Filiera tecnico-professionale, il no di Uil-Scuola. Il 4+2 potrebbe mettere in crisi i licei; per Frassinetti bisogna rivalutare la cultura classica e umanistica

Sulla questione della riforma che introduce la filiera tecnologico-professionale il dibattito prosegue anche a seguito dell’esito dei lavori del Consiglio Superiore dell’Istruzione.
Nei giorni scorsi, infatti, il CSPI ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto ministeriale per il definitivo avvio dei nuovi percorsi, ma non sono mancate le posizioni contrarie.
Del no deciso della Flc-Cgil abbiamo già dato conto, mentre in queste ore anche Uil Scuola ha voluto evidenziare le potenziali criticità di questo nuovo modello formativo.

Il no di Uil-Scuola

Innanzitutto, secondo il sindacato di Giuseppe D’Aprile, l’istituzione della filiera tecnologico-professionale sembra orientata verso una crescente “esternalizzazione” dei processi educativo-didattici, con un ruolo determinante affidato al mondo dell’imprenditoria. Gli accordi di rete promossi dalle diverse istituzioni educative si configurano come strumenti per costruire percorsi formativi mirati prevalentemente alle esigenze del mercato del lavoro, rischiando di subordinare la formazione culturale

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