L’importanza delle lunule

Sull’equivalenza tra figure a contorno rettilineo con quelle a contorno curvilineo. L’importanza delle lunule e il genio di Leonardo da Vinci.

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Sone state molte le sfide che la geometria ha dovuto affrontare una volta diventata razionale con lo stabilire il punto senza dimensioni, le linee e il piano senza spessore.

Una di queste è stata quella di poter stabilire l’ equivalenza tra figure rettilinee con quelle curvilinee. Famosa a questo proposito è stata la “quadratura del cerchio” che consiste nel poter costruire con la sola possibilità di tracciare rette e circonferenze, un quadrato equivalente ad un cerchio assegnato o viceversa. Si tratta di uno dei famosi problemi della matematica greca che si dimostrerà nel seguito (1882, teorema di Lindemann) impossibile.

Questa impossibilità avvalorava l’intuizione di molti matematici circa l’impossibilità di poter porre in equivalenza figure di contorno così diverso. Cartesio, ad esempio, ignorando molti risultati ottenuti da matematici greci o no, afferma (Opere scientifiche di René Descartes  Vol: II, UTET, 1983, p. 598): «non è conosciuta la relazione che sussiste tra le rette e le curve e non potendo neppure –almeno credo- divenir ormai nota agli uomini, nulla se ne potrebbe concludere di esatto e di certo».

In verità anche Aristotele, pur conoscendo alcuni risultati ottenuti nei quali intervenivano rette e curve e dimostrando lui stesso l’uguaglianza degli angoli alla base di un triangolo isoscele sfruttando gli angoli curvilinei (Analitici primi 41b 13-22), non considera una vera scienza  lo studio della quadratura del cerchio (Categorie, 7b.22-33) non escludendola

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Libri di testo di Matematica

