Sulle orme di Giancarlo Cerini

Sulle orme di Giancarlo

L’eredità di Cerini, un visionario della Scuola Italiana

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Commemorare per ricordare, ma anche per non perdere la direzione, per ritrovare la bussola, per richiamare quei maestri, che con le loro parole, i loro scritti ti hanno indicato la strada.
In una scuola quella di oggi, soffocata da sempre più adempimenti burocratici, ricordare Cerini, è un po’ come ritrovare se stessi, o meglio, quell’entusiasmo che ogni uomo e donna di scuola ha nell’animo, e che ha come fine l’amore incondizionato per le nuove generazioni, per il loro presente e soprattutto per il loro futuro.

Giancarlo Cerini è stato più di un semplice educatore: è stato un visionario che ha saputo infondere coraggio e speranza nella scuola italiana, un pilastro per chiunque creda nel potere dell’educazione come strumento per costruire una società migliore. La sua vita è stata un viaggio dedicato a una missione che andava oltre l’insegnamento tradizionale: creare una scuola che non solo trasmette conoscenze, ma costruisce ponti verso il futuro, accogliendo ogni bambino e ogni bambina, ogni insegnante e ogni dirigente, come parte di un grande progetto comune.

Cerini sapeva che l’educazione non è mai neutrale, che ogni gesto educativo racchiude la potenza di una scelta: scegliere di includere invece che escludere, scegliere di guidare invece che imporre, scegliere di accendere la curiosità invece che limitarla. Per lui, la scuola era un luogo sacro, dove si coltivano speranze e si forgiano sogni, e il suo obiettivo era che ogni bambino potesse trovare lì lo spazio per diventare la versione più autentica di sé.

In un mondo scolastico sempre più frammentato, Cerini è stato un faro, una luce che ha indicato la rotta quando le acque sembravano turbolente e l’approdo incerto. Ha saputo coniugare innovazione e tradizione, accogliendo le sfide moderne senza mai tradire i valori essenziali che costituiscono la vera anima dell’educazione: la dignità, la giustizia e la possibilità per ciascuno di scoprire il proprio talento e di contribuire al bene comune.

Ricordare Giancarlo Cerini significa riscoprire la forza dell’educazione come atto d’amore, un dono che si rinnova giorno dopo giorno. La sua eredità è un invito a sognare una scuola dove la crescita umana è al centro, dove ogni lezione diventa un passo verso un futuro più luminoso, dove ogni insegnante è un esempio e ogni studente una promessa. Cerini ci ha lasciato una mappa, un’ispirazione e una responsabilità, ricordandoci che educare non è mai solo un mestiere, ma un atto di fede nel potenziale umano e nel futuro che possiamo costruire insieme.

Un percorso dedicato all’istruzione e all’infanzia

Nato a Forlì, Cerini ha mosso i primi passi come maestro elementare, innamorandosi della bellezza e della delicatezza dell’infanzia. Questo legame con i più piccoli ha caratterizzato tutta la sua carriera. Come direttore didattico, prima, e ispettore scolastico, poi, Cerini ha orientato le sue energie verso un modello di scuola attenta alle specificità di ogni bambino, senza trascurare l’importanza di offrire pari opportunità e strumenti educativi che stimolassero lo sviluppo integrale degli studenti. È stato un fervente promotore della scuola dell’infanzia come base imprescindibile per l’apprendimento futuro, sostenendo l’importanza di un’educazione precoce che fosse di qualità, equa e accessibile.

L’impegno di Cerini nella scuola dell’infanzia ha trovato la sua massima espressione nei “Nuovi Orientamenti del 1991”, documento che rappresenta ancora oggi una pietra miliare nella storia della scuola italiana. In esso, Cerini e i suoi collaboratori delineano un modello pedagogico in cui ogni bambino è riconosciuto come un individuo unico, con specifiche inclinazioni e potenzialità da coltivare. Cerini ha sempre creduto in una scuola capace di accogliere, includere e valorizzare ogni diversità, gettando le basi per un sistema educativo che considera la pluralità un valore e non un ostacolo.

Indicazioni Nazionali per il Curricolo della Scuola dell’Infanzia e del Primo Ciclo

Giancarlo Cerini ha anche svolto un ruolo cruciale nell’evoluzione del sistema educativo italiano, contribuendo significativamente sia alle “Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione” del 2012 che al successivo documento “Indicazioni Nazionali e Nuovi Scenari” del 2018.

Nel 2012, Cerini ha partecipato attivamente alla revisione delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione. Questo documento ha ridefinito gli obiettivi e i contenuti dell’istruzione italiana, promuovendo un’educazione centrata sullo sviluppo integrale dell’individuo e sull’inclusione. Cerini ha contribuito alla stesura del testo, collaborando con un gruppo di esperti per elaborare linee guida che rispondessero alle esigenze di una società in continua evoluzione. Le Indicazioni 2012 hanno enfatizzato l’importanza di competenze chiave come la cittadinanza attiva, la consapevolezza culturale e l’apprendimento permanente.

