Disciplina scolastica
Disciplina scolastica, un percorso educativo
di Bruno Lorenzo Castrovinci
La disciplina scolastica rappresenta una delle sfide più delicate e complesse del sistema educativo moderno. In passato, la gestione della disciplina era principalmente improntata su un approccio punitivo e autoritario, caratterizzato da provvedimenti come sospensioni prolungate, punizioni fisiche, umiliazioni pubbliche e azioni coercitive psicologiche. L’obiettivo era mantenere l’ordine attraverso la deterrenza, spesso senza considerare le implicazioni educative, il benessere emotivo degli studenti o la possibilità di un percorso di recupero e crescita personale.
Non si tratta semplicemente di gestire comportamenti scorretti, ma di creare un ambiente che favorisca la crescita personale, il rispetto reciproco e la consapevolezza civica. Con l’introduzione della recente normativa, l’approccio alle sanzioni disciplinari ha subito una profonda trasformazione, evolvendo da una tradizione normativa che in passato privilegiava strumenti punitivi e standardizzati. Negli anni ’70 e ’80, la gestione disciplinare era regolata principalmente dai decreti delegati, che introducevano una visione ancora centralizzata e formale delle punizioni. Successivamente, con le riforme degli anni ’90, iniziò a emergere un’attenzione maggiore verso la personalizzazione degli interventi, tenendo conto delle diverse fragilità degli studenti. In questo contesto si inserisce il D.P.R. 294/98, noto come “Statuto delle studentesse e degli studenti”, integrato dal successivo D.P.R. 235/07, che definisce una cornice di principi cardine per la gestione della disciplina scolastica.
Inoltre, il MIUR, con la circolare 3602 del 2008, emanata in risposta all’esplosione del fenomeno del bullismo, ha fissato aspetti metodologico-educativi e sanzionatori, delineando un approccio più equilibrato e orientato alla prevenzione. Questo percorso evolutivo ha condotto a una scuola progressivamente più inclusiva e orientata al benessere dell’alunno, culminando nella recente normativa che riflette la necessità di una scuola capace di educare non solo al sapere, ma anche all’essere, promuovendo competenze sociali ed emotive indispensabili per affrontare le sfide della società contemporanea.
Le sanzioni disciplinari nella Legge 150/2024
La Legge 1° ottobre 2024, n. 150, ha rinnovato il panorama delle sanzioni disciplinari, ponendo particolare attenzione al loro valore educativo. Tra le novità principali, l’introduzione della valutazione del comportamento in decimi nella scuola secondaria rafforza l’importanza di un comportamento responsabile, con conseguenze dirette per chi riceve una valutazione inferiore a sei decimi. In caso di comportamenti gravi o reiterati, la normativa prevede l’allontanamento dalle lezioni, con modalità che privilegiano la riflessione e la riparazione: per periodi fino a due giorni, gli studenti sono coinvolti in attività di approfondimento, mentre per sospensioni più lunghe devono partecipare a iniziative di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate. Queste misure trasformano la disciplina da strumento repressivo a opportunità educativa, collegando l’esperienza della sanzione a un percorso di responsabilizzazione e crescita personale, orientato alla costruzione di una cittadinanza attiva.
Rimprovero verbale
Il rimprovero verbale rappresenta la misura disciplinare più immediata e diretta, spesso utilizzata per correggere comportamenti scorretti sul momento. La sua efficacia, come sottolineato da autori come Mario Polito (“La gestione della classe e dei conflitti”), risiede nella capacità del docente di comunicare il rimprovero in modo rispettoso e mirato. Un rimprovero ben calibrato può rafforzare la relazione educativa, ponendosi come un intervento correttivo che stimola la riflessione senza compromettere la dignità dello studente. Tuttavia, un tono umiliante o aggressivo può generare sentimenti di sfiducia o alienazione, minando la relazione tra docente e discente.
Un esempio pratico potrebbe essere il caso di uno studente che interrompe la lezione con comportamenti inappropriati: il docente, rivolgendosi a lui in modo calmo ma fermo, potrebbe evidenziare il valore della collaborazione e il rispetto per il gruppo. Questo approccio, come indicato anche da Haim Ginott (“Teacher and Child”), rafforza l’idea che il comportamento scorretto non definisce la persona, ma è un errore che può essere corretto. La sensibilità nel dosare questa misura è fondamentale per garantire che essa mantenga il suo valore educativo, evitando che venga percepita come un atto esclusivamente punitivo.
