La matematica contro la violenza contro le donne
La superiorità della matematica nel formare al rispetto della donna. Il suo valore conoscitivo e formativo contro la violenza contro le donne perché il 25 novembre non passi come una ricorrenza ritualistica.
“L’uomo è confinato nei limiti angusti del corpo, come in una prigione, ma la matematica lo libera, e lo rende più grande dell’intero universo” – Pietro Ramo
Preambolo
È trascorso un altro 25 novembre. Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Da allora la violenza di genere su vasta scala non è scomparsa. In Italia ricorre con allarmante frequenza il termine femminicidio. L’uccisione di una donna è il culmine di una violenza che si manifesta anche in altre forme non cruente, derivanti da un fenomeno che è detto patriarcato, ma è più corretto definire maschilismo, come ha osservato Luca Ricolfi alla vigilia dell’anniversario dalle colonne del quotidiano Il Mattino.
Il maschilismo si manifesta con una volontà perversa di soggiogare la donna in un contesto extrafamiliare o anche familiare, mirando a seconda delle situazioni a imporle una sudditanza psicologica e umiliarla con improperi, ingiurie, percosse, perseguitarla con lo stalking, prenderla con la forza, sfregiarla con l’acido, giungendo ad ucciderla, perché il maschio non sopporta di perderne il controllo e il possesso, per non dire poi della violenza di gruppo. Si sa che vi sono culture in cui questa volontà perversa si spinge al punto di imporre l’obliterazione del corpo femminile mediante l’imposizione di un mortificante abbigliamento e di reprimere con
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