Nel 2018, Cerini ha partecipato all’elaborazione del documento Indicazioni Nazionali e Nuovi Scenari, che ha aggiornato le linee guida del 2012 alla luce delle nuove sfide educative. Questo documento ha introdotto temi come l’educazione alla sostenibilità, il pensiero computazionale, l’uso consapevole delle tecnologie digitali e l’educazione alla cittadinanza globale. Cerini ha sottolineato l’importanza di una scuola capace di adattarsi ai cambiamenti sociali e tecnologici, preparando gli studenti a diventare cittadini responsabili e consapevoli.

Attraverso il suo impegno in questi documenti, Giancarlo Cerini ha contribuito a delineare una visione dell’educazione che valorizza la centralità della persona, l’importanza della cultura e il ruolo fondamentale della scuola come comunità educativa.

Giancarlo Cerini e Mariella Spinosi architetti dell’educazione italiana

La collaborazione tra Giancarlo Cerini e Mariella Spinosi ha rappresentato uno dei momenti più alti e significativi nella storia recente della scuola italiana. Una coppia di intellettuali e professionisti che, con passione e dedizione, ha contribuito a ridisegnare l’evoluzione del sistema educativo nel nostro Paese, lasciando un segno profondo nelle politiche scolastiche e nelle pratiche didattiche. La loro collaborazione ha dato vita a numerosi progetti e pubblicazioni che hanno influenzato profondamente il dibattito pedagogico, offrendo strumenti concreti e visioni innovative per affrontare le sfide educative.

Un sodalizio professionale e intellettuale in cui Mariella Spinosi, saggista ed esperta in politiche formative, ha affiancato Cerini in molte delle sue iniziative, condividendo con lui una visione dell’educazione centrata sullo sviluppo integrale dell’individuo e sull’inclusione. Insieme, hanno curato la collana “Voci della scuola”, composta da dieci volumi, in cui, attraverso oltre 300 voci inedite, esplorano le caratteristiche fondamentali e le principali novità del sistema educativo italiano. Quest’opera, che raccoglie e approfondisce questioni pedagogiche centrali, è uno strumento prezioso per educatori, dirigenti e policy maker, offrendo spunti e orientamenti concreti per innovare e comprendere a fondo la realtà scolastica.

Tra le altre pubblicazioni di rilievo, “Le linee pedagogiche per il sistema integrato 0-6”, un’opera che rappresenta un punto di riferimento per l’educazione dei più piccoli, promuove un approccio integrato tra nido e scuola dell’infanzia e valorizza l’importanza di una continuità educativa fin dai primi anni di vita. Altri testi, come “Competenze chiave per la cittadinanza. Dalle indicazioni per il curricolo alla didattica”, si sono concentrati su come tradurre le competenze chiave in pratica didattica, diventando un riferimento nel settore per insegnanti e dirigenti.

Cerini e Spinosi hanno poi esplorato aspetti fondamentali della riforma scolastica con testi come “Una mappa per la riforma. Viaggio tra i 212 commi della legge 107/2015” e “Una bussola per le deleghe. I nuovi decreti legislativi”, fornendo interpretazioni e strumenti per orientarsi all’interno delle nuove normative scolastiche. Queste opere hanno rappresentato delle vere e proprie guide, chiarendo obiettivi e impatti delle riforme e mettendo a disposizione del personale scolastico risorse pratiche per affrontare i cambiamenti.

La loro capacità di coniugare riflessione teorica e applicazione pratica ha reso i loro lavori punti di riferimento duraturi per chiunque creda nel potere trasformativo dell’educazione, offrendo una visione di scuola che promuove la crescita personale e sociale. La sinergia tra Cerini e Spinosi continua a essere una fonte di ispirazione per chi lavora nel mondo della scuola, tracciando un cammino per un’educazione inclusiva e sempre orientata al bene comune.

La sua eredità come ispettore e formatore

Giancarlo Cerini ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama educativo italiano, distinguendosi non solo come ispettore scolastico, ma anche come prolifico autore e direttore di prestigiose riviste pedagogiche. La sua visione dell’ispettorato scolastico era innovativa: si considerava un “facilitatore” piuttosto che un “controllore”, promuovendo il dialogo, la condivisione di buone pratiche e l’adozione di metodologie didattiche innovative. Le scuole che visitava si arricchivano di nuovi spunti, obiettivi ed energie.

Cerini ha contribuito significativamente a diverse pubblicazioni su tantissime riviste. È stato direttore della “Rivista dell’Istruzione”, edita da Maggioli, e del settimanale online “Scuola7”.

Ha collaborato con “La Vita Scolastica”, dove ha condiviso riflessioni sull’importanza di una scuola capace di promuovere l’autonomia degli alunni e una forte responsabilità civica. Inoltre, ha contribuito a “Scuola dell’Infanzia”, offrendo approfondimenti sulla didattica per i più piccoli.

La sua attività editoriale comprende anche la direzione di “Notizie della Scuola”, dove ha affrontato temi legati alle riforme educative e all’innovazione didattica. Ha collaborato con “Psicologia e Scuola”, offrendo contributi sull’importanza del benessere psicologico nell’ambiente educativo. La sua capacità di coniugare teoria e pratica ha reso i suoi scritti una fonte preziosa per insegnanti, dirigenti e operatori scolastici.

