Imparare poesie a memoria: esercizio inutile o ‘talismano per il futuro’ come sosteneva Calvino?

“Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale…”. In quanti, tra coloro che hanno frequentato il liceo tra gli anni 60 e 70, sarebbero in grado di continuare a memoria? In molti, riteniamo. E i più giovani, diciamo i trentenni di oggi? Qualcuno, probabilmente, ma certamente nessuno tra i ragazzi e le ragazze attualmente frequentanti o diplomati da qualche anno. Imparare a memoria una poesia è, da tempo oramai, una pratica considerata inutile a livello didattico. Sarà davvero così? Imparare a memoria un testo è un’inutile perdita di tempo? Se lo chiede in questi giorni su Il Fatto quotidiano, Bruno Contigiani, giornalista, scrittore e fondatore dell’associazione ‘L’Arte del vivere con lentezza’. Dichiarandosi subito favorevole alla reintroduzione dell’apprendimento a memoria delle poesie, Contigiani si chiede se l’abbandono di questo esercizio non sia stato in qualche modo ‘colpa’ del Sessantotto che nel nostro immaginario è lo spartiacque, per la scuola e più

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