Un buon libro di testo di matematica che soddisfi tutti è utopia. Il piano stilato da d’Alembert è un importante e tuttora valido saggio di didattica della matematica.
Come va pensato, organizzato, scritto un libro di testo di Geometria? Qual è l’ordine che si deve seguire nella trattazione degli argomenti? Come introdurre l’uguaglianza delle figure? Quale il ruolo da assegnare al movimento e quale agli assiomi e alle dimostrazioni? Quando introdurre gli incommensurabili e che posto dare all’infinito e allo studio delle curve, dell’algebra e del calcolo differenziale? Ancora, un libro va pensato per tutti gli studenti o in funzione delle propensioni?
Sono questioni che si sente dibattere nei tanti convegni odierni dedicati all’insegnamento della matematica.
Sono questioni però che sono state sempre “attuali”.
Lo sono state ai tempi di d’Alembert come ai tempi di Euclide rimasto nella storia come il più celebre degli autori di manuali scolastici. L’autore del più duraturo libro di elementi mai dato alle stampe. Il libro che ha stabilito una via regia per l’insegnamento della geometria e della matematica. Il libro che ha indicato le proposizioni con le quali iniziare, fissandone l’ordine e fornendo il metodo di insegnarle.
C’è da osservare subito che il termine Geometria per d’Alembert ha il significato di Matematica, come era nella tradizione degli Elementi di Euclide che raccoglievano insieme aritmetica e geometria.
Il problema che si pone d’Alembert, caratteristico peraltro del periodo storico che egli vive, è didattico.
È la realizzazione di un moderno Elementi di matematica comprensivo di algebra (che allora si diceva anche geometria simbolica e anche geometria metafisica), curve geometriche e analisi matematica, cioè il nuovo calcolo sublime, differenziale e integrale.
Come fare? Conviene seguire l’ordine degli inventori, cioè la via genetica della scoperta, che è  genealogia naturale delle idee o procedere altrimenti pensando altre inferenze logiche?
In sostanza, si chiede d’Alembert, quali riflessioni “potrebbero essere non inutili sul modo di trattare a metà del XVIII secolo gli Elementi della Geometria?
Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert è convinto che realizzare un libro di testo che raccolga il gradimento di tutti è una utopia.
L’argomento però l’affronta e delinea un piano didattico che espone in dettaglio nella voce Mathematique dell’Encyclopedie. Voce che Biagio Scognamiglio ha recentemente reso nella traduzione italiana per Matmedia. Il piano di d’Alembert è un saggio di didattica della matematica che ha svolto un ruolo di guida per molti dei decenni successivi. Anzi, si può dire con certezza che ha ispirato la maggior parte delle stesure di libri di testo almeno fino alla metà del secolo XX.
«Questo piano – egli afferma – fa capire che una simile impresa può essere ben compiuta soltanto da matematici di prim’ordine, e che, per fare eccellenti elementi di geometria, Cartesio, Newton, Leibniz, Bernoulli, eccetera, non sarebbero stati di troppo».
Scrivere un libro di testo è comunque tanto oneroso e esclusivo da inibire ad ogni autore qualsiasi altra attività di ricerca. Cosa che ha scoraggiato soprattutto i grandi, perché «forse non c’è scienza sulla quale siano stati tanto moltiplicati gli elementi» quanto la matematica. Questi libri sono per la maggior parte «opera di matematici mediocri, le cui conoscenze in Geometria spesso non vanno al di là del loro libro e che per questo stesso motivo sono incapaci di trattar bene questa materia».
I grandi matematici hanno preferito fare altro, contribuire a far crescere la matematica.
Non così però i mediocri, in compenso dotati di una dose di presunzione adeguata al compito e della quale è prova il fatto, dice d’Alembert, che «non c’è quasi nessun autore di elementi di Geometria che nella sua prefazione non dica più o meno male di tutti quelli che l’hanno preceduto».
Quali sono i principi pedagogici ai quali attenersi?
Prima di tutto, è il parere di d’Alembert, occorre non parcellizzare troppo il discorso suddividendolo in tante parti: la trattazione va resa quanto più possibile unitaria. Ad esempio, non è affatto utile «la suddivisione in geometria delle linee rette e delle linee curve, geometria delle superfici e geometria dei solidi».
Non lo è perché «sebbene la linea retta sia più semplice della linea curva, tuttavia è appropriato trattare l’una e l’altra insieme e non separatamente negli Elementi di Geometria».  Un principio che è seguitissimo tuttora anche per le operazioni aritmetiche: vanno trattate insieme, almeno dirette e inverse. È il principio didattico che valorizza la reversibilità, che insieme alla invarianza caratterizza molto dell’attività del fare matematica. Già da questo, in didattica, d’Alembert lo si direbbe un primo fusionista nel senso di Klein, Polya e de Finetti.
Come affrontare, a livello didattico, l’uguaglianza? 