Cerini ha sempre considerato l’educazione come una missione, dedicando la sua vita alla costruzione di una scuola inclusiva e di qualità. La sua eredità continua a ispirare chiunque creda nel potere trasformativo dell’educazione.

Il ricordo e l’impatto di un “servitore dello Stato”

Alla sua morte, numerosi sono stati i messaggi di cordoglio e gli attestati di stima da parte di colleghi, dirigenti scolastici e docenti di tutta Italia. Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione di allora, lo ha ricordato come un “servitore dello Stato” che ha dedicato la vita a migliorare il sistema scolastico italiano. Marco Rossi Doria, presidente della fondazione Con i Bambini, ha definito Cerini “una guida e un compagno di viaggio prezioso”, sottolineando come il suo lavoro abbia lasciato una traccia indelebile nella vita di tanti.

Giancarlo Cerini è stato un uomo che ha fatto della scuola la sua casa, la sua vocazione, il suo orizzonte. Non ha mai smesso di lottare per un’educazione che fosse veramente alla portata di tutti, capace di rispondere alle sfide della modernità senza mai perdere di vista l’essenza umana.

L’eredità di Cerini: un invito alla responsabilità

L’eredità di Giancarlo Cerini è un richiamo alla responsabilità che ogni educatore ha nei confronti degli studenti e della società. Il suo esempio ci ricorda che fare scuola non è solo trasmettere conoscenze, ma educare alla cittadinanza, all’etica, all’amore per la verità e per la giustizia. Cerini sapeva che ogni gesto educativo ha un peso nella formazione dei futuri cittadini e che ogni errore è un’occasione di crescita. Il suo sogno era una scuola capace di aprire le menti e i cuori, una scuola che fosse davvero al servizio di tutti.

In un’epoca in cui l’istruzione viene messa continuamente alla prova, l’eredità di Cerini diventa un faro. La sua vita è un invito per tutti noi a continuare il suo lavoro, a impegnarci per un sistema scolastico inclusivo, innovativo e radicato nei valori dell’umanità. Giancarlo Cerini ci ha mostrato che seguire un ideale di educazione autentica è possibile e che ciascuno di noi ha il potere di lasciare un’impronta indelebile nel cuore delle future generazioni.

Dopo la sua morte, è stato pubblicato il libro postumo Atlante delle riforme (im)possibili, edito da Tecnodid nell’ottobre 2021. Quest’opera raccoglie le riflessioni di Giancarlo Cerini sulle riforme educative, offrendo una sintesi dei temi più urgenti da affrontare nel sistema scolastico italiano. In questo volume, Cerini continua a tracciare il suo percorso di idee e proposte, delineando una mappa che invita a riflettere e a guardare al futuro con speranza e determinazione.

Il suo pensiero, radicato in una visione di scuola aperta, inclusiva e al servizio di ogni studente, rimane un invito a non arrendersi mai davanti alle sfide dell’educazione. L’eredità di Giancarlo Cerini ci ricorda che ogni passo verso un’educazione migliore è possibile, se guidato dal desiderio di costruire un mondo più giusto e accogliente. E oggi, ogni educatore che si lascia ispirare dalle sue parole contribuisce a tenere viva la sua visione.

Concludendo, possiamo dire che il percorso tracciato da Cerini continuerà a indicare la rotta a chiunque creda nell’importanza dell’educazione come strumento di cambiamento. Come lui stesso ci ha insegnato, una scuola che abbraccia il futuro con coraggio è una scuola che, davvero, può trasformare la realtà e seminare speranza per le generazioni a venire.

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Modugno e Santomauro

GIOVANNI MODUGNO E GAETANO SANTOMAURO NEL PERSONALISMO PUGLIESE, ITALIANO ED EUROPEO DEL ‘900

di Carlo De Nitti

Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza PAPA FRANCESCO

1. ABBRIVO

In un’epoca, come quella che viviamo caratterizzata da una sempre più forte caratterizzazione digitale in ogni aspetto della vita – personale, sociale, civile economico, politico – e delle sue relazioni, non è anacronistico parlare di educazione ‘integrale’, ovvero che un’educazione che programmaticamente abbracci nel processo educativo l’uomo/la donna, la persona, in ogni età della vita ed in tutte le sue dimensioni.

A chi scrive sembra interessante incentrare il proprio intervento sul pensiero di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro, pedagogisti del ‘900 pugliese, italiano, europeo.

Non come esperto dei due Autori nel senso accademico della parola, ma come chi, uomo di scuola, da molti anni, con le storia di vita e di pensiero dei due autori ha avuto una frequentazione generata dall’aristotelico “thaumazein”. Sì, perché personalità siffatte non possono non sé-durre, a prescindere dalle idee di chi si accosti, purché lo faccia con onestà intellettuale e sprito teoretico scevro da pre-giudizi. 

E’ di sicuro interesse interrogare le figure di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro per cogliere – provando a suggere l’essenza del loro pensiero – quanto essi possanodire (rectius: insegnare) a noi, persone di scuola del XXI secolo, che operano nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Il ri-pensare le istanze di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro nella scuola di oggi non può, né deve, essere un mero esercizio di erudizione storiografica, ma un interesse squisitamente teoretico che interroghi i due pedagogisti, a partire dagli interrogativi del presente che scaturiscono, ovviamente, da bisogni didattici, educativi e pedagogici che urgono alle persone di scuola.

