La Storia dell’Esame di Maturità in Italia
Dal 1923 a Oggi: La Storia dell’Esame di Maturità in Italia
di Bruno Lorenzo Castrovinci
Esame di maturità, momento di passaggio da un ciclo all’altro, come lo era un tempo quello dalla scuola elementare, oggi primaria, alla scuola secondaria di primo grado, e come continua ad essere anche l’esame del primo ciclo che di fatto rappresenta il primo approccio per gli studenti all’esame.
Molte critiche sull’esame di stato oggi, chi lo vorrebbe eliminare, considerandolo superfluo, per la crescita degli studenti, una prassi anacronistica, in uno stato che si ostina a mantenere il valore legale dei titoli di studio.
Ma questo è solo un aspetto dell’importanza dell’esame di maturità, come di quello del primo ciclo, che va oltre la mera misurazione, verifica, valutazione e riconoscimento di competenza, anche se non possiamo parlare di una certificazione vera e propria in quanto sussistono ancora membri interni all’interno delle singole commissioni.
L’esame rappresenta la prima tappa, dopo il primo approccio con l’esperienza dell’esame del primo ciclo, dove gli insegnanti delle classi accompagnano per mano i ragazzi in questa esperienza, emotivamente complessa, difficile per certi versi, nuova, il primo passo per diventare grandi, per assaporare il domani quando colloqui, prove e esami universitari segneranno il passo, cadenzando il temo della loro giovinezza, il più bello in assoluto nel vissuto di ognuno di noi.
L’esame di maturità, fine di un ciclo, momento di separazione, dalla scuola, dai miei compagni, dai docenti che si sono avvicendati fino alla fine, a volte punti di riferimento e ascolto indispensabili nella fase difficile di crescita con tutte le difficoltà che la vita pone ogni giorno davanti.
Da piccoli a grandi, cinque anni di crescita, fisica, emotiva, un lungo percorso per diventare maturi, uomini e donne pronti ad affacciarsi alla vita ad essere indipendenti, autonomi, a determinarsi e rideterminarsi ogni giorno, ognuno sulla strada del proprio destino.
Esame di maturità, come rito di passaggio quindi, ma anche momento di sintesi e valutazione di un percorso svolto, e in sestesso, prova, esperienza, necessaria, per acquisire quelle competenze che mi consentiranno domani a sostenere e saper gestire una prova concorsuale per l’accesso al mondo del lavoro o a quello accademico e per sostenere gli esami universitari.
Le Radici dell’Esame: La Riforma Gentile
La riforma scolastica del 1923, promossa da Giovanni Gentile, ha segnato una svolta cruciale nella storia dell’educazione italiana. Gentile, influenzato dalla filosofia idealista e dalla concezione elitista dell’educazione, ha creato un sistema che mirava a formare una classe dirigente altamente istruita e culturalmente preparata. L’esame di maturità, introdotto con questa riforma, era caratterizzato da una rigorosa selezione basata su un curriculum classico che includeva materie come latino, greco, filosofia, matematica e storia. La difficoltà e la profondità delle prove riflettevano l’intento di distinguere gli studenti più brillanti e prepararli per l’accesso alle migliori università italiane.
Il Dopoguerra: Democratizzazione e Inclusività
Nel secondo dopoguerra, l’Italia si trovò a dover ricostruire non solo le sue infrastrutture fisiche, ma anche quelle sociali ededucative. Le riforme degli anni ’60 furono influenzate dai principi di democratizzazione e inclusività. La riforma del 1969, in particolare, estese l’esame di maturità a tutti i tipi di scuole secondarie superiori, riconoscendo l’importanza di diverse forme di istruzione e non solo quella classica. Questo periodo vide anche l’introduzione di nuove materie e l’adeguamento delle prove d’esame ai vari indirizzi di studio, rendendo l’esame più equo e accessibile a una platea più vasta di studenti.
La Riforma Berlinguer e le Sfide degli Anni ’90
La riforma Berlinguer del 1997 rappresentò un momento di grande trasformazione per il sistema educativo italiano. Luigi Berlinguer, allora ministro dell’Istruzione, introdusse novità significative per modernizzare e rendere più equo l’esame di maturità. La riforma stabilì che l’esame fosse costituito da tre prove scritte e un colloquio orale, e reintrodusse i commissari esterni per garantire una maggiore imparzialità nella valutazione. Le prime due prove scritte, una di italiano e una specifica per ciascun indirizzo di studio, venivano predisposte a livello nazionale, mentre la terza prova, multidisciplinare, era elaborata dalle singole commissioni. Questa struttura cercava di bilanciare un controllo centrale con una certa flessibilità locale, garantendo al contempo un livello di standardizzazione nelle valutazioni.