L’uguaglianza, è il parere di d’Alembert, va stabilita attraverso il principio di sovrapposizione, che «non è affatto un principio meccanico e grossolano, come dicono alcuni moderni geometri; è un principio rigoroso, chiaro, semplice, desunto dalla vera natura della cosa. Ad esempio, quando si vuole dimostrare che due triangoli che hanno uguali le basi e gli angoli alla base sono del tutto uguali, si applica con successo il principio della sovrapposizione: dalla supposizione dell’uguaglianza delle basi e degli angoli si conclude a ragione che questi angoli e queste basi in seguito all’applicazione degli uni sulle altre coincideranno, quindi dalla coincidenza di queste parti si conclude in tutta evidenza, per necessaria conseguenza, la coincidenza del resto». In definitiva, «il principio della sovrapposizione non consiste nell’applicare grossolanamente una figura sull’altra, […] come un operaio applica il suo piede su una lunghezza per misurarla, ma questo principio consiste nell’immaginare una figura trasportata su un’altra».
Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert (1717-1783)
Il punto di vista didattico di d’Alembert è comunque molto più generale.
Il principio della sovrapposizione si può usare anche per provare che due figure non sono identiche. «Del resto, per sovrapposizione io qui intendo non solo l’applicazione di una figura su un’altra, ma quella di una parte di una figura su un’altra parte della medesima figura al fine di paragonarle fra loro, e quest’ultima maniera di impiegare il principio di sovrapposizione è di un’utilità infinita e semplicissima negli elementi di Geometria».
Gli incommensurabili, l’infinito e la reductio ad absurdum.
«Si consideri il teorema: una linea parallela alla base di un triangolo ne taglia i lati in proporzione. Per dimostrarlo, basta mostrare che se questa parallela passa per il punto di mezzo di uno dei lati, passerà per il punto di mezzo dell’altro; perché  di seguito si farà constatare agevolmente che le parti tagliate sono sempre proporzionali quando la parte tagliata sarà commensurabile all’intera linea, e quando non lo sarà, si dimostrerà il medesimo enunciato mediante la reductio ad absurdum, facendo vedere che il rapporto non può essere né più grande né più piccolo e di qui che è uguale. Noi diciamo mediante la riduzione all’assurdo, perché solo in questo modo indiretto si può dimostrare la maggior parte degli enunciati  che riguardano gli incommensurabili.
L’idea dell’infinito entra almeno implicitamente nella nozione di questi tipi di quantità; e poiché noi non abbiamo un’idea dell’infinito se non negativa, vale a dire che lo concepiamo soltanto mediante la negazione del finito, si può dimostrare direttamente e a priori tutto ciò che concerne l’infinito matematico.
Si dirà forse che la  considerazione degli incommensurabili renderà la geometria elementare più difficile; può darsi; ma essi entrano necessariamente in questa geometria; presto o tardi bisogna arrivarci, ed è meglio presto».
Le definizioni in matematica
Un buon libro non parte con le definizioni. «A noi sembra poco filosofico e poco conforme alla naturale impronta dello spirito presentarle di primo acchito, bruscamente e senza una sorta di analisi».
Anche per l’Algebra valgono le stesse raccomandazioni. Può una semplice definizione dell’algebra darne l’idea a colui che ignora detta scienza? Sarebbe dunque appropriato cominciare un trattato di Algebra con lo spiegare chiaramente la strada seguendo la quale lo spirito è giunto o può giungere a trovarne le regole, e l’opera la si farà terminare così: la scienza che abbiamo finora insegnato è la scienza che si chiama Algebra.  Ciò vale anche per l’applicazione dell’Algebra alla Geometria e per il calcolo differenziale e integrale, «di cui non si può afferrare bene la vera definizione se non dopo averne compreso la metafisica e l’uso».
La costruzione degli elementi di Geometria.
Non è conveniente perseguire il rigore a tutti i costi. Sarebbe peraltro impresa chimerica, perché  è come cercare un rigore perfetto che non esiste, è immaginario. Anche gli assiomi, quelli che Euclide chiamò “nozioni comuni”, sono perfettamente inutili. In un trattato vanno soppressi: «Che bisogno c’è di assiomi sul tutto e sulla parte per vedere che la metà di una linea è più piccola di una linea intera?».
Quello che importa nella costruzione del discorso didattico è la concatenazione degli argomenti, la loro graduazione, condotta generalmente, senza salti, dal più semplice al più complesso. Il credo didattico degli enciclopedisti è sancito nella voce Education: «Il gran segreto della didattica, ovvero dell’arte di insegnare, è di essere nelle condizioni di chiarire la subordinazione delle conoscenze».
Il piano didattico stilato da d’Alembert stabilisce questa graduazione.
Ad esempio negli “elementi” bisogna preparare il campo alla trattazione della Geometria trascendente o delle curve.
È una Geometria che comporta il calcolo algebrico. Questa parte va iniziata con la soluzione dei problemi di secondo grado,  utilizzando come strumenti la retta e il cerchio. Una volta introdotto il discorso dei problemi di secondo grado, si passerà alle sezioni coniche.
Il modo  migliore e più breve di trattarle è di “ricorrere al metodo analitico”.