2. I “MAESTRI DEL SENSO”

E’ possibile connotare Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro – per utilizzare il lessico della pedagogia di Papa Francesco – nell’espressione “maestro del senso”. Chi scrive non trova migliore sintetica definizione se non quella delle parole usate dal Pontefice nel 2022 a Lisbona, parlando ai giovani per definirli: . 

Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro lo sono stati, di sicuro, ante litteram, … e lo sono ancora oggi per noieducatori e le giovani generazioni affidate alle nostre cure!Leggere contestualmente oggi Modugno e Santomauro oggi significa affrontare in modo efficace le urgenze educative del mondo contemporaneo. Al centro del processo educativo – come sostenevano nel loro tempo i pedagogisti dell’attivismo pedagogico – non possono che esserci gli educandi con i loro vissuti, le loro storie interiori, i loro bisogni. Nel processo di educazione, non si può che “ascendere insieme”, per riprendere il titolo di un testo del 1943 dello stesso Modugno, per cambiare se stessi e,contestualmente, la società in cui si vive.

3. GIOVANNI MODUGNO 

La vita, la ricerca culturale, l’insegnamento di Giovanni Modugno incarnano l’anelito verso una società più giusta e più libera, nella quale ogni persona, consapevole della sua dignità, possa recuperare e vivere il significato dei valori fondamentali, in primis, la vita e la libertà, senza dei quali non è possibile praticare alcun altro valore. L’attualità del suo messaggio si focalizza prioritariamente intorno alla finalità dell’educazione, riprendendo le istanze più significative della tradizione pedagogica cristiana, arricchita dal dialogo fecondo con autori contemporanei. A partire dalla fine degli anni Venti, intensa fu la relazione di Giovanni Modugno con il gruppo di pedagogisti cattolici che si raccoglieva in quel di Brescia intorno alla casa editrice La Scuola, fondata nel 1904, ed alla rivista Scuola Italiana Moderna, nata nel 1893. Il medesimo milieu cattolico in cui, com’è noto, si formò il giovane don Giovanni Battista Montini (1897 – 1978) – Pontefice con il nome di Paolo VI – che alle posizioni di Giovanni Modugno fu certamente vicino, attraverso la filosofia della persona di Jacques Maritain (1882 – 1973).  

Nel gruppo di docenti e pedagogisti cattolici bresciani e nelle loro iniziative, di cui fu ispiratore e sodale anche attraverso il suo discepolo e figlioccio Matteo Perrini (1925 – 2007), Giovanni Modugno trovò quella consonanza intellettuale e religiosa che spesso gli mancò in Puglia, una sorta di accogliente “rifugio”, ma anche la possibilità di incidere nella scuola militante: basti pensare alla comunanza di interessi e alla sua consonanza intellettuale con Laura Bianchini (1903 – 1983), docente liceale bresciana di filosofia e madre Costituente.  

Anche dopo la seconda guerra mondiale, Giovanni Modugno continua a collaborare con Scuola Italiana Moderna, la rivista scolastica più diffusa tra i docenti di scuola elementare, ed ispirò anche una filiazione diretta del gruppo bresciano: il “gruppo di maestri sperimentatori” di Pietralba (BZ), che si riunì per la prima volta nel 1948, cui partecipò anche un altro grande pedagogista pugliese, appena venticinquenne, suo allievo all’Istituto Magistrale di Bari: Gaetano Santomauro.  

Giovanni Modugno riconosce che la pedagogia è la “scienza della vita”: si preoccupa di affinare una riflessione rigorosa ma anche che manifesti un’efficacia pratica, fondata su principi e valori saldi, applicabili sia alla prassi quotidiana, scolastica e non. Per Modugno, la scienza della vita costituisce la risposta più significativa all’esigenza di riaffermare il primato della moralità, della razionalità e della spiritualità, come qualità peculiari di ogni persona che impara a riconoscerle come espressioni ineludibili della propria dignità e della propria coscienza morale.

Giovanni Modugno ricerca sempre il “perfezionamento interiore” anche nei momenti più drammatici della sua vita personale, come, con la precoce morte della figlia Pina. Evento – collegato con altri lutti familiari (i genitori) – che interroga la coscienza del pedagogista. Quando la figlia si ammala, il progetto di Giovanni Modugno è di lavorare per ‘cristianizzare la vita’, in lui e attorno a lui. E’ convinto che le disuguaglianze sociali e le miserie non si eliminano soltanto con le leggi e le riforme, ma con l’amore. La vera riforma interiore consiste nel disporsi a comprendere i bisogni di ciascuna persona in difficoltà e nel sentirsi responsabili se manca il necessario per vivere.

