L’evoluzione dell’educazione tecnica in Italia

L’evoluzione dell’educazione tecnica in Italia: tra storia, riforme e prospettive future

di Bruno Lorenzo Castrovinci

L’articolo 34 della Costituzione Italiana stabilisce che “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” Questo principio fondamentale sottolinea l’importanza di garantire pari opportunità educative e, allo stesso tempo, orientare i più capaci e meritevoli verso percorsi che possano esaltare il loro talento e la loro creatività.

Un sistema educativo ben progettato non deve limitarsi a trasmettere conoscenze, ma deve preparare gli studenti a contribuire attivamente alla società, favorendo occupazione, innovazione e benessere collettivo. Il capitale sociale di un territorio, inteso come il valore delle sue risorse umane, fa la differenza in termini di sviluppo economico e miglioramento della qualità della vita. Per questo motivo, l’educazione deve essere strettamente collegata alle necessità del mercato del lavoro e ai settori strategici del Paese.

Una riforma dell’istruzione dovrebbe potenziare le ore dedicate alle discipline necessarie per incrementare il valore sociale del capitale umano, orientando gli studenti verso percorsi che garantiscano un futuro professionale solido e creativo. Parallelamente, l’università dovrebbe accogliere lo studente che sceglie di investire in queste aree di formazione strategica, mentre le facoltà con basse prospettive occupazionali dovrebbero essere regolate attraverso il numero chiuso. Una tale offerta formativa, orientata all’incremento del capitale sociale, rappresenta una leva cruciale per la crescita economica e sociale di una nazione.

L’evoluzione storica e le riforme nell’educazione tecnica

L’educazione tecnica in Italia ha attraversato molteplici trasformazioni nel corso del tempo, evolvendo in risposta alle necessità economiche, sociali e culturali del Paese. Nel periodo postunitario, l’istruzione tecnica venne concepita come uno strumento fondamentale per lo sviluppo industriale e la modernizzazione della società. Con il Regio Decreto del 1923, si delineò un primo assetto strutturato per le scuole tecniche, che miravano a formare figure professionali per il settore produttivo.

Durante il boom economico degli anni ‘50 e ’60, l’istruzione tecnica ricevette ulteriore impulso, grazie alla crescente domanda di tecnici qualificati. Fu in questo periodo che si consolidarono gli istituti tecnici e professionali, rispondendo alle esigenze di un Paese in rapida trasformazione industriale. Tuttavia, le riforme degli anni successivi portarono a un progressivo ridimensionamento del ruolo dell’educazione tecnica, in favore di un’istruzione più teorica e generalista.

Con l’introduzione della Legge 53/2003, si avviò un processo di modernizzazione che cercò di rivalutare l’istruzione tecnica attraverso il rafforzamento delle competenze trasversali e tecniche. Tuttavia, il percorso rimase frammentato e spesso privo di una visione strategica unitaria.

La scuola secondaria di primo grado: storia ed evoluzione

La scuola secondaria di primo grado, la cui storia affonda le radici alla fine del XIX secolo, è un pilastro del sistema educativo. Ha attraversato numerose riforme che ne hanno plasmato l’evoluzione, cercando sempre di adattarsi ai cambiamenti della società e alle esigenze degli studenti.

La scuola media nasce ufficialmente con la Legge Casati del 1859, durante il Regno di Sardegna. Questa legge, estesa poi a tutta l’Italia unificata, è la prima grande riforma del sistema scolastico italiano, che stabilisce una chiara distinzione tra istruzione primaria e secondaria.

Con la Riforma Gentile del 1923, introdotta dal filosofo Giovanni Gentile sotto il governo di Benito Mussolini, la scuola media assume una nuova forma. Questa riforma mira a creare un sistema educativo elitario, preparatorio al liceo classico o scientifico, con una forte enfasi sulle materie umanistiche e linguistiche. Il curriculum include: Italiano, con letteratura, grammatica e composizione; Latino, fondamentale per la formazione culturale; Storia e Geografia, insegnate insieme per una comprensione globale; Matematica, con aritmetica e geometria; Scienze Naturali, con nozioni di base di biologia e chimica; Lingua Straniera, solitamente francese; Educazione Fisica, per lo sviluppo fisico; Disegno e Musica, per abilità artistiche e musicali.

La Riforma della Scuola Media Unica del 1962, promossa dal ministro Luigi Gui, democratizza l’accesso all’istruzione secondaria, istituendo un curricolo unico con maggiore attenzione alle materie scientifiche e tecniche. Le discipline includono: Italiano, con letteratura e composizione; Storia e Geografia, insegnate insieme con attenzione alla storia contemporanea; Matematica e Scienze, con algebra, geometria, fisica e chimica; Lingua Straniera, con l’inglese come principale; Educazione Tecnica, per competenze pratiche e tecniche; Educazione Fisica, per lo sviluppo fisico; Disegno, Musica ed Educazione Artistica, per stimolare la creatività.

