Rinascita e riforma dell’istruzione tecnica in Italia
Rinascita e riforma dell’istruzione tecnica in Italia
di Bruno Lorenzo Castrovinci
Un tempo, la figura dell’ingegnere in Italia simboleggiava non solo la competenza tecnica, ma anche la capacità di innovare e di guidare il progresso economico e sociale. Grazie a questi professionisti, il Paese ha vissuto il miracolo economico che ha portato benessere nelle case degli italiani e prestigio internazionale. Tuttavia, negli ultimi decenni, il progressivo declino dell’istruzione tecnica ha messo a rischio questa eredità. La carenza di competenze tecniche adeguate e il disallineamento tra scuola e mondo del lavoro hanno contribuito a un rallentamento della crescita industriale e a una crisi occupazionale.
In “Ricostruire l’istruzione tecnica. Ultima chiamata per rimanere la seconda manifattura in Europa, salvare la nostra economia e preservare il nostro welfare (2024)”, Valerio Ricciardelli analizza con lucidità queste criticità, proponendo un piano di rilancio dell’istruzione tecnica come pilastro per la competitività e la crescita nazionale. L’autore sottolinea come il declino di questo settore abbia avuto conseguenze non solo economiche ma anche sociali, mettendo a rischio il modello di welfare italiano.
Ricciardelli invita a un cambiamento radicale, incentrato su una formazione tecnologica avanzata, che unisca teoria e pratica, e su una collaborazione più stretta tra scuola e industria. Attraverso una riforma che integri le discipline STEM fin dai primi cicli scolastici e potenzi gli istituti tecnici e professionali, si può garantire una nuova generazione di tecnici e ingegneri, capaci di sostenere la competitività dell’Italia nel panorama globale.
Il saggio non è solo un’analisi accurata ma anche un appello: l’istruzione tecnica deve tornare al centro delle politiche educative e industriali per preservare la posizione dell’Italia come seconda manifattura d’Europa, salvaguardando la sua economia e il benessere delle future generazioni.
Un legame indissolubile, innovazione tecnica e benessere economico
L’ingegneria ha sempre incarnato il connubio perfetto tra competenza tecnica e sviluppo economico, un binomio che ha segnato la storia dell’Italia come una delle grandi potenze manifatturiere del mondo. In un panorama dominato da piccole e medie imprese, l’innovazione tecnica è stata la leva fondamentale per crescere e competere a livello internazionale. Dai circuiti delle corse automobilistiche, con il trionfo dell’ingegneria meccanica, ai grandi traguardi nell’industria e nelle infrastrutture, l’Italia ha dimostrato al mondo il suo volto ingegneristico, guadagnandosi il ruolo di leader in numerosi settori.
Il settore della meccanica rappresenta il cuore pulsante di questa tradizione. Ferrari, Lamborghini e Maserati, veri e propri simboli di lusso e innovazione, non solo dominano le competizioni sportive, ma incarnano l’eccellenza tecnologica e stilistica. Grazie a una continua ricerca e sviluppo, questi marchi hanno reso l’ingegneria meccanica italiana un punto di riferimento globale, contribuendo in modo significativo all’economia nazionale. Al loro fianco, aziende come CNH Industrial e Brembo esportano il genio italiano in settori fondamentali, come i macchinari agricoli, i veicoli industriali e i sistemi frenanti, mentre Pirelli consolida il suo primato nei pneumatici ad alte prestazioni.
L’eccellenza italiana si estende al settore delle grandi opere infrastrutturali, con Impregilo, oggi Webuild, come emblema del know-how ingegneristico del Paese. Questa azienda ha realizzato progetti iconici in oltre 50 Paesi, dalla diga di Rogun in Tagikistan, tra le più alte al mondo, all’ampliamento del Canale di Panama, un’impresa che ha ridefinito il commercio globale. Sul territorio nazionale, opere come l’Alta Velocità ferroviaria e il Ponte di Genova testimoniano la capacità dell’Italia di rispondere a sfide tecniche e logistiche con soluzioni innovative e di altissima qualità.
Non meno rilevante è il contributo italiano nei settori emergenti, come le energie rinnovabili e l’aerospaziale. Thales Alenia Space Italia è un esempio straordinario: la sua competenza nella progettazione e costruzione di moduli abitativi per la Stazione Spaziale Internazionale sottolinea come l’ingegneria italiana possa spingersi oltre i confini terrestri, contribuendo a missioni globali di grande impatto.
Questi successi, frutto di una tradizione educativa e tecnica secolare, dimostrano quanto sia cruciale continuare a valorizzare l’istruzione tecnica e professionale. Solo investendo nella formazione e nella ricerca, l’Italia potrà mantenere il suo ruolo di protagonista nel panorama tecnologico e industriale globale, preservando e potenziando un patrimonio unico che va dal microscopico al monumentale. L’ingegneria italiana, radicata nella storia e proiettata nel futuro, rappresenta non solo un vanto nazionale, ma anche una risorsa fondamentale per affrontare le sfide di un mondo in continua evoluzione.