I motivi fondamentali che accompagnano la vita di Modugno sono quelli di ‘ascendere insieme’, ‘salire alla sublime vetta’, ‘aiutare gli altri a salire’: l’insegnamento gli consente di adempiere a questa sua idea. Nella prospettiva del suo pensiero, la religione costituisce il principale centro d’interesse dell’intero curricolo scolastico, oltre che il contenuto più significativo della scienza della vita. Essa è la guida per cogliere nella vita concreta le relazioni tra le singole azioni ed i principi della ragione e della morale. Con la didattica della ‘provocazione riflessiva’, stimolata dal docente, la pratica del riflettere durante le lezioni li sollecita nella chiarificazione dei criteri direttivi e li pome nelle condizioni di osservare, giungendo a scoprire le istanze più profonde della vita. Come non ritenere queste suggestioni attuali e praticabili nel XXI secolo

4. GIOVANNI MODUGNO VIVANT

Riflettere oggi, nel terzo decennio del XXI secolo, sulla figura, sul pensiero e sulla storia di Giovanni Modugno, “cercatore di Cristo” ed “apostolo dell’educazione” è un atto “rivoluzionario” nella sua essenza, che modifica radicalmente i paradigmi del pensiero corrente, spesso incentrato sui tecnicismi della pedagogia – declinati in tutte le sue branche – e della scuola, piuttosto che sulla persona, quale punto di imputazione ultimo di ogni azione educativa.

Questo è il continuum che attraversa la vita di Giovanni Modugno, anche prima di insegnare, quando, da giovanissimo, iniziò ad impegnarsi nelle vicende della politica della sua città, Bitonto, in solido con lo storico molfettese Gaetano Salvemini (1873 – 1957), cui lo unì un lunghissimo sodalizio intellettuale e politico, nonostante le diverse posizioni, che ha attraversato la storia italiana di mezzo secolo. Pressocché coetanei, furono entrambi “figli”, diversi tra loro, della temperie culturale positivistica, da cui furono entrambi alieni, giungendo a posizioni politiche diverse che avevano in comune l’impegno per il riscatto dei contadini meridionali rispetto ai soprusi dei latifondisti, attraverso la conquista del più fondamentale dei diritti, quello all’istruzione.   

Il fulcro dell’attività di Giovanni Modugno – che volle essere sempre “maestro di maestri” – fu sempre l’educazione dei giovani al pensiero critico, lontano da ogni possibile strumentalizzazione. Egli non fu mai uomo “di parte”, rifiutò sempre per se stesso incarichi, cariche ed onori di ogni tipo, proprio per conservare la sua libertà di pensiero. Non a caso, nel 1923, al pedagogista, ed amico, Giuseppe Lombardo Radice (1879 – 1938) che gli offriva, a nome del Ministero della Pubblica Istruzione, la nomina a Provveditore di Bari, egli oppose un fermo diniego, come fece, alla stessa maniera, quando la carica gli fu offerta, nel 1944, da Tommaso Fiore (1884 – 1973) a nome del Comitato di Liberazione Nazionale. Parimenti, non a caso, nel 1929, fu assordante il suo silenzio – in un’Italia osannante – di fronte alla firma dei Patti Lateranensi.

Questa missione educativa – cui adempì senza maideroga alcuna – non gli impedì di mantenere relazioni intellettuali con i più sensibili ed insigni pedagogisti del suo tempo, a cominciare dalla “scoperta” di Friedrich Wilhelm Foerster (1869 – 1966) e Josiah Royce (1855 – 1916). Con ed attraverso di loro, Giovanni Modugno difese la persona umana, la sua dignità e la sua libertà interiore, trovando nel Cristianesimo, inteso ome “fede nella Resurrezione”, il miglior fondamento per conseguire questo obiettivo. In quest’opera educativa, massima era la sintonia del pedagogista con Mons. Marcello Mimmi (1882 – 1961), Arcivescovo di Bari dal 1933 al 1952, di cui condivideva in toto il metodo pastorale.

La cifra di tutta l’esistenza del pedagogista che si può compendiare nel titolo del volume – pubblicato dieci anni dopo la sua scomparsa, a cura dell’amatissima moglie, Maria Spinelli Modugno – Giovanni Modugno. Io cerco l’Eterno: mediante un’ascesa interiore, mai disgiunta dall’adempimento del dovere della missione educativa, indirizzata alla conquista, da rinnovare continuamente, della libertà, della coscienza critica e della dignità della persona umana. Un’eredità pedagogica e morale da raccogliere e praticare con rinnovata lena anche, se non soprattutto, nelle scuole di ogni ordine e grado.

5. GAETANO SANTOMAURO

Le tematiche del pensiero di Modugno, si ritrovano, a parere di chi scrive, con semantica diversa, nel pensiero di Gaetano Santomauro. Rimeditare sul pensiero di questo autore, mediante la costruzione di un itinerario di ricerca all’interno di alcune tra le sue opere, significa accostarsi al pensiero di un Maestro della pedagogia italiana di ispirazione meridionalista e personalista: di un personalismo peculiare che “non è dogmatico ma neanche tendenzialmente scettico o relativista. E’ un personalismo realistico, che ha nella persona la misura delle cose e che nella persona ritrova il giusto equilibrio tra l’ansia del trascendente ed il qui ed ora “. 

Chi scrive pensa che esista un modello ‘protagoreo’ della pedagogia, al pari di quello della filosofia, come magistralmente teorizzato da Giuseppe Semerari. Tale modello è, di certo, invenibile in quel personalismo realistico che trova nella persona il giusto equilibrio tra l’ ‘hic et nunc’ e l’ansia del trascendente: esso legittima e sostiene la ‘pedagogia in situazione’ che è ermeneutica allorché sollecita a trovare i principi categoriali con i quali ‘comprendere’ le situazioni.

