Alunni e docenti sempre più stressati in Europa. Lo rivela uno studio norvegese
La popolazione scolastica europea – e non solo – inizia sempre più a percepire disagio in materia di attività assegnate, competitività e didattica frontale. Specie dopo le prolungate chiusure proprie dell’emergenza sanitaria da COVID-19, gli studenti accusano l’affiorare di condotte proprie di disturbi associabili ad ansia e depressione (+ 32 %, The Guardian) per la didattica frontale. Questo ha prodotto dei rallentamenti in materia di rendimento e prestazioni circa le discipline di base (dati PIRLS, biennio 2022-23). Ciò ha prodotto di fatto, assieme all’intensificarsi di attività non propriamente didattiche, enorme stress tra docenti e studenti, con timori e problematiche relative. Lo stress ‘buono’, si legge nella ricerca norvegese pubblicata di recente, permette di pianificare, stimolare e raggiungere obiettivi prefissati; quello ‘cattivo’, assai intenso e maggiormente accusabile, crea ansia e pressione che pregiudicano le prestazioni e conducono il soggetto in un circolo vizioso. Valutiamo quali fattori ed elementi costituiscono la maggiore causa