La riforma dell’Istruzione tecnica e professionale, un nuovo inizio
La crescente domanda di competenze tecniche avanzate ha spinto il governo italiano a varare una riforma decisiva per rilanciare l’istruzione tecnica e professionale. Con l’approvazione della legge 8 agosto 2024, n. 121, è stato introdotto il modello “4+2”. Questo nuovo percorso prevede quattro anni di istruzione tecnica o professionale, seguiti da un biennio presso gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) Academy. Tale struttura rappresenta un’importante evoluzione che mira a colmare il divario tra formazione scolastica e necessità del mercato del lavoro.
Il modello “4+2” si configura come una filiera formativa tecnologico-professionale, pensata per fornire agli studenti competenze pratiche e spendibili immediatamente sul mercato del lavoro. Tra le principali innovazioni della riforma, spicca la creazione di “campus”: reti che integrano gli istituti tecnici e professionali, gli ITS Academy e i centri di formazione professionale. Questi campus favoriscono una didattica laboratoriale avanzata e un’interazione più stretta con le imprese, garantendo un apprendimento esperienziale e concreto.
Uno degli elementi distintivi del diploma quadriennale è la sua versatilità: può aprire direttamente le porte agli ITS Academy, proseguire verso percorsi universitari, oppure essere riconosciuto nel mondo del lavoro come equivalente a un diploma quinquennale. Questo permette agli studenti di scegliere percorsi diversificati, che rispondono alle loro aspirazioni e alle richieste del mercato.
La riforma punta anche sul potenziamento delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), delle lingue straniere e della didattica orientata alle competenze trasversali attraverso i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO). Gli istituti hanno la possibilità di personalizzare una parte del curriculum in base alle esigenze del territorio, garantendo al tempo stesso il mantenimento degli organici e un utilizzo efficiente delle risorse.
Questa trasformazione intende affrontare il problema storico del mismatch tra domanda e offerta di lavoro. In un mondo in cui la tecnologia evolve rapidamente, formare giovani con competenze tecniche di alto livello è essenziale per sostenere la crescita economica, garantire occupazione qualificata e rafforzare la competitività dell’Italia a livello globale.
Valorizzare l’istruzione tecnica non significa soltanto rispondere a esigenze economiche, ma anche rafforzare il tessuto sociale del Paese. La formazione di alta qualità offerta dal nuovo modello “4+2” rappresenta un investimento per il futuro, creando opportunità per una generazione che sarà protagonista del cambiamento tecnologico e industriale nel prossimo decennio.
Licei professionalizzanti, una nuova strada verso l’eccellenza
Parallelamente alla riforma dei percorsi tecnici e professionali, il governo italiano sta esplorando l’introduzione dei “licei professionalizzanti”, una nuova tipologia di istituti che unisce l’approccio liceale con una solida base tecnica e operativa. Questa proposta mira a fornire agli studenti una preparazione che coniughi formazione culturale e competenze pratiche, creando un percorso in grado di rispondere sia alle esigenze del mercato del lavoro che alle aspettative accademiche.
Tra gli obiettivi principali del progetto c’è quello di offrire un curriculum orientato alla pratica, integrando discipline tecniche e specialistiche con l’esperienza diretta nel mondo del lavoro. Un disegno di legge attualmente al vaglio propone l’introduzione di materie professionalizzanti nei licei classici e scientifici, con una significativa presenza di esperti del settore. Questa visione punta a migliorare la preparazione degli studenti in ambiti strategici come scienze applicate, tecnologia, fisica e matematica, rendendoli più competitivi in contesti accademici e professionali.
La proposta, sebbene ambiziosa, ha generato dibattiti. Alcuni temono una sovrapposizione con gli istituti tecnici o una perdita dell’impronta culturale tipica dei licei tradizionali. Tuttavia, la possibilità di istituire questi percorsi direttamente presso istituti tecnici già consolidati, trasformandoli in poli di eccellenza, potrebbe mitigare tali criticità, garantendo al contempo un’efficace integrazione delle risorse e delle infrastrutture già disponibili.
Questo modello, sperimentato con successo in istituti come il Malignani di Udine e il Majorana di Brindisi, dimostra che l’accostamento tra formazione liceale e tecnica può arricchire l’offerta educativa senza sovrapposizioni, favorendo percorsi diversificati e complementari. I licei professionalizzanti, orientati verso il proseguimento degli studi universitari in ambito tecnico-scientifico, rappresentano una risposta alle esigenze di un mondo in evoluzione, unendo tradizione educativa e innovazione.
Licei Professionalizzanti nei Poli Tecnici: Un Modello di Eccellenza per Formazione e Innovazione
Per affrontare le criticità legate alla sovrapposizione con gli istituti tecnici, i licei professionalizzanti dovrebbero essere istituiti presso questa tipologia di istituti, trasformandoli in veri e propri poli tecnici di eccellenza. Tale approccio sfrutterebbe la già esistente e ricca dotazione di laboratori e attrezzature presenti negli istituti tecnici, valorizzando le risorse esistenti e garantendo una formazione di altissimo livello.
