La trappola del precariato: come il sistema del lavoro a tempo determinato rischia di minare la qualità dell’istruzione in Italia

Precariato – Quando le scuole riapriranno a settembre, saranno oltre 250.000 le cattedre coperte con supplenze annuali o temporanee. Un numero enorme, che rischia di mandare in tilt le segreterie scolastiche e, soprattutto, di compromettere seriamente la qualità dell’insegnamento erogato.

A questo dato record si aggiunge un’altra beffa: ben 30.000 docenti risultati idonei al concorso ordinario del 2020 potrebbero non ottenere una cattedra pur essendo abilitati, in quanto il Ministero dell’Istruzione ha riservato parte dei posti vacanti ai futuri vincitori del concorso straordinario legato al PNRR.

Inoltre, l’eccessivo ricorso ai contratti a tempo determinato nella scuola ha ormai “istituzionalizzato” il lavoro precario, facendo sì che intere generazioni di insegnanti siano costrette ad accettare condizioni lavorative insostenibili per garantirsi un’occupazione.

Tutto ciò, ovviamente, ha conseguenze estremamente negative sulla formazione degli studenti: la mancanza di continuità didattica, l’assenza di stabilità dei docenti di sostegno e una formazione professionale spesso inadeguata o discontinua sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono ad abbassare la qualità dell’insegnamento erogato nelle nostre scuole.

È ormai innegabile che il sistema delle supplenze e il ricorso eccessivo al precariato stiano minando le fondamenta del sistema di istruzione italiano. Per il bene delle nuove generazioni e degli stessi lavoratori della scuola, è necessario ripensare radicalmente le politiche del reclutamento dei docenti, stabilizzando chi ha maturato anni di servizio e riducendo al minimo indispensabile il ricorso ai contratti a tempo. Solo così potremo scongiurare il rischio che la “trappola” del precariato comprometta in modo definitivo la qualità della formazione scolastica nel nostro Paese.

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