Annotazione o nota disciplinare
La nota disciplinare è uno strumento formale utilizzato per segnalare comportamenti scorretti o gravi, spesso emesso dopo reiterati rimproveri verbali che non hanno sortito effetto. Tuttavia, un uso frequente o poco meditato di questo strumento rischia di inflazionarlo, riducendone l’efficacia come deterrente. Secondo i principi del diritto penale, ogni sanzione deve essere individuale e proporzionata alla gravità del fatto, un principio che si applica anche alla nota disciplinare scolastica. Le note collettive, infatti, risultano inefficaci, in quanto non favoriscono la responsabilizzazione personale degli studenti, come evidenziato da Mario Polito.
L’abuso della nota disciplinare può condurre a una percezione di inutilità dello strumento, soprattutto quando utilizzata per gestire situazioni di conflitto minori o ricorrenti. Inoltre, l’avvento della dematerializzazione, con la scomparsa del registro cartaceo dalla cattedra, ha ridotto la visibilità immediata delle note, privandole di quella funzione simbolica che un tempo rappresentava un forte deterrente per gli studenti. Per mantenere la sua efficacia, la nota deve essere inserita nel registro elettronico con descrizioni precise, tempestive e contestualizzate, in modo da garantire trasparenza e tracciabilità.
Un altro aspetto centrale è il coinvolgimento delle famiglie. Comunicazioni chiare e tempestive ai genitori consentono loro di comprendere il contesto e collaborare con la scuola per gestire il comportamento dello studente in modo costruttivo. Come sostenuto da Daniel Goleman (“L’intelligenza emotiva a scuola”), una sinergia tra famiglia e istituzione scolastica può trasformare una sanzione formale in un’opportunità educativa, favorendo un percorso di crescita personale condiviso. In definitiva, la nota disciplinare deve rappresentare non solo un atto formale, ma anche un potente strumento educativo capace di promuovere la responsabilizzazione e il dialogo tra scuola, studente e famiglia.
Sospensione dalle attività didattiche
La sospensione rappresenta un provvedimento più incisivo, riservato a casi di comportamenti particolarmente gravi o reiterati. La nuova normativa introdotta dalla Legge 1° ottobre 2024, n. 150, ha specificato ulteriormente le modalità di gestione di questa misura, introducendo importanti novità. Per le sospensioni inferiori a due giorni, è previsto che gli studenti producano un elaborato critico per riflettere sul proprio comportamento, trasformando la sanzione in un momento di crescita personale e autoconsapevolezza. Per le sospensioni superiori a due giorni, invece, è obbligatorio il coinvolgimento in attività di cittadinanza solidale presso strutture o enti convenzionati con la scuola. Queste attività includono servizi come il supporto ad associazioni locali, progetti di cura ambientale o attività di aiuto a fasce deboli della comunità.
Le attività devono essere progettate in modo da responsabilizzare lo studente, promuovendo una riparazione concreta del danno arrecato e rafforzando il legame tra scuola e territorio. Inoltre, queste misure rappresentano un’opportunità per stimolare una riflessione profonda sul proprio ruolo all’interno della comunità scolastica e sociale.
Un elemento distintivo della sospensione è la distinzione tra quella con obbligo e senza obbligo di frequenza. Nel primo caso, lo studente è tenuto a frequentare la scuola partecipando a programmi di recupero o riflessione guidata; nel secondo, l’allontanamento fisico dalla scuola è temporaneo e mira a sottolineare la gravità del comportamento scorretto. Entrambe le tipologie di sospensione devono essere decise collegialmente: il consiglio di classe è responsabile delle sospensioni fino a 15 giorni, mentre per quelle di durata maggiore interviene il consiglio d’istituto.
A tutela dello studente, la normativa prevede inoltre il ricorso all’organo di garanzia interno alla scuola, che ha il compito di verificare la correttezza procedurale e valutare eventuali contestazioni da parte dello studente o della famiglia. Questo sistema, basato su trasparenza, dialogo e coerenza normativa, rappresenta un passo significativo verso una gestione disciplinare più equa ed educativa.
