Cose complicate e calcoli impossibili nella didattica
La proposta di un calcolo impossibile per lavorare con gli studenti e guidarli a fare matematica imparando a distinguere le cose complicate da quelle che non lo sono.
Virginie Thévenot è l’insegnante di matematica protagonista del film La scuola è nostra (2022). Virginie ha alle spalle una storia dolorosissima che l’ha segnata profondamente. Dopo essere stata lontana dalla scuola per due anni, ha ripreso l’insegnamento, fermamente decisa a far bene per gli studenti, accorta a capirli, ad aiutarli a scoprire le proprie propensioni, a guidarli mentre crescono. Il primo giorno di lezione presentandosi alla classe chiede: «A che serve la matematica?». Una ragazza che siede al primo banco alza la mano: «A calcolare cose complicate?».
Il riferimento al film, che merita di essere visto, e alla brava insegnante Virginie, per dire che quest’idea dei calcoli di cose complicate, che la matematica rende possibili, è molto diffusa e radicata nella storia. C’è ovviamente molto di vero nella risposta/domanda della studentessa e nelle “cose complicate” del cui calcolo la matematica si occupa. Tutti, però, sanno che la matematica è molto più che fare calcoli, complicati o meno! A confermarlo è lo stesso atteggiamento che i matematici hanno sempre avuto verso i calcoli: da una parte li hanno svolti inventando nel contempo nuovi metodi e strumenti per semplificarli e velocizzarli, dall’altra li hanno sempre ritenuti un peso di cui liberarsi.
Un atteggiamento che è ben espresso nella frase di Leibniz del 1674: «non è conveniente che uomini di genio perdano il tempo appresso
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