L’Impatto della Digitalizzazione
Con l’avvento del nuovo millennio, la digitalizzazione ha iniziato a influenzare anche il mondo dell’istruzione. L’introduzione delle tecnologie digitali nelle scuole ha portato a cambiamenti significativi, non solo nel modo in cui si insegnava e si apprendeva, ma anche nelle modalità di svolgimento dell’esame di maturità. La digitalizzazione ha permesso una migliore gestione delle prove e una maggiore trasparenza nel processo di valutazione. Inoltre, ha facilitato l’accesso a risorse educative per studenti e insegnanti, migliorando la preparazione degli studenti per l’esame.
“L’Esame di Maturità: Dal D.P.R. 122/2009 al D.lgs. 62/2017 – Le Trasformazioni Post ‘Buona Scuola’ di Renzi”
L’esame di maturità è un momento cruciale nel percorso educativo degli studenti italiani e, come tale, è stato oggetto di numerose riforme normative che hanno cercato di adattarlo alle esigenze di una società in continua evoluzione. Tra queste riforme, un periodo particolarmente significativo è quello compreso tra il Decreto del Presidente della Repubblica 122/2009 e il Decreto Legislativo 62/2017, figlio della riforma conosciuta come “Buona Scuola” promossa e realizzata dal governo Renzi. Questo periodo ha visto cambiamenti importanti nell’organizzazione e nella struttura dell’esame, mirati a rendere il sistema educativo più moderno, inclusivo ed efficace.
Il Decreto del Presidente della Repubblica 122/2009, emanato durante il governo Berlusconi, introdusse modifiche sostanziali nella valutazione degli studenti. Tra le novità più rilevanti vi era l’introduzione del voto in condotta, che influiva sulla promozione degli studenti e sulla loro ammissione all’esame di maturità. Il comportamento scolastico divenne, quindi, un parametro di valutazione ufficiale, riflettendo l’importanza attribuita alla formazione del carattere e al rispetto delle regole oltre che alle competenze accademiche. Questo decreto prevedeva anche che gli studenti dovessero conseguire almeno la sufficienza in tutte le materie per poter essere ammessi all’esame finale, alzando l’asticella delle aspettative scolastiche e comportamentali.
Con il passare degli anni e con l’alternarsi dei governi, si avvertì la necessità di ulteriori riforme. La riforma “Buona Scuola”, introdotta con la Legge 107/2015 dal governo Renzi, segnò un punto di svolta nel tentativo di modernizzare il sistema educativo italiano. Questa riforma non solo toccò vari aspetti dell’istruzione, ma introdusse anche significativi cambiamenti all’esame di maturità. Uno degli obiettivi principali era quello di rendere il sistema educativo più dinamico e in grado di rispondere alle sfide del XXI secolo. La “Buona Scuola” mirava a migliorare la qualità dell’insegnamento, potenziando l’autonomia scolastica e introducendo l’alternanza scuola-lavoro come parte integrante del curriculum scolastico. Gli studenti, durante il loro percorso di studi, dovevano completare un certo numero di ore di esperienza lavorativa, il che aveva anche un impatto diretto sulla loro preparazione all’esame di maturità.
Il Decreto Legislativo 62/2017, emanato in attuazione della “Buona Scuola”, introdusse ulteriori novità nell’esame di maturità. Una delle modifiche più significative fu la riduzione del numero delle prove scritte da tre a due. Questo cambiamento mirava a semplificare l’esame e a renderlo più focalizzato sulle competenze fondamentali degli studenti. La prima prova scritta, di italiano, restava invariata, mentre la seconda prova diventava specifica per ciascun indirizzo di studio. La terza prova scritta, che in passato era multidisciplinare e formulata dalle commissioni interne, venne eliminata, riducendo così il carico di lavoro per gli studenti e cercando di rendere la valutazione più oggettiva e standardizzata.
Il colloquio orale fu anch’esso rinnovato. Vennero introdotte le cosiddette “buste”, che contenevano materiali di partenza per il colloquio orale, con l’obiettivo di rendere questa parte dell’esame più dinamica e meno prevedibile. Gli studenti dovevano dimostrare non solo le loro conoscenze, ma anche la capacità di collegare concetti diversi e di ragionare criticamente. Inoltre, l’esame di maturità post-2017 attribuiva maggiore importanza al percorso scolastico complessivo degli studenti, con un maggior peso dato ai crediti scolastici accumulati durante gli ultimi tre anni di scuola superiore. Questo cambiamento era inteso a valorizzare la costanza e l’impegno degli studenti nel lungo periodo, piuttosto che concentrarsi solo sulla performance finale.
La riforma “Buona Scuola” e le modifiche apportate dal Decreto Legislativo 62/2017 riflettevano un cambiamento di paradigma nell’istruzione italiana, puntando a un approccio più olistico e moderno. Tuttavia, come per tutte le riforme, vi furono anche critiche e difficoltà di attuazione. Alcuni critici sostenevano che le nuove norme potevano mettere sotto pressione gli studenti e gli insegnanti, mentre altri ritenevano che la riduzione delle prove potesse ridurre la profondità della valutazione. Nonostante le critiche, queste riforme rappresentarono un tentativo significativo di allineare l’istruzione italiana con le migliori pratiche internazionali e di preparare meglio gli studenti alle sfide future.
