Le tre studentesse che protestano
Promuovere o bocciare chi “all’orale fa scena muta”? L’interrogativo, molto generale, è stato posto dal comportamento di tre studentesse di Venezia che però pare avere a suo fondamento sentimenti di protesta non banali.
“Maxima debetur puero reverentia” (Decimo Giunio Giovenale)
Image Creator Ragazze mute
Parte prima La vicenda
La cronaca dell’evento è nota. Nel 2024 tre candidate italiane all’Esame di Stato conclusivo dei corsi di studio secondario superiore, detto anche esame di maturità, indirizzo classico, si sono rifiutate per protesta di sottoporsi alla prova orale. Motivo del provocatorio comportamento: avere ricevuto la valutazione di tre decimi alla prova scritta di greco. Nonostante la plateale e inedita contestazione, le tre, tre come il voto in greco scritto, sono state promosse, perché in base alle vigenti regole avevano già accumulato un punteggio tale da garantire loro il raggiungimento di almeno sessanta punti su cento, il minimo per ottenere la promozione.
Protestare in sede di esame orale
Sul quotidiano la Repubblica del 30 giugno Francesco Merlo, atteggiandosi come suo costume a depositario di ogni sapere, ha sentenziato che “chi all’orale fa scena muta dovrebbe essere bocciato, anche se ha buone ragioni per protestare e un bottino di crediti di salvataggio”. Il giornalista in questo caso usa impropriamente l’espressione “chi all’orale fa scena muta”: infatti, una cosa è fare scena muta perché non si sa rispondere alle domande, un’altra è esprimere contrarietà e dissenso rispetto a una vera o presunta ingiustizia leggendo al riguardo un documento di protesta, quindi parlando e non tacendo. Si