Il qui ed ora, per Santomauro, erano fondamentalmente la scuola e la società meridionali del dopoguerra ed il ruolo che la prima aveva il dovere di svolgere per il riscatto culturale, sociale, civile e, conseguentemente, economico della seconda. Il suo impegno sociale in favore del Mezzogiorno fu costante ed accompagnò la sua riflessione teoretica e la sua azione pedagogica a tutto tondo: non a caso, intrattenne rapporti, anche epistolari con uno dei più grandi Statisti, meridionale e meridionalista anch’egli, che l’Italia nei suoi centocinquanta anni di vita unitaria abbia mai avuto, Aldo Moro (1916 – 1978).

Il lascito migliore della riflessione pedagogica di Gaetano Santomauro, la cui prematura scomparsa ne ha tragicamente impedito ulteriori e fecondi sviluppi – un’eredità che lo fa essere nostro contemporaneo di persone di scuola del Terzo Millennio – è, “la sua fiducia inconcussa nell’educazione e nel suo ruolo positivo e propulsivo nella società, la sua speranza nell’educazione non in maniera fideistica né in forma ingenuamente ottimistica, ma in forma consapevole, responsabile, lucidamente ancorata al tempo storico e alla condizione umana” . 

Particolarmente interessante ed euristica è, a distanza di oltre cinquantacinque anni dalla sua prima pubblicazione, in quest’ottica, la rilettura dell’opera principale della pur vasta produzione scientifica di Santomauro, Per una pedagogia in situazione, purché la si affronti utilizzandola come chiave di lettura critica e propositiva delle problematiche pedagogiche del XXI secolo. 

La pedagogia in situazione non è una pedagogia relativistica (se non addirittura nichilistica) che si smarrisce nella realtà o la ratifica sic et simpliciter, ma è una pedagogia ermeneutica, in quanto – spiega ancora Pagano – assume il carattere, da un lato, ‘noetico’ perché sollecita la ricerca pedagogica a trovare i principi categoriali con i quali ‘leggere’, ‘spiegare’, ‘comprendere’ le cose, i fatti, le situazioni, e, dall’altro lato, storico-dialettico, perché spinge il pedagogista ad uscire dalle assolutizzazioni e a cercare mediazioni, a cogliere le reali possibilità di un processo educativo. E‟ una pedagogia forte nei suoi principi, ma pronta a mettersi in discussione quando avverte i limiti ed i rischi di una deriva integralista e fondamentalista. E‟ una pedagogia che vuole operare nel mondo e con esso continuamente rinnovarsi”. 

La ‘pedagogia in situazione’ è, a parere di chi scrive, la scommessa pedagogica che vive ogni giorno chi voglia operare con consapevolezza ed efficacia nella scuola del XXI secolo per formare persone, uomini e donne, competenti nell’umano, educando alla responsabilità, alla cittadinanza attiva, alla solidarietà, alla differenza, ma soprattutto al rispetto di tutt* e di ciascun*.

E’ la scommessa pedagogica che si trova a vivere ogni giorno chi voglia operare nella scuola del XXI secolo: formare persone, uomini e donne, competenti nell’umano significa educare “alla responsabilità, alla partecipazione, alla solidarietà, alla tolleranza, al rispetto della tradizione, all’inclusione contro l’esclusione, al dialogo, alla prossimità, al realismo, alla comprensione del sé storico”, in una parola, ai valori.

A parere di chi scrive, l’effettiva competenza nell’umano è, e deve essere, sostanziata di un’originaria responsabilità / libertà per … che contraddistingue la persona: “noi non siamo responsabili perché siamo socialmente impegnati, ma ci impegniamo socialmente perché siamo originariamente responsabili”, come insegnava, in quegli stessi anni, Giuseppe Semerari, in una prospettiva teoretica tutt’affatto diversa.

Negli anni ‘60/’70 del secolo scorso, per Santomauro, praticare una pedagogia in situazione significava difendere le peculiarità valoriali della civiltà contadina, segnatamente pugliese e meridionale, dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione spersonalizzante ed alienante. Non è difficile invenire nell’impegno mai disgiunto di ricerca teoretica e attività sociale da parte di Gaetano Santomauro, – consegnato a volumi come Civiltà ed educazione nel mondo contadino meridionale, Il senso di una pedagogia impegnata e Problemi educativi e programmazione nel Mezzogiorno ed alle azioni per la scuola pugliese e meridionale nei decenni di transizione dalla società contadina a quella agro-industriale ed industriale come Consulente tecnico dell’Ente Riforma e come membro della delegazione italiana presso l’UNESCO – i fondamenti teoretici e sociali per un impegno odierno di donne ed uomini di scuola contro la spersonalizzazione di una società postindustriale, globalizzata, che tende ad omologare idee, comportamenti, usi, costumi, linguaggi, impoverendo o, addirittura, svellendo le tradizioni e modificando gli stili di vita degli uomini, delle donne e dei bambini nella prospettiva sempre ‘allettante’ dell’incremento dei consumi finalizzato alla produzione ed ad un profitto spesso fuori controllo.

