoggettive che si generano.

Per gli alunni osservare insegnanti animati dal desiderio e dall’esigenza di aggiornarsi e di condividere il proprio bagaglio di conoscenze, competenze ed esperienze, è già un insegnamento in sé.  Gli  alunni, oggi, lavorano sui pc, sugli smartphone, con l’intelligenza artificiale grazie ad algoritmi sempre più potenti ed accessibili  e crescono in  tutto un contesto di apprendimento, anche informale, di cui dobbiamo tenere conto e con il quale ci dobbiamo misurare. Viene, pertanto, più che mai richiesto agli insegnanti di capire come sfruttare le enormi potenzialità per creare una didattica innovativa e coinvolgente per gli studenti che non sia il frutto di un’improvvisazione casuale.

 “Un docente competente non è un tecnico che applica curricoli pensati da altri ma è un ricercatore che interroga l’esperienza a partire da teorie apprese e cerca per ogni situazione di realizzare il migliore ambiente di apprendimento possibile. I grandi maestri, quelli che hanno costituito il riferimento per molti giovani docenti, sono quelli che hanno concepito l’essere in classe con gli alunni come responsabilità a cercare le migliori strategie possibili e a questo scopo hanno interpretato il loro ruolo in termini di una continua ricerca. Dal punto di vista degli insegnanti assumere un atteggiamento di ricerca nel proprio lavoro e adottarne i metodi significa quindi porsi con maggior consapevolezza di fronte alla propria pratica, sviluppando così responsabilità e autonomia.”

L’insegnante è anche colui che si  autovaluta costantemente attraverso il lavoro collegiale, la contaminazione, la condivisione. Il lavoro dell’insegnante non si svolge soltanto all’interno delle proprie classi, ma nei dipartimenti, all’interno degli organi collegiali…

Il costante aggiornamento delle competenze e del bagaglio delle conoscenze professionali  è il concetto che sta  alla base del Lifelong Learning.

Lo stesso CCNL vigente stabilisce che lo sviluppo professionale continuo costituisce un diritto e un dovere professionale dei docenti, in quanto contribuisce allo sviluppo della loro vita professionale e alla crescita dell’intera comunità educante.

Ogni scuola definisce e organizza le attività di formazione in servizio  in coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa, con il Rapporto di autovalutazione e con il piano di miglioramento, sulla base delle priorità indicate annualmente dal MIM, anche mediante accordi di rete con altre scuole del territorio.

La formazione non deve essere più vista solo come attività obbligatoria da svolgere come compito puramente passivo, ma serve per sostenere lo sviluppo di una scuola migliore e  deve fare  leva sulle reali motivazioni di base dei docenti e sulla voglia di crescita finalizzata ad acquisire nuove competenze spendibili in maniera pratica ed efficiente nei percorsi di insegnamento e di crescita professionale.

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