L’istituzione dell’Educazione Tecnica rappresentò una novità significativa nelle riforme scolastiche del tempo, introducendo un approccio formativo basato su competenze pratiche e tecniche, ma fortemente condizionato dai ruoli di genere tradizionali. Questa disciplina venne strutturata in percorsi distinti per maschi e femmine, riflettendo le aspettative sociali e culturali dell’epoca.

Per i ragazzi, l’Educazione Tecnica si focalizzava su settori come meccanica, elettricità, lavorazione del legno e dei metalli. L’obiettivo principale era prepararli a entrare in un mondo del lavoro dominato dall’industria e dall’artigianato, formando una generazione capace di progettare, costruire e innovare. I laboratori scolastici, ricchi di strumenti e macchinari, diventavano il luogo in cui apprendere abilità essenziali per futuri mestieri tecnici, con attività che rafforzavano l’identità maschile attraverso la manualità e la precisione. Questo percorso formativo non si limitava a insegnare competenze pratiche, ma trasmetteva implicitamente un modello di cittadino attivo, pronto a contribuire al progresso economico e tecnologico.

Per le ragazze, invece, l’Educazione Tecnica si configurava come una preparazione alla vita domestica, concentrandosi su attività come cucito, cucina, igiene e cura della famiglia. Queste materie erano pensate per formare le giovani donne a gestire il focolare domestico, consolidando l’ideale tradizionale della donna come custode della casa. Le lezioni di cucito non erano semplici esercizi manuali, ma veicoli di una femminilità virtuosa, mentre la cucina e l’economia domestica miravano a trasmettere competenze di organizzazione e gestione, ritenute fondamentali per la stabilità familiare. Questa preparazione non era priva di valore pratico, ma rafforzava una visione limitante del ruolo femminile, escludendo le donne da percorsi professionali e tecnologici che avrebbero potuto sviluppare pienamente il loro potenziale.

Questo modello educativo, sebbene rispondente alle necessità sociali ed economiche del tempo, presenta oggi evidenti criticità. La rigida separazione dei percorsi non solo privava gli studenti della libertà di esplorare inclinazioni personali, ma perpetuava stereotipi di genere che influenzavano profondamente le scelte di vita e lavoro. Un ragazzo interessato alla cucina o una ragazza attratta dalla meccanica difficilmente potevano trovare spazio per coltivare queste passioni. Questo sistema contribuiva inoltre a definire l’ambito tecnologico e industriale come esclusivo degli uomini, relegando le donne a un ruolo di supporto domestico.

Per superare queste criticità, l’educazione tecnica venne progressivamente unificata, con lo stesso curriculum per tutti gli studenti, indipendentemente dal genere con la Riforma degli Ordinamenti Scolastici degli anni ’90.

Con l’inizio del nuovo millennio, la Riforma Moratti del 2003 modernizza il sistema scolastico, introducendo la personalizzazione dei percorsi educativi e un maggiore utilizzo delle tecnologie. Il curriculum modernizzato include: Italiano, con enfasi sulla comprensione del testo e scrittura creativa; Matematica e Scienze, con nuove tecnologie e metodologie didattiche; Storia e Geografia, insegnate con maggiore enfasi sugli eventi contemporanei; Lingua Straniera, con l’inglese come principale e possibilità di una seconda lingua; Educazione Tecnica e Informatica, con competenze digitali obbligatorie; Educazione Fisica, per il benessere degli studenti; Arte e Musica, per lo sviluppo delle capacità artistiche.

La Riforma Gelmini del 2008 introduce ulteriori cambiamenti, mirati a razionalizzare la spesa pubblica e a migliorare l’efficienza del sistema scolastico. Le discipline principali comprendono: Italiano, con focus sulla comprensione del testo e competenze espressive; Matematica e Scienze, rafforzate con nuove tecnologie e maggiore rigore; Storia e Geografia, insegnate separatamente con attenzione alla storia contemporanea e geografia economica; Lingua Straniera, con l’inglese principale e opzione per una seconda lingua; Tecnologia, con informatica integrata e focus sulle competenze digitali; Educazione Fisica, mantenuta per promuovere uno stile di vita sano; Arte e Musica, per lo sviluppo delle capacità creative.

La scuola media italiana di oggi prevede un monte ore settimanale di circa 30 ore, distribuite tra materie fondamentali come Italiano, Matematica, Scienze, Storia, Geografia, Lingue straniere, Tecnologia, Educazione Artistica, Educazione Musicale, Scienze Motorie e Sportive, e Religione o attività alternative. Il tempo prolungato, offerto in alcune scuole, aggiunge ulteriori ore pomeridiane, portando il totale settimanale a circa 36-40 ore. Questo modello esteso include attività di approfondimento, laboratori, recupero e potenziamento, e progetti interdisciplinari.

