E’ uscito il mio ultimo libro
Poco più di una settimana fa, presso la Casa editrice “La Vita Felice” di Milano, è stato pubblicato il mio ultimo libro, un’edizione degli “Inni” e degli “Epigrammi” di Callimaco, poeta greco del III secolo a.C. Il volume consta di un’introduzione che affronta tutti i principali problemi riguardanti l’Autore, la traduzione con il testo greco a fronte ed infine un apparato di note esplicative. Queste ultime sono indispensabili per leggere e comprendere un autore di questo genere, che visse nell’epoca ellenistica quando il testo scritto (cioè il libro) si sostituì alla fruizione orale delle opere letterarie che aveva dominato fino a quel tempo in Grecia, da Omero in poi.
Perché le note sono indispensabili? Perché Callimaco, che si rivolgeva ormai ad un ristretto pubblico d’élite dotato di una vasta cultura, è un autore difficile, che inserisce nelle sue opere tutta una serie di particolari eruditi come toponimi (cioè nomi geografici) pressoché sconosciuti ai lettori moderni, elementi di mitologia che afferiscono a storie poco note o addirittura estranee al mondo greco, riferimenti letterari e geografici di incerta interpretazione. Come se non bastasse, occorre spiegare che molti dei riferimenti che Callimaco opera nei confronti dell’ambiente in cui viveva e degli scrittori a lui anteriori che intende prendere a modello, non sono diretti ma allusivi: la ripresa di una parola in una determinata accezione simile a quella trovata in Omero, in Esiodo o in Saffo, o addirittura di intere espressioni, è finalizzata al lettore colto, il quale soltanto saprà riconoscere la fonte letteraria cui il poeta allude senza nominarla. Facile immaginare, a questo punto, qual è la difficoltà del traduttore moderno a rendere in italiano un testo costellato di difficoltà interpretativa multiple e di diverso genere.
Mi è stato detto che la mia opera è stata ben accolta negli ambienti editoriali e universitari, e ovviamente la cosa mi ha fatto piacere, perché quando si compie una fatica di questo livello ci si aspetta almeno la soddisfazione di vedere riconosciuto il proprio lavoro; oltre a ciò, vi è anche la gioia di sapere di aver contribuito al progresso culturale del nostro Paese. Se è vero infatti che la cultura è da molti poco apprezzata e sostituita sempre più da squallidi valori materiali, è però altrettanto vero che ci sono tante persone che ancora apprezzano chi si dedica agli studi e fa di essi una vera e propria ragione di vita. L’apprezzamento di queste persone è per me è la soddisfazione più grande, quella che mi spinge a continuare a lavorare in questo senso, in modo da passare un po’ più utilmente del solito gli anni della pensione.
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