Una nuova mappa interattiva mostra come sara’ il clima della vostra citta’ tra 60 anni

Il cambiamento climatico sta ridefinendo i fenomeni atmosferici del nostro pianeta, con tempeste estreme, inondazioni, incendi, siccità, ondate di freddo e caldo che ci colpiscono con maggiore frequenza e intensità. Secondo le previsioni, entro la fine di questo secolo più della metà del nostro pianeta si sposterà verso nuove zone climatiche. Ora, una nuova mappa interattiva, The Future Urban Climates, vi consente di esplorare come sarà influenzato il clima della vostra città nei prossimi 60 anni.

Utilizzando i dati del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), l’ecologo spaziale Matthew Fitzpatrick dell’Università del Maryland ha creato questa mappa che confronta 40.581 luoghi in tutto il mondo con località vicine che attualmente sperimentano il clima futuro previsto del 2080.

Fitzpatrick spiega: “Tra 50 anni, le città dell’emisfero settentrionale assomiglieranno molto di più alle città del sud”. In termini di clima, tutto si sta spostando verso l’equatore.

Un confronto tra scenari ad alte e basse emissioni per New York mostra un netto contrasto: in uno scenario ad alte emissioni, la città si riscalderà in modo significativo, mentre lo scenario a basse emissioni offre un futuro meno estremo ma comunque più caldo di oggi.

Uno studio del 2015 ha rilevato che quasi il 6% della superficie terrestre si era già spostata verso climi più caldi e secchi entro il 2010, rispetto al 1950. I cambiamenti più estesi sono stati osservati in Nord America, Europa e Oceania. La nuova mappa rivela come questa tendenza continuerà fino al 2080 e cosa accadrà in uno scenario a basse emissioni se riusciamo a cambiare la nostra traiettoria.

Con un riscaldamento previsto di 6°C, Washington, DC, oggi sembrerà il nord della Louisiana.

Più ci avviciniamo all’equatore, meno condizioni climatiche adatte ci saranno per luoghi come l’America centrale, la Florida meridionale e l’Africa settentrionale. 

Circa il 40% della popolazione mondiale vive in queste regioni equatoriali, il che significa che più di 3,3 miliardi di persone sono interessate a vivere in condizioni meteorologiche più estreme rispetto a qualsiasi altro luogo abitato oggi. Alcuni ricercatori temono che parti dei tropici potrebbero diventare inabitabili a causa del caldo e dell’umidità estremi.

Con temperature che superano gli estremi previsti lo scorso anno e nessun segnale che i governi e le industrie stiano intraprendendo azioni significative per ridurre le emissioni di combustibili fossili, è sempre più probabile che ci troveremo ad affrontare gli scenari più estremi delineati sulla mappa.

Fitzpatrick spera che questa mappa “continuerà a promuovere il confronto sul cambiamento climatico” e aiuterà a comprendere meglio l’entità degli impatti e le ragioni per cui gli scienziati sono così preoccupati.

Puoi cercare la tua città e ossservare come cambierà il tempo utilizzando la mappa interattiva qui.

Nella simulazione riguardante il mio paese, le estati saranno mediamente più calde di 6,8° con le attuali emissioni. Se si riducessero significativamente le emissioni, l’aumento sarebbe di poco più di 2°.

 

 

 

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Giornata internazionale dell’educazione

Giornata internazionale dell’educazione

UNICEF/nuovo studio: 242 milioni di bambini in 85 Paesi non hanno potuto frequentare la scuola a causa delle crisi climatiche nel 2024.

Piogge torrenziali e inondazioni hanno colpito l’Italia a settembre interrompendo le lezioni per oltre 900.000 studenti.

 Le ondate di calore sono state il rischio climatico principale che ha fatto chiudere le scuole lo scorso anno, con oltre 118 milioni di studenti colpiti nel solo mese di aprile.

 L’anno scorso, nel mondo, il maltempo ha tenuto fuori dalle classi 1 studente su 7.

 L’Asia meridionale è stata la regione più colpita al mondo, con 128 milioni di studenti che hanno dovuto affrontare interruzioni scolastiche legate al clima.

24 gennaio 2025 – Secondo una nuova analisi dell’UNICEF, almeno 242 milioni di studenti in 85 paesi hanno subito interruzioni dell’istruzione a causa di eventi climatici estremi, tra cui ondate di calore, cicloni tropicali, tempeste, inondazioni e siccità nel 2024, aggravando una crisi dell’apprendimento già esistente.

Per la prima volta, lo studio Learning Interrupted: Global Snapshot of Climate-Related School Disruptions in 2024 – pubblicato in occasione della Giornata internazionale dell’educazione – esamina i rischi climatici che hanno provocato la chiusura delle scuole o significanti interruzioni dell’apprendimento e il conseguente impatto sui bambini dalla scuola materna alla secondaria superiore.

Le ondate di calore sono state il rischio climatico principale che ha fatto chiudere le scuole lo scorso anno, con oltre 118 milioni di studenti colpiti nel solo mese di aprile, secondo i dati. InBangladesh e nelle Filippine si sono verificate ampie chiusure di scuole ad aprile, mentre laCambogia ha accorciato la giornata scolastica di due ore. A maggio, le temperature hanno raggiunto i 47 gradi centigradi in alcune zone dell’Asia meridionale, mettendo i bambini a rischio disidratazione e colpi di calore.

L’analisi mostra che quasi il 74% degli studenti colpiti lo scorso anno si trovava in paesi a basso e medio reddito, ma nessuna regione è stata risparmiata. Piogge torrenziali e inondazioni hanno colpito l’Italia a settembre interrompendo le lezioni per oltre 900.000 studenti, e la Spagna a ottobre bloccando le lezioni per 13.000 bambini.

