Docenti: urge un’azione collettiva forte a tutela dell’interesse pubblico

Giunto in questi giorni, al docente italiano vecchio, povero e sottoproletario non resta che attendere la fine di novembre per illudersi che la propria tredicesima, unita allo stipendio di dicembre, sia l’unica mensilità degna di una parvenza di salario adeguato al costo della vita e a quella libertà economica che dovrebbe rendergli una dignità concreta, un decoro, una tanto attesa, seppur immaginaria, autonomia.
Immaginaria perché riferita ad un solo mese, uno su dodici, l’unico mese in cui può spingersi oltre le solite restrizioni. Purtroppo, però, quest’anno tutti gli insegnanti devono mandare giù un bel boccone amaro: il confronto con lo stipendio di dicembre 2023.
Già, perché illusi di trovarsi una tredicesima paragonabile a quella dello scorso anno, si rendono conto che piuttosto sarà di circa il 30% in meno, magari giustificata dal mancato anticipo dell’aumento relativo al rinnovo del CCNL, presente solo nel cedolino dello scorso anno, ma nello stesso

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