Lucrezio, poeta della modernità

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Tra i poeti latini Lucrezio è forse il più misterioso e quello che ha dato adito alle più svariate discussioni e polemiche letterarie; e ciò non soltanto perché della sua personalità non sappiamo praticamente nulla, ma anche perché nella sua opera straordinaria, il De rerum natura, permangono molti interrogativi mai risolti. Lo dimostrano, se non altro, le varie definizioni che sono state formulate su di lui: da poeta dell’angoscia a poeta della ragione, da cupo pessimista a ottimista divulgatore di una dottrina salvifica qual era appunto quella di Epicuro. Il suo materialismo antireligioso, che esclude del tutto la divinità dalla formazione del mondo e attribuisce tutto all’aggregazione di atomi ha sconcertato tutti gli interpreti, sia nell’antichità che nel Medioevo, tanto che c’è da stupirsi del fatto che un’opera così anticonformista e “politicamente scorretta” sia giunta fino a noi; ma gli studiosi antichi erano molto più tolleranti dei moderni e sapevano apprezzare il valore artistico anche quando i contenuti di uno scritto andavano contro i loro principi morali e religiosi. In epoca moderna invece il giudizio su Lucrezio è stato distorto in particolare dai critici marxisti, che con una buona dose di miopia e disonestà intellettuale hanno fatto del poeta antico un precursore delle loro teorie, facendogli dire ciò che in realtà non ha mai detto.

Lucrezio è uno dei più grandi poeti antichi per diverse ragioni, e prima di tutto perché ha saputo unire perfettamente innovazione e tradizione, rappresentate rispettivamente dalla dottrina di Epicuro (nuova per il mondo romano) e dagli elementi formali come la lingua e la metrica ampiamente coincidenti con quelle di Ennio, colui che per primo portò a Roma l’epica di stile omerico e l’esametro che ne è il tramite essenziale. Era un’operazione necessaria, perché se alla novità del contenuto si fosse aggiunta anche quella della forma ben pochi sarebbero stati i suoi lettori, dato che dai Romani le novità assolute non erano mai viste di buon occhio. Altrettanto prodigiosa è l’arte di Lucrezio nel saper amalgamare il dettato filosofico, che a volte può sembrare arido e prosaico, con la dolcezza ammaliante della poesia. Su questo piano abbiamo moltissimi esempi di dimostrazioni dottrinarie che vengono esposte con grande afflato artistico. Mi limito a citarne qualcuno, come il paragone del movimento degli atomi con il pulviscolo che vediamo muoversi dietro una porta semiaperta e attraversata dai raggi del sole; oppure la splendida descrizione del dolore della giovenca a cui è stato rapito il vitellino, che pure serve ad esplicitare un concetto tecnico, quello della specificità degli atomi che compongono ogni essere vivente; o ancora le numerose immagini paesaggistiche del quinto libro, dove esse sono collaterali alla teorie lucreziana dell’evoluzione umana. Questa evoluzione è descritta come è stata poi riconosciuta dall’antropologia moderna: le scoperte basilari come il fuoco, il miglioramento delle condizioni di vita, la nascita delle istituzioni ecc. non hanno nulla a che fare con gli dèi, ma sono state provocate dalla necessità prima e dall’intelligenza umana poi.

Ma quello che affascina di più in Lucrezio, a mio parere, è la sua straordinaria modernità, il fatto cioè che ha precorso tante di quelle che sono le scoperte e le conoscenze attuali. Oltre alla teoria evoluzionistica che ha anticipato Darwin di quasi duemila anni, vi sono altre sue convinzioni confermate dalla fisica moderna. La teoria atomistica ad esempio (di cui Lucrezio non è però il fondatore, risalendo essa ad Epicuro ed ancor prima a Democrito e Leucippo), è stata definitivamente accettata solo da Einstein nei primi anni del XX secolo. Altrettanto può dirsi per quanto riguarda le onde sonore, che partono dalla fonte del suono per giungere poi alle orecchie degli ascoltatori; in realtà Lucrezio parla di “simulacra”, cioè di effluvi che si sprigionano dai corpi e colpiscono i nostri organi di senso, ma di fatto è andato molto vicino alla spiegazione della fisica moderna. Nell’ultimo libro del De rerum natura, inoltre, ha spiegato l’origine delle piogge descrivendo l’intero ciclo dell’acqua, con l’evaporazione e la formazione della nubi, in maniera molto simile alla teoria moderna; e nello stesso libro ha parlato degli agenti patogeni che provocano le malattie come di germi che vagano per l’aria e che possono entrare nel nostro corpo ed alterarne le funzioni: e non è forse vero che virus e batteri scoperti dalla medicina moderna si comportano proprio allo stesso modo? Io trovo sensazionali queste sue teorie, considerate le conoscenze dei tempi in cui furono formulate, tanto che il poeta affascina ancora molti fisici e matematici di oggi come Piergiorgio Odifreddi, che ha dedicato al poeta un suo studio di alto profilo scientifico. Ma forse la più grande attualità di Lucrezio è proprio la sua volontà di liberare gli uomini dalle paure e dal condizionamento della religione, che purtroppo nei secoli (ed in parte anche oggi) ha provocato lutti e sciagure in tante parti del nostro pianeta.

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