“I bambini sono più vulnerabili agli impatti delle crisi legate alle condizioni meteorologiche, tra cui ondate di calore, tempeste, siccità e inondazioni più forti e più frequenti” ha dichiarato Catherine Russell, Direttrice generale dell’UNICEF. “I corpi dei bambini sono particolarmente vulnerabili. Si riscaldano più velocemente, hanno un tasso di traspirazione minore e si raffreddano più lentamente degli adulti. I bambini non riescono a concentrarsi in aule che non offrono tregua dal caldo torrido e non possono raggiungere la scuola se la strada è allagata o se le scuole sono state spazzate via. L’anno scorso, il maltempo ha tenuto fuori dalle classi uno studente su sette, minacciando la loro salute e la loro sicurezza e incidendo sulla loro formazione a lungo termine”.

Alcuni paesi hanno registrato molteplici rischi climatici. Ad esempio, in Afghanistan, gravi inondazioni hanno danneggiato o distrutto oltre 110 scuole, interrompendo l’istruzione per migliaia di studenti nel mese di maggio.

Nel frattempo, le perturbazioni climatiche più frequenti si sono verificate a settembre, all’inizio dell’anno scolastico in molte parti del mondo. Almeno 16 Paesi hanno sospeso le lezioni in questo importante momento accademico a causa di eventi meteorologici estremi, come il tifone Yagi che ha colpito 16 milioni di bambini in Asia orientale e nel Pacifico.

Secondo l’analisi, l’Asia meridionale è stata la regione più colpita al mondo, con 128 milioni di studenti che hanno dovuto affrontare interruzioni scolastiche legate al clima, mentre in Asia orientale sono 50 milioni gli studenti colpiti.  El Niño ha continuato ad avere un impatto devastante sull’Africa, con frequenti piogge abbondanti e inondazioni in Africa orientale e grave siccità in alcune parti dell’Africa meridionale

L’aumento delle temperature, le tempeste, le inondazioni e altri rischi climatici possono danneggiare le infrastrutture e le forniture scolastiche, ostacolare il tragitto verso la scuola, creare condizioni di apprendimento non sicure e influire sulla concentrazione, sulla memoria e sulla salute fisica e mentale degli studenti.

In contesti fragili, la chiusura prolungata delle scuole rende meno probabile il ritorno in classe degli studenti e li espone a un rischio maggiore di matrimonio infantile e lavoro minorile. I dati dimostrano che le ragazze sono spesso colpite in modo sproporzionato, con maggiori rischi di abbandono scolastico e di violenza di genere durante e dopo i disastri.

A livello globale, i sistemi educativi stanno già deludendo milioni di bambini: la mancanza di insegnanti qualificati, le classi sovraffollate e le diffuse differenze nella qualità e nell’accesso all’istruzione, ad esempio, hanno da tempo creato una crisi dell’apprendimento che i rischi climatici stanno ora esacerbando.   

Il rapporto rileva anche che le scuole e i sistemi educativi sono in gran parte mal equipaggiati per proteggere gli studenti da questi impatti e gli investimenti finanziari incentrati sul clima nel settore dell’istruzione rimangono sorprendentemente bassi. 

L’UNICEF collabora con i Governi e i partner per sostenere la modifica e la costruzione di aule resistenti al clima per proteggere i bambini dalle intemperie. In Mozambico, ad esempio, i bambini sono ripetutamente colpiti dai cicloni: solo negli ultimi due mesi il paese è stato colpito dal ciclone Chido e dal ciclone Dikeledi, che hanno colpito 150.000 studenti. In risposta a questi eventi meteorologici estremi l’UNICEF ha sostenuto la costruzione di oltre 1.150 aule resistenti al clima in quasi 230 scuole nel paese.

A novembre, nel suo rapporto su La Condizione dell’infanzia nel mondo, l’UNICEF ha avvertito che si prevede che le crisi climatiche diventeranno più diffuse tra il 2050 e il 2059, con un numero di bambini esposti a ondate di calore estreme otto volte superiore e tre volte superiore a quelli esposti a inondazioni fluviali estreme rispetto agli anni 2000.

L’UNICEF chiede ai leader mondiali e al settore privato di agire con urgenza per proteggere i bambini dai crescenti impatti climatici:

·       Garantire che i piani nazionali per il clima – compresi i Contributi Determinati a livello nazionale e i Piani Nazionali di Adattamento – rafforzino i servizi sociali essenziali per l’infanzia, come l’istruzione, per renderli più adatti dal punto di vista climatico e resistenti alle catastrofi, e contengano impegni adeguati alla riduzione delle emissioni, al fine di prevenire i peggiori impatti dei cambiamenti climatici.

       Investire in strutture scolastiche resilienti alle catastrofi e intelligenti dal punto di vista climatico per un apprendimento più sicuro.

      Accelerare i finanziamenti per migliorare la resilienza al clima nel settore dell’istruzione, investendo anche in soluzioni collaudate e promettenti.

      Integrare esplicitamente l’educazione al cambiamento climatico e gli impegni di risposta ai bambini in tutti i settori.

“L’istruzione è uno dei servizi più frequentemente interrotti a causa dei rischi climatici, eppure viene spesso trascurata nelle discussioni politiche, nonostante il suo ruolo nella preparazione dei bambini all’adattamento al clima”, ha dichiarato Russell. “Il futuro dei bambini deve essere in primo piano in tutti i piani e le azioni per il clima”. 

FOTO/VIDEO: https://weshare.unicef.org/Package/2AM408CK9ZAU

LEGGI IL REPORT (in inglese):

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