«Quando si saranno trovate le più semplici equazioni della parabola, dell’ellisse, e dell’iperbole, si farà vedere di seguito molto agevolmente che queste curve si generano nel cono e in che modo vi si generano». In effetti questa introduzione delle coniche a partire dalla loro formazione nel cono sarebbe forse il modo più naturale con cui partire, se ci si limitasse però «a fare un trattato su queste curve. Ma in un corso di Geometria vanno introdotte da un punto di vista più generale e la loro trattazione si concluderà con la soluzione dei problemi di terzo e quarto grado» e, ovviamente, con osservazioni che riusciranno utili nella «teoria delle traiettorie o curve descritte da proiettili  e di conseguenza nella teoria delle orbite dei pianeti».
Terminate le sezioni coniche, si passerà alle curve di genere superiore. 
Queste teorie si basano in parte sul calcolo algebrico e in  parte sul calcolo differenziale; non è che questo calcolo vi sia assolutamente necessario, ma checché se ne dica, esso abbrevia e facilita estremamente tutta questa teoria.
Riguardo alla quadratura e alla rettificazione di questi tipi di curve, come anche alla rettificazione delle sezioni coniche, le si rimetterà alla Geometria sublime. Per il resto, trattando le curve geometriche, ci si potrà dilungare un po’ più particolarmente sulle più conosciute, come il folium di Cartesio, la concoide, la cissoide, eccetera.
Le curve meccaniche faranno seguito a quelle geometriche.
Si tratteranno dapprima le curve esponenziali, «che sono come una specie intermedia fra le curve geometriche e le meccaniche». In seguito, dopo aver dato i principi generali della costruzione delle curve meccaniche per mezzo della loro equazione differenziale e della quadratura delle curve, si entrerà nel dettaglio delle principali e più conosciute: spirale, cicloide, trocoide, eccetera. Questi sono pressappoco gli argomenti che un trattato di Geometria trascendente deve contenere.
Segue la Geometria sublime, alla quale non resta che il calcolo integrale con la sua applicazione alla quadratura e alla rettificazione delle curve. «Questo calcolo sarà dunque la materia principale e quasi unica della Geometria sublime».
Altre raccomandazioni didattiche.
La prima raccomandazione è che «il calcolo algebrico non deve essere affatto applicato alle proposizioni della geometria elementare, per la ragione che bisogna usare questo calcolo soltanto per facilitare le dimostrazioni, mentre non sembra che nella geometria elementare vi siano dimostrazioni tali da poter essere realmente facilitate da questo calcolo».
L’eccezione a questa regola è la soluzione dei problemi di secondo grado, perché il calcolo algebrico semplifica al massimo la soluzione delle questioni di tal genere e abbrevia anche le dimostrazioni. Questo è il campo più proprio della applicazione dell’Algebra alla Geometria.
La seconda raccomandazione di d’Alembert è di convincersi che è «ridicolo dimostrare mediante la sintesi ciò che può essere trattato più semplicemente e più facilmente mediante l’analisi, come le proprietà delle curve, le loro tangenti, i loro punti di inflessione, i loro asintoti, le loro diramazioni, la loro rettificazione e la loro quadratura».
Porta l’esempio della spirale:  «le proprietà della spirale, che i più grandi matematici hanno tanto penato a seguire in Archimede, oggi possono essere dimostrate con un tratto di penna».
Ancora una raccomandazione:
la Geometria, soprattutto quando è aiutata dall’Algebra, è applicabile a tutte le altre parti della Matematica, giacché in Matematica non si tratta mai di altro se non di paragonare delle grandezze fra loro; e non è senza motivo che alcuni geometri filosofi hanno definito la Geometria scienza della grandezza in generale, in quanto è rappresentata o può esserlo mediante linee, superfici e solidi.
Infine, le dimostrazioni vanno presentate in forma problematica.
Il filosofo cartesiano Johannes Clauberg nella Logica vetus et nova del 1654 aveva così sintetizzato i problemi dell’insegnamento: quid sit tradendum et quo fine, quis traditurus quis accepturus, quomodo quid tradere conveniat. Il piano di d’Alembert sviluppa in particolare il quomodo quid tradere conveniat, ma non trascura osservazioni importanti sugli altri aspetti.
Ad esempio, sullo studente, perché «tutti coloro che studiano la Geometria non la studiano con le stesse vedute». Ci sono quelli a cui basta un buon trattato di geometria pratica, a chi invece fa bene avere un’infarinatura di geometria elementare speculativa, e converrà dargliela, fornendo dimostrazioni più facili, anche se meno rigorose. Per gli spiriti, però, «veramente adatti a questa scienza, per coloro che sono destinati a farvi dei progressi, noi crediamo che ci sia una sola maniera di trattare gli elementi: quella che unirà il rigore alla chiarezza e che allo stesso tempo li metterà sulla via delle scoperte per il modo in cui si presenteranno le dimostrazioni. Per questo bisogna mostrarle, per quanto possibile,  sotto la forma di problemi da risolvere piuttosto che della dimostrazione di teoremi di cui non si è capito neppure il significato.