Questo modello consentirebbe di accostare il nuovo percorso dei licei professionalizzanti alla riforma “4+2”, creando un sistema formativo complementare. Mentre il percorso “4+2” si focalizza su una formazione immediatamente spendibile nel mercato del lavoro, i licei professionalizzanti offrirebbero una preparazione orientata al proseguimento degli studi accademici, in particolare nelle facoltà di ingegneria e in altri settori tecnico-scientifici. La coesistenza di queste due opzioni arricchirebbe l’offerta formativa, rispondendo alle diverse aspirazioni e potenzialità degli studenti.
Un esempio di successo di questo approccio è rappresentato da istituti tecnici prestigiosi come il Malignani di Udine e il Majorana di Brindisi. Queste scuole hanno affiancato ai tradizionali percorsi tecnici l’offerta liceale, con un orientamento specifico verso la tecnica o lo studio avanzato della matematica, particolarmente propedeutico per una carriera universitaria brillante nelle facoltà di ingegneria. Questo modello dimostra come sia possibile integrare percorsi liceali e tecnici senza sovrapposizioni, ma con una sinergia che amplia le opportunità per gli studenti e risponde alle esigenze del sistema educativo e del mondo del lavoro.
L’introduzione dei licei professionalizzanti all’interno degli istituti tecnici rafforzerebbe inoltre il legame tra scuola e territorio, promuovendo la collaborazione con le università e le imprese locali. La combinazione tra tradizione tecnica e innovazione liceale può rappresentare una chiave strategica per rilanciare l’istruzione tecnica e professionale in Italia, formando una nuova generazione di giovani preparati e competitivi, sia per il mercato del lavoro che per il successo accademico.
La visione di un sistema educativo integrato e continuo
Per rendere la formazione tecnico-scientifica realmente efficace, è indispensabile adottare una visione educativa che concepisca il sistema scolastico come un percorso unico e integrato, capace di accompagnare gli studenti dalla scuola dell’infanzia fino alla fine della secondaria. La costruzione di un curriculum coerente e progressivo è cruciale per sviluppare competenze solide e durature. Un modello ideale si basa su un “curriculum verticale”, che favorisca la continuità tra i vari cicli scolastici, garantendo un approfondimento graduale delle conoscenze, secondo l’approccio del curricolo a spirale di Bruner. Questo metodo consente di ampliare e consolidare le competenze nel corso degli anni, valorizzando una progressione organica e naturale degli apprendimenti.
Una riforma efficace del sistema educativo italiano deve tenere conto del potenziamento dello studio delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) fin dalla scuola dell’infanzia. La mancanza di continuità nella scuola primaria e secondaria tra i curricoli di scienze e tecnologia rappresenta una delle principali criticità, incidendo negativamente sulla preparazione complessiva degli studenti. Integrare queste materie in un’unica area di apprendimento, destinando maggiori ore e risorse, permetterebbe di garantire una formazione più completa e coerente.
In questo contesto, l’informatica e le scienze applicate devono assumere un ruolo centrale, fungendo da fondamenta per gli studi tecnici successivi e favorendo un approccio interdisciplinare alle scienze. Solo attraverso una formazione tecnica e scientifica solida, strutturata su un percorso integrato e continuo, è possibile preparare gli studenti alle sfide di un mondo in costante evoluzione, costruendo competenze che li accompagneranno per tutta la vita.
L’obiettivo finale: una nuova generazione di ingegneri e tecnici specializzati
L’Italia ha l’opportunità di riaffermarsi come punto di riferimento globale per l’ingegneria e l’innovazione, un obiettivo che richiede una rinascita dell’istruzione tecnica non solo come risposta alle esigenze economiche, ma come progetto culturale e sociale. La formazione di una nuova generazione di ingegneri e tecnici qualificati rappresenta un investimento strategico per il futuro del Paese, con impatti significativi su occupazione, crescita economica e benessere collettivo.
Il rilancio dei percorsi tecnici e professionalizzanti deve andare di pari passo con un cambiamento culturale che valorizzi e riconosca pienamente il ruolo delle competenze tecniche e scientifiche nella costruzione di un’Italia moderna e competitiva. Gli istituti tecnici e i licei professionalizzanti offrono una strada concreta per trasformare questa visione in realtà, ponendo le basi per un sistema formativo che risponda alle sfide del presente e prepari i giovani a guidare i settori chiave del domani.
Tornare a essere protagonisti nel panorama tecnologico e industriale internazionale non è solo una possibilità, ma una responsabilità. Perché innovare non significa solo creare nuove tecnologie, ma immaginare un futuro dove il sapere e la competenza guidano il progresso. Oggi, come ieri, l’Italia può e deve scegliere di essere faro di eccellenza nel mondo.
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