Licenziato il docente vincitore di concorso
Un caso di disconoscimento del tanto proclamato merito capovolto in demerito. Licenziato il docente vincitore di concorso.
La giustizia ingiusta
“Summum ius, summa iniuria”: Marco Tullio Cicerone nel trattato De officiis riporta questa espressione come passata in proverbio. “Ius summum saepe summa est malitia”: in questa forma Publio Terenzio Afro nella commedia Heautontimoroumenos aveva espresso prima di lui il medesimo concetto. Quanto accaduto in danno del Professore Ruggero Lorenzin, e anche della scuola, può apparire allo sguardo dell’opinione pubblica in base sia alla teoria giuridica che alla saggezza pratica degli antichi romani come somma ingiustizia e sommo male, derivanti da una normativa rigorosamente applicata senza tener conto della particolarità della fattispecie.
La parola “merito” inserita nell’attuale denominazione del Ministero dell’Istruzione dovrebbe riguardare tutti i soggetti operanti nel contesto scolastico, quindi anche i docenti, nei cui confronti si proclama di dover applicare criteri meritocratici: orbene, nel caso del nostro Professore la parola “merito” è stata capovolta in “demerito”.
La fattispecie pretermessa
Su Il Giornale di Vicenza online in data 23 luglio 2024 un articolo di Diego Neri reca il titolo “Ha il dottorato, non l’abilitazione. Prof licenziato dopo 6 anni” sottotitolato “L’insegnante di musica alle medie aveva vinto il concorso per essere immesso in ruolo, ma per i giudici non basta”. L’articolista riporta i dati essenziali del curriculum del Professore Ruggero Lorenzin: dottore di ricerca nella carriera universitaria, vincitore di concorso a cattedre per la scuola secondaria di primo e secondo grado, assunto con un
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