Laureato in matematica, docente e preside e, per quasi un quarto di secolo, ispettore ministeriale. Responsabile, per il settore della matematica e della fisica, della Struttura Tecnica del Ministero dell’Istruzione. Segretario, Vice-Presidente e Presidente Nazionale della Mathesis dal 1980 in poi e dal 2009 al 2019, direttore del Periodico di Matematiche.

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Schede di Geometria: il Quadrato (perimetro e area)

L’insegnamento della geometria nella scuola primaria è un elemento fondamentale per lo sviluppo delle competenze matematiche di base nei bambini. Le schede didattiche sono strumenti preziosi che aiutano gli studenti a comprendere concetti geometrici essenziali in modo semplice e divertente. Tra le figure geometriche più importanti e spesso trattate nelle prime classi c’è il quadrato.
Comprendere come calcolare il perimetro e l’area del quadrato è una competenza che si acquisisce fin dai primi anni di scuola, e rappresenta una base solida per studi matematici più avanzati.
In questo articolo, esploreremo in dettaglio le schede di geometria sul quadrato, focalizzandoci su come calcolare il perimetro e l’area. Offriremo suggerimenti pratici per insegnanti e genitori su come utilizzare queste schede per aiutare i bambini a comprendere e memorizzare questi concetti. Discuteremo anche l’importanza delle schede didattiche e come possono essere integrate nel curriculum scolastico per rendere l’apprendimento della geometria più efficace e coinvolgente.
A fine articolo potrete scaricare gratuitamente in formato PDF le “Schede di Geometria: il Quadrato (perimetro e area), Schede Didattiche per la Scuola Primaria“.
Indice

