“Basta con la Scuola!”: Insegnanti in fuga dalla professione
Un gruppo di docenti, denominato “Mobilità intercompartimentale docenti” e composto da oltre 2600 iscritti, ha lanciato un appello per la mobilità verso altri rami della Pubblica Amministrazione (P.A.). “La mobilità verso altro ramo della P.A. e, qualora dovessero esserci dei posti disponibili, lo spostamento negli uffici amministrativi dei Csa.” è la loro principale richiesta. I docenti si appellano all’art. 3 della Costituzione, chiedendo il diritto di spostarsi verso altri ambiti dello Stato, come avviene per le altre categorie del pubblico impiego, secondo un principio di uguaglianza.
Le ragioni della richiesta
Alla base delle richieste del gruppo c’è il continuo mutamento della professione docente negli ultimi anni. I docenti lamentano un carico burocratico sempre più pressante che nulla ha a che vedere con la didattica. L’introduzione del registro elettronico ha complicato la registrazione delle presenze degli allievi, allungando i tempi di compilazione rispetto al classico registro cartaceo e introducendo problematiche legate alla privacy e rischi di errore.
Burocrazia e carico di lavoro
Oltre al registro elettronico, i docenti sono gravati da numerose incombenze burocratiche che tolgono tempo prezioso alla didattica. Tra queste, la presentazione di programmazioni, modulistica per monitorare il percorso degli allievi e progettazioni che riducono il tempo dedicato alla propria disciplina. Le riunioni spesso superano le 40 ore previste dal CCNL, portando i docenti a rimanere a scuola per gran parte della giornata senza pause pranzo adeguate. Inoltre, gli insegnanti non possono usufruire dei buoni pasto né avere rimborsi per i costi di trasporto.
Aziendalizzazione della scuola e burnout
I docenti lamentano anche un’accentuata aziendalizzazione della scuola, con la crescita dei poteri del dirigente-manager, permessa dalla legge 107/2015, nota come “Buona Scuola”. La continua digitalizzazione mette a rischio la libertà di insegnamento prevista dall’art. 33 della Costituzione. Il burnout è un rischio concreto, come evidenziato dagli studi del Dottor Lodolo D’Oria, che ha studiato le malattie psichiatriche e professionali dei docenti fin dagli anni Novanta.
Aggressioni e sicurezza
Le numerose aggressioni da parte di studenti e famigliari mettono a rischio l’incolumità dei docenti, che non sono più considerati Pubblici ufficiali. Per questi motivi, gli insegnanti non si riconoscono più nella professione che avevano scelto e chiedono di poter utilizzare le loro competenze in altri rami della P.A., almeno a parità di condizioni economiche.
“Impossibile immaginare di arrivare a 68, 70 anni e forse più sulla cattedra effettuando questa professione con tali ritmi.”
Normative e proposte
La mobilità intercompartimentale dei docenti è attualmente vietata da norme come la 311/2004, dovute al blocco del turnover nel pubblico impiego fino al 2018. Tuttavia, a partire dal 2019, la Pubblica Amministrazione ha effettuato migliaia di assunzioni, rendendo anacronistico questo divieto. Anche il PNRR invita gli stati membri dell’Unione Europea ad attuare trasferimenti intercompartimentali tra i diversi rami della P.A.
Alla luce di questi motivi, il gruppo di insegnanti chiede ai sindacati e ai decisori politici di superare i vincoli di alcune leggi e di permettere la mobilità verso altre attività dello Stato, come avviene in altri Paesi Europei. Questo permetterebbe di mettere a disposizione le loro competenze e consentire l’ingresso di nuovi docenti, più in sintonia con il nuovo volto della scuola.
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