In conclusione, il periodo compreso tra l’emanazione del DPR 122/2009 e il D.lgs. 62/2017, attuativo della “Buona Scuola” di Renzi, rappresenta un’era di cambiamenti significativi per l’esame di maturità in Italia. Queste riforme hanno cercato di modernizzare il sistema educativo, rendendolo più inclusivo e adatto a preparare gli studenti per il mondo contemporaneo. Guardando al futuro, sarà fondamentale continuare a monitorare e adattare queste politiche per garantire che l’istruzione italiana possa affrontare efficacemente le sfide del XXI secolo.
“La Riforma Bussetti: Una Nuova Era per l’Esame di Stato”
La riforma Bussetti, introdotta nel 2019, pur mantenendo alcune delle innovazioni del Decreto 62/2017, apportò ulteriori modifiche con l’intento di semplificare l’esame e renderlo più aderente alle esigenze degli studenti e del mondo del lavoro. Una delle principali differenze rispetto alla riforma precedente riguarda la struttura del colloquio orale. Sebbene le “buste” siano state mantenute, il contenuto delle stesse venne ridefinito per rendere l’esame meno imprevedibile e più focalizzato sulle reali competenze degli studenti. Il colloquio includeva, inoltre, una riflessione critica sulle esperienze di alternanza scuola-lavoro, ma con una maggiore flessibilità nell’interpretazione e presentazione di queste esperienze. Bussetti reintrodusse anche la valutazione delle competenze acquisite nelle discipline di Cittadinanza e Costituzione durante il colloquio, sottolineando l’importanza dell’educazione civica nel percorso formativo degli studenti.
Un’altra differenza significativa riguarda la seconda prova scritta. Mentre il Decreto legislativo 62/2017 aveva introdotto una prova specifica per ciascun indirizzo di studio, la riforma Bussetti aggiunse ulteriori specificità a questa prova, combinando materie diverse all’interno della stessa prova per alcuni indirizzi. Ad esempio, per il liceo scientifico, la seconda prova poteva includere sia matematica che fisica, valutando le competenze integrate degli studenti in queste discipline. Questo approccio mirava a riflettere meglio la complessità e l’interdisciplinarità delle conoscenze richieste nel mondo moderno.
La riforma Bussetti, inoltre, semplificò alcuni aspetti amministrativi e organizzativi dell’esame, migliorando la trasparenza nella nomina dei commissari e definendo più chiaramente i criteri di valutazione. Questo contribuì a rendere l’esame di maturità più equo e omogeneo su tutto il territorio nazionale.
In sintesi, mentre il Decreto Legislativo 62/2017 introdusse una serie di innovazioni mirate a modernizzare l’esame di Stato e a valorizzare il percorso scolastico complessivo degli studenti, la riforma Bussetti del 2019 apportò ulteriori modifiche per semplificare l’esame e renderlo più aderente alle esigenze del mondo contemporaneo. Le principali differenze tra le due riforme riguardano la struttura e il contenuto del colloquio orale, la specificità delle prove scritte e le modalità di valutazione delle competenze degli studenti. Entrambe le riforme rappresentano tentativi significativi di migliorare il sistema educativo italiano, rispondendo alle sfide di una società in continua evoluzione e preparando meglio gli studenti per il futuro.
La Pandemia da COVID-19 e l’Esame di Maturità
L’emergenza sanitaria globale causata dalla pandemia di COVID-19 ha imposto cambiamenti drastici e improvvisi al sistema educativo. Nel 2020 e nel 2021, l’esame di maturità è stato adattato alle circostanze eccezionali, con la riduzione delle prove a un solo colloquio orale, svolto in presenza ma con misure di sicurezza straordinarie. Questo adattamento ha aperto un dibattito sulla necessità di rendere il sistema di valutazione più flessibile e resiliente di fronte a situazioni di crisi. Inoltre, ha evidenziato l’importanza di investire nelle infrastrutture digitali per garantire la continuità didattica e la possibilità di svolgere esami in modalità a distanza, se necessario.
Conclusione
L’esame di maturità in Italia ha attraversato numerose fasi di cambiamento, adattandosi ai mutamenti della società e rispondendo alle diverse esigenze educative nel corso dei decenni. Da strumento di selezione elitario a sistema di valutazione inclusivo, l’esame di maturità continua a rappresentare un momento cruciale nella vita degli studenti italiani. Guardando al futuro, è fondamentale che le istituzioni continuino a innovare e migliorare questo importante rito di passaggio, garantendo che possa rispondere efficacemente alle sfide di un mondo in continua evoluzione.
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