Siamo ormai arrivati al gesto di violenza “gratuito”?

Una ragazzina di 12 anni accoltella un compagno perché…., un altro uccide per delle cuffiette, un altro ancora per il gusto di curiosità, cioè per comprendere cosa si avverte nell’ammazzare qualcuno, e non importa chi…!?
Guardo ai banchi messi in fila a due a due, vedo tanti ragazzi tutti uniformati nella divisa fatta di un cellulare tra le mani, un invio di wuozzap, di un selfie: isole di un arcipelago chiamata classe.

«Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa mi è lecito sperare?».
Cioè, e noi? Abbiamo ancora motivo di narrare, parlare, offrire, donare, non per obbligo lavorativo, ben sì per amore alla nostra professione che ci vuole sempre e comunque detentori di un mandato, soprattutto in e di coscienza, avvertendo tutta la solitudine di un’apparente sconfitta che si veste anche di delusione per una Politica che continua a
raccontare la sua storia di nulla, diversamente dalle fiabe che insegnavano,

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