Sulla prova scritta di matematica della maturità
Osservazioni di una presidente di commissione sulla seconda prova scritta della maturità scientifica e necessità di rivedere i QdR.
Gli Esami di Stato della sessione ordinaria sono iniziati il 19 giugno e sono ormai avviati alle fasi conclusive.
Su questi esami vorrei fare qui una riflessione dal momento che li sto vivendo sia come Presidente di Commissione in un liceo scientifico, sia come docente dei miei studenti di quinta.
Mentre la prima prova di Italiano non ha creato alcun problema ma, a detta di molti, tra docenti e studenti, era costituita da tracce interessanti e accessibili, la prova di Matematica ha creato un po’ di malcontento. Secondo un gran numero di docenti era molto impegnativa per uno studente medio: a loro parere la prova era indirizzata solo alle eccellenze, quando invece tutti gli studenti dovevano essere messi nella condizione di poter affrontare questa prova almeno sufficientemente.
Per chi legge il testo della prova, una cosa salta subito agli occhi, e cioè, che essa verte, com’è giusto che sia, su argomenti che spaziano nei cinque anni di liceo; del resto la matematica non è a compartimenti stagni, ma le conoscenze si acquisiscono passo dopo passo in un discorso consequenziale lungo tutto l’arco del quinquennio.
Nei quesiti troviamo infatti tutti argomenti dei QdR che si sarebbero dovuti più o meno approfondire in classe, e, in particolare, nei quesiti 1 e 8 troviamo la geometria euclidea, nel secondo la distribuzione binomiale, nel terzo la geometria analitica nello spazio, nel quarto l’applicazione del teorema
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