6. GAETANO SANTOMAURO VIVANT

A parere di chi scrive, praticare oggi una pedagogia in situazione significa riconoscere nelle azioni concrete la dignità di ogni persona umana e determinare la necessità di elaborare e di definire itinerari operativi di “educazione compensativa”, ossia di recupero delle situazioni di emarginazione e di insuccesso negli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Tale riconoscimento è la cifra caratterizzante la cultura occidentale dal mondo greco fino al nostro tempo. La dignità dell’uomo definisce il suo essere persona ed il fine dell’educazione di cui è protagonista: in particolare, per la scuola, non è possibile leggere, conoscere ed educare le varie condizioni umane se non nell’ottica dell’accoglienza e della promozione di ogni persona, di tutti e di ciascuno, soprattutto di quelle contrassegnate dall’emarginazione e dell’insuccesso, che non sono soltanto scolastici, ma anche e soprattutto sociali e civili, anche, se non soprattutto, per una serie di ragioni sociali, storiche, economiche e politiche, che non è, in questa sede, dato di indagare ed approfondire, nel Mezzogiorno d’Italia.

In questo senso, operare quotidianamente nella scuola sta a significare porre in essere ogni giorno la pedagogia impegnata in situazione, che non è né può diventare pedagogia della situazione.

La pedagogia in situazione trova la sua massima espressione nella pratica dei laboratori e nella didattica incentrata su di essi, che non sono soltanto uno spazio didattico diverso dall’aula tradizionale, ma una modalità di apprendimento fondata su dimensioni altre dell’insegnare, consente di conseguire in modo efficace tanto gli obiettivi formativi quanto gli obiettivi specifici di apprendimento, afferenti il sapere (conoscenze), il saper fare (abilità) il saper essere (comportamenti e competenze) poiché essa promuove linguaggi plurimi e non soltanto quelli “dal collo in su”, quelli dimidiati, per dirla con Papa Francesco, poiché non coniugano la mente con il cuore e con le mani.

Questa opzione teoretica per la laboratorialità a trecentosessanta gradi colloca la prospettiva delle scuole, soprattutto del primo ciclo di cui massimamente si è occupato, già nel 1954, Gaetano Santomauro – a parere di chi scrive – sulla medesima linea pedagogica e metodologica che, all’inizio del Novecento, era proposta in modo dirompente, in ben altro contesto culturale, dall’attivismo pedagogico: da John Dewey, alle sorelle Agazzi, da Maria Montessori ad Edouard Claparède, da Céléstin Freinet a Ovide Decroly (a cui Gaetano Santomauro, peraltro, dedicò una specifica monografia) nella direzione dell’ampliamento dell’offerta formativa e delle opportunità di apprendimento per i bambini, i ragazzi, i giovani ma anche gli adulti di tutte le età interessati a crescere, a migliorare se stessi ed a riqualificarsi in un mondo del lavoro in continua trasformazione. 

7. LEGAMI ED APPRODI

Nel 1959, in un articolo comparso su “Rassegna Pugliese”, su cui, probabilmente, non è inutile soffermarsi in questo contesto, dal titolo Il pensiero di Giovanni Modugno attraverso i suoi inediti, Gaetano Santomauro ricostruisce il pensiero del pedagogista bitontino recentemente scomparso: la sua non è mera storiografia pedagogica delle fonti cui si è “abbeverato” il pensiero di Giovanni Modugno e dei passaggi cruciali del suo itinerarium 

G. Santomauro, da insigne pedagogista, ci fa toccare con mano la grandezza di Modugno, che, come tutti i grandi, ha pensato, in forme e modalità diverse, un solo grande tema: l’educazione morale, declinandola come civile e religiosa. Non è un caso che, in quegli stessi anni, l’educazione morale, civile e religiosa fosse al centro degli interessi teoretici del medesimo Santomauro, come si evince dalla bibliografia dei suoi scritti.

Entrambi fecero i conti, in tempi diversi, con il neoidealismo, sia nella versione storicistica crociana che in quella attualistica gentiliana. Basti pensare a due scelte fondamentali delle loro esperienze biografiche.

Giovanni Modugno non fece mai parte a Bari del gruppo di antifascisti che si riuniva intorno a Benedetto Croce presso la casa editrice Laterza, sebbene il suo volume su Foerster fu pubblicato nel 1931 proprio da Giovanni Laterza, quindi è ipotizzabile non senza l’assenso di Benedetto Croce. Né il pedagogista bitontino alcun ruolo nell’organizzazione del congresso del Comitato di Liberazione Nazionale che si svolse a Bari dal 28 al 30 gennaio 1944, e fu aperto proprio da un discorso del filosofo partenopeo (di adozione).

Al pensiero di Benedetto Croce e dalla sua concezione della storia, il giovanissimo Gaetano Santomauro dedicò addirittura la sua tesi di laurea che discusse nel 1946 (quindi con Croce ancora vivente) presso l’Università degli Studi di Urbino, avendo come relatore il filosofo neotomista cattolico Gustavo Bontadini (1903 – 1990). Senza considerare l’influenza di Giuseppe Flores d’Arcais (1908 – 2004), di Mario Casotti (1896 – 1975), di Vittorio Chizzolini(1907 – 1984) e del gruppo bresciano con cui era in stretta e feconda relazione anche Giovanni Modugno, che in quel consesso lo aveva introdotto.