L’Allontanamento fino alla fine dell’anno scolastico e la non ammissione
L’allontanamento fino alla fine dell’anno scolastico e la non ammissione agli esami di Stato rappresentano le sanzioni disciplinari più gravi previste dal sistema scolastico, applicabili solo in casi eccezionali in cui il comportamento dello studente comprometta la sicurezza della comunità o renda impossibile valutare il percorso educativo. Questi provvedimenti, disciplinati dal D.P.R. 249/98 e integrati dalla Legge 1 ottobre 2024, n. 150, si basano sui principi di proporzionalità e gradualità, richiedendo un’analisi rigorosa da parte del consiglio d’istituto, supportato eventualmente dall’organo di garanzia regionale per assicurare trasparenza e rispetto dei diritti dello studente. Sebbene rappresentino un forte deterrente, tali sanzioni non devono escludere opportunità di recupero attraverso supporto psicologico, percorsi educativi personalizzati e attività utili, per favorire il reinserimento e prevenire l’abbandono scolastico, mantenendo l’equilibrio tra disciplina e diritto all’istruzione.
Proposte di nuove sanzioni ispirate a modelli internazionali
Guardando alle esperienze di altri Paesi, emergono modelli innovativi di gestione disciplinare che possono arricchire l’approccio scolastico italiano. Ad esempio, in alcune scuole finlandesi e svedesi, si adottano sanzioni formative come il coinvolgimento degli studenti in attività di volontariato o in laboratori di riflessione guidati, volti a favorire una maggiore consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni. In altri contesti, come negli Stati Uniti, vengono utilizzati contratti comportamentali personalizzati, che includono obiettivi specifici e premi per il miglioramento. Questi contratti incoraggiano la partecipazione attiva dello studente nel proprio percorso di correzione.
Un’altra proposta innovativa potrebbe essere l’introduzione di programmi di mediazione tra pari, in cui gli studenti, sotto la supervisione di un docente, aiutano i compagni a risolvere conflitti e a riflettere sui comportamenti scorretti. Questo modello, diffuso in Canada, si è dimostrato efficace nel ridurre episodi di bullismo e nel migliorare il clima scolastico.
Infine, un’idea ispirata alle scuole giapponesi è il coinvolgimento degli studenti in attività di cura dell’ambiente scolastico, come la pulizia delle aule o la manutenzione di spazi comuni, non come punizione, ma come opportunità per sviluppare responsabilità e senso di appartenenza.
Libri Consigliati
Per approfondire le tematiche legate alla gestione della disciplina scolastica e all’evoluzione delle pratiche educative, si suggeriscono alcuni testi fondamentali. Mario Polito, con “La gestione della classe e dei conflitti”, offre strumenti pratici e riflessioni teoriche per affrontare situazioni difficili in aula, rafforzando il legame educativo. Haim Ginott, in “Teacher and Child”, analizza come un approccio empatico e comunicativo possa influire positivamente sulla relazione docente-studente. Daniel Goleman, con il suo celebre “L’intelligenza emotiva a scuola”, esplora il ruolo delle competenze socio-emotive nella gestione del clima scolastico. Infine, “Mindset” di Carol Dweck rappresenta un contributo essenziale per comprendere come l’adozione di una mentalità di crescita possa promuovere la resilienza e il miglioramento continuo, anche in contesti disciplinari.
Conclusione
La disciplina scolastica, nell’evoluzione normativa e pedagogica, non può più essere intesa esclusivamente come un mezzo punitivo, ma deve assumere il ruolo di strumento educativo, capace di favorire la crescita personale e la consapevolezza civica degli studenti. Le sanzioni, personalizzate e integrate in un percorso di recupero, rappresentano un’opportunità per trasformare un errore in un momento di apprendimento significativo. Il panorama educativo italiano, arricchito da modelli internazionali, si muove sempre più verso un approccio inclusivo e orientato al benessere, promuovendo un sistema disciplinare che coniuga rigore, empatia e responsabilizzazione. La vera innovazione risiede nel creare una scuola che non si limiti a correggere, ma che ispiri, educando non solo al sapere, ma anche all’essere, in una prospettiva di crescita integrale.
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