Importanza delle Schede Didattiche nella Scuola Primaria
Le schede didattiche sono strumenti essenziali nell’educazione primaria poiché offrono vari vantaggi. Prima di tutto, permettono agli insegnanti di fornire esercizi strutturati che seguono una progressione logica, aiutando così i bambini a consolidare le loro conoscenze passo dopo passo. Inoltre, le schede didattiche sono spesso colorate e progettate con immagini che catturano l’attenzione dei bambini, rendendo l’apprendimento più piacevole.
Utilizzare schede didattiche specifiche per la geometria, come quelle sul quadrato, permette ai bambini di praticare calcoli e acquisire familiarità con concetti chiave come perimetro e area. Questo tipo di risorse aiuta anche a sviluppare le abilità di problem solving, poiché gli esercizi spesso includono problemi da risolvere e situazioni reali che richiedono l’applicazione delle conoscenze apprese.
Cos’è un Quadrato?
Un quadrato è una figura geometrica regolare con quattro lati uguali e quattro angoli retti (90 gradi ciascuno). È una delle figure più semplici e fondamentali nella geometria, e spesso è la prima figura che i bambini imparano a riconoscere e disegnare. La comprensione del quadrato e delle sue proprietà è cruciale, poiché molti altri concetti geometrici si basano su queste conoscenze di base.
Come Calcolare il Perimetro di un Quadrato
Il perimetro di un quadrato si calcola sommando la lunghezza di tutti i suoi lati. Poiché tutti e quattro i lati di un quadrato sono uguali, il calcolo del perimetro è particolarmente semplice. La formula per il perimetro (P) di un quadrato con lato (L) è:
P = 4 × L
Per esempio, se il lato di un quadrato misura 5 cm, il perimetro sarà:
P = 4 × 5 cm = 20 cm
Le schede didattiche sul calcolo del perimetro del quadrato possono includere esercizi di varia difficoltà, come la semplice misurazione dei lati e l’applicazione della formula, fino a problemi più complessi che richiedono l’uso del perimetro per risolvere situazioni pratiche.
Come Calcolare l’Area di un Quadrato
L’area di un quadrato si calcola moltiplicando la lunghezza di uno dei suoi lati per sé stesso. La formula per l’area (A) di un quadrato con lato (L) è:
A= L × L
o
A = L^2
Per esempio, se il lato di un quadrato misura 5 cm, l’area sarà:
A= 5 cm × 5 cm = 25 cm2
Le schede didattiche che trattano il calcolo dell’area del quadrato possono includere esercizi di misurazione, applicazione della formula, e problemi di applicazione che aiutano i bambini a comprendere come l’area si rapporta a situazioni reali.
Schede Didattiche per la Scuola Primaria
Scheda 1: Identificazione del Quadrato
Questa scheda introduce il quadrato e le sue proprietà. Gli studenti devono identificare i quadrati tra una serie di figure geometriche diverse e colorarli. Questo esercizio aiuta a consolidare la comprensione visiva del quadrato.
Scheda 2: Calcolo del Perimetro
Nella seconda scheda, i bambini devono calcolare il perimetro di diversi quadrati con lunghezze dei lati variabili. Gli esercizi guidati e gli spazi per scrivere i calcoli passo-passo facilitano l’apprendimento.
Scheda 3: Calcolo dell’Area
Questa scheda si concentra sul calcolo dell’area. Gli studenti devono calcolare l’area di vari quadrati e colorare le aree corrispondenti su una griglia. Questo esercizio aiuta a visualizzare l’area come una misura di spazio interno.
Scheda 4: Problemi con il Quadrato
In questa scheda, i bambini devono risolvere semplici problemi pratici che coinvolgono il quadrato. Ad esempio, dato un quadrato con lato noto, calcolare sia il perimetro che l’area. Questo tipo di esercizio applica i concetti appresi a situazioni reali.
Importanza della Ripetizione e della Pratica
La ripetizione è fondamentale nell’apprendimento della geometria. Le schede didattiche offrono un mezzo eccellente per ripetere i concetti in vari modi, aiutando i bambini a memorizzare le formule e a comprendere profondamente i concetti. Inoltre, esercitarsi regolarmente su questi calcoli aiuta a sviluppare fiducia nelle proprie capacità matematiche.
Conclusione
L’uso di schede didattiche per insegnare la geometria, in particolare il quadrato, è un metodo efficace per coinvolgere gli studenti della scuola primaria e aiutarli a comprendere i concetti di perimetro e area. Le schede pratiche e ben strutturate rendono l’apprendimento più interattivo e divertente.

Potete scaricare e stampare gratuitamente in formato PDF le “Schede di Geometria: il Quadrato (perimetro e area), Schede Didattiche per la Scuola Primaria“, basta cliccare sul pulsante ‘Download‘:

Domande Frequenti su ‘Schede di Geometria: il Quadrato (perimetro e area), Schede Didattiche per la Scuola Primaria’

Che cos’è un Quadrato?
Un quadrato è una figura geometrica piana con quattro lati uguali e quattro angoli retti. Ogni lato del quadrato ha la stessa lunghezza, e tutti gli angoli interni misurano 90 gradi.

Perché è importante insegnare il Quadrato nella Scuola Primaria?
Il quadrato è una delle figure geometriche più semplici e fondamentali. Insegnare il quadrato aiuta gli studenti a comprendere concetti geometrici di base, come il perimetro, l’area e le proprietà delle figure regolari. Questi concetti sono essenziali per lo sviluppo delle capacità logiche e matematiche.

Quali sono i vantaggi delle Schede Didattiche per insegnare il Quadrato?
Le schede didattiche offrono esercizi strutturati e visivi che aiutano gli studenti a comprendere e praticare concetti geometrici. Esse rendono l’apprendimento più interattivo e coinvolgente, facilitando la comprensione e la memorizzazione dei concetti.

Come posso valutare la comprensione dei miei studenti sul Quadrato?
Per valutare la comprensione dei tuoi studenti, puoi utilizzare vari metodi di valutazione, come quiz e test scritti, esercizi pratici su schede didattiche, osservazioni in classe, e attività di gruppo. Inoltre, incoraggiare gli studenti a spiegare i concetti appresi e risolvere problemi pratici può aiutarti a valutare la loro comprensione in modo più approfondito.

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