Ciò che contraddistingue entrambi, in una linea teoretica che si potrebbe definire di continuità ideale, è il perseguire una concezione personalistica ed un’ascesa umana che li conduce all’elaborazione di un pensiero coerente ed originale: la connotazione geografica che è nel titolo non è, ovviamente, l’indicazione di un limite, ma di una precipua specificità che non arricchisce il Gotha del personalismo italiano ed europeo, quale quello che negli stessi decenni elaboravano Oltralpe Emmanuel Mounier (1905 – 1950, Jacques Maritain (1882 – 1973), Paul Ricoeur (1913 – 2005).

8. BIBLIOGRAFIA

I volumi qui citati non sono, di certo, una bibliografia esaustiva sugli argomenti cui si è avuto modo di argomentare, ma hanno costituito certamente un faro per chi si è cimentato nella scrittura.

• AA.VV., Maestri del senso: competenze e passione per una scuola migliore, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2023, Ecumenica editrice;

• AA.VV., “Mente – Cuore – Mani”: la proposta educativa di Papa Francesco per la scuola di oggi. Riflessioni teoriche e prassi educative, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2022, Ecumenica editrice;

• CAPORALE, VITTORIANO, Educazione e politica in Giovanni Modugno, Bari 1988, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Un pedagogista del Sud, Bari 1995, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Pedagogia Scienza della Vita, Bari, 1997, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, La proposta pedagogica di Giovanni Modugno, Bari, 2004, Cacucci;                                                                        

• CAPORALE, VITTORIANO, Pedagogia e vita di Giovanni Modugno, Bari 2006, Cacucci;

• CAPORALE, VITTORIANO, Santomauro Gaetano, in “Enciclopedia pedagogica”, 1994, pag. 10277-10283;

• CAPURSO, GIOVANNI, Due Maestri per il Sud: Gaetano Salvemini e Giovanni Modugno, Corato, 2022, SECOP;

• CHIOSSO, GIORGIO, Novecento pedagogico italiano, Brescia 19 , La Scuola editrice;

• LAENG, MAURO, (a cura di), Gaetano Santomauro, “I contemporanei”, Giunti-Barbera, Firenze 1979, pp. 890-893;

• LAFRANCESCHINA, LUIGI, La Pedagogia Italiana del Secondo Dopoguerra e la Proposta Pedagogica di Don Gino Corallo, Bitonto 2014, Arti Grafiche Cortese; 

• MODUGNO, GIOVANNI, Il problema morale e l’educazione morale, Firenze 1924, Vallecchi;

• MODUGNO, GIOVANNI, F.W. Foerster e la crisi dell’anima contemporanea, Bari 1931, Laterza;

• PAGANO, RICCARDO, Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro, Brescia 2008, La Scuola;

• PERRINI, MATTEO, Pedagogia e Vita di Giovanni Modugno, Brescia 1961, La Scuola;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, Bari 2020, Edizioni Dal Sud;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud;

• SANTOMAURO, GAETANO, Giovanni Modugno attraverso gli inediti, «La Rassegna pugliese», 1969, 4-5, pp. 3 – 22;

• SANTOMAURO, GAETANO, Civiltà ed educazione nel mondo contadino meridionale, Padova 1959, Liviana;

• SANTOMAURO, GAETANO, Il senso di una pedagogia impegnata, Lecce 1963, Milella;

• SANTOMAURO, GAETANO, Problemi educativi e programmazione nel Mezzogiorno, Lecce 1964, Milella;

• SANTOMAURO, GAETANO, Per una pedagogia in situazione, Brescia 1967, La Scuola;

• SANTOMAURO, MARIA TIZIANA,

• SARACINO, DOMENICO, Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Bari 2006, Stilo editrice;

• SEMERARI, GIUSEPPE, Responsabilità e comunità umana, Manduria 1960, Lacaita.

 

Et si parva licet componere magnis, precedenti brevi testi di chi ha scritto questo:

a) Un pedagogista meridionale e meridionalista: Gaetano Santomauro, “Tempopieno”, VI, gennaio – giugno 2011, 1-2, pp. 9 – 13;

b) Introduzione. Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro nella scuola del XXI secolo, in Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro nella scuola del XXI secolo, a cura di CARLO DE NITTI, “Educazione & Scuola”, XVII, marzo 2012, 1015, pp. 4-8;

c) La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI secolo. Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino, ”Educazione & Scuola”, XXVI, marzo 2021, 1123;

d) In difesa del Sud: storia di un’amicizia tra due grandi Maestri tra Molfetta e Bitonto, “Educazione & Scuola”, XXVII, settembre 2022, 1141;

e) Giovanni Modugno: un “cercatore di Cristo”, apostolo dell’educazione, in VINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2023, Edizioni Dal Sud, pp. 9 – 12; 

f) La ‘pedagogia in situazione’ oggi: Gaetano Santomauro vivant, “Educazione & Scuola”, XXVIII, marzo 2023, 1147;

g) Giovanni Modugno: un “maestro di senso” per la scuola italiana di oggi, “Educazione  Scuola”, XXVIII, dicembre 2023, 1156.

 

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