La situazione attuale: Tecnologia nel primo ciclo d’istruzione

Attualmente, l’educazione tecnica è rappresentata nel primo ciclo d’istruzione dalla disciplina Tecnologia, insegnata fin dai primi anni della scuola primaria e che, nella scuola secondaria di primo grado, occupa un quadro orario di 66 ore annue, pari a 2 ore settimanali. Questo posizionamento, alla pari di discipline come Arte e immagine, Musica e Scienze motorie, ne evidenzia una certa marginalizzazione rispetto alla crescente importanza delle competenze STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) nel panorama globale. Nonostante il contributo fondamentale che Tecnologia potrebbe offrire per l’orientamento verso studi tecnici e scientifici, il limitato monte ore rischia di ridurne l’impatto formativo.

L’esigenza di orientare verso gli studi tecnici

L’Italia, seconda manifattura in Europa, si trova oggi di fronte a una sfida cruciale: formare una nuova generazione di tecnici qualificati per sostenere la competitività economica e preservare il welfare. Il libro “Ricostruire l’istruzione tecnica. Ultima chiamata per rimanere la seconda manifattura in Europa, salvare la nostra economia e preservare il nostro welfare” sottolinea l’urgenza di investire nell’educazione tecnica e professionale come pilastro per il futuro del Paese. L’orientamento verso gli studi tecnici dovrebbe partire già dal primo ciclo d’istruzione, integrando attività laboratoriali e progettuali che stimolino la curiosità e l’interesse degli studenti verso le STEM.

Ma nonostante gli investimenti in attività extracurriculari, per ottenere effetti duraturi è necessario rivedere i quadri orari e potenziare la disciplina Tecnologia nelle scuole secondarie di primo grado, accorpandola con Scienze, in quanto è necessario un riallineamento dei due curriculi per evitare sovrapposizioni.

Lo studio teorico delle scienze è fondamentale per l’apprendimento successivo delle scienze applicate, al fine di poter applicare pienamente il curricolo a spirale di Jerome Bruner e, allo stesso tempo, per determinare quella zona di sviluppo prossimale necessaria per la maturazione delle competenze in tecnologia.

E’ necessario, inoltre, attrezzare le scuole medie con laboratori adeguati o, nei territori ove presenti, sfruttare quelli degli istituti tecnici e professionali anche in orario pomeridiano.

La tecnologia, essendo scienze applicate, necessita di metodologie didattiche attive, quali il  Making e il Thinkering, per la realizzazione di prodotti significativi, possibilmente in gruppo e meglio ancora durante lo svolgimento di un compito autentico di realtà.

Le iniziative del Ministero dell’Istruzione e del Merito

Negli ultimi anni, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha promosso diverse iniziative per potenziare lo studio delle STEM, tra cui l’introduzione delle Linee guida per l’orientamento che enfatizzano l’importanza di indirizzare gli studenti verso percorsi tecnici e scientifici. Inoltre, gli ultimi provvedimenti ministeriali hanno stanziato risorse significative per il potenziamento delle attività laboratoriali e l’acquisto di strumenti tecnologici nelle scuole secondarie di primo grado.

Nonostante questi passi avanti, restano ancora molte criticità. Alcune scuole non hanno i locali necessari per la realizzazione di idonei laboratori, in altre mancano le risorse umane, le competenze e la vision per realizzare spazi idonei per le attività di making e thinkering. Le attività extracurriculari, essendo temporanee e legate agli investimenti limitati ad un determinato periodo di tempo, non sono sufficienti a creare i presupposti per un sistema formativo in grado di motivare nel tempo gli studenti verso lo studio delle STEM.

Un giudizio critico e le prospettive future

È evidente che il quadro orario dedicato a Tecnologia dovrebbe essere incrementato e riorganizzato, accorpandolo con Scienze, per creare una disciplina integrata e interdisciplinare. Ciò permetterebbe di fornire agli studenti una visione più completa delle interconnessioni tra scienza e tecnologia, favorendo lo sviluppo di competenze utili per il futuro. Inoltre, sarebbe opportuno investire maggiormente nella formazione dei docenti e nell’aggiornamento dei curriculi didattici, includendo tematiche emergenti come l’intelligenza artificiale, la robotica e la sostenibilità ambientale.

L’educazione tecnica nel primo ciclo d’istruzione rappresenta una straordinaria opportunità per orientare le nuove generazioni verso percorsi che possono contribuire alla crescita economica e sociale del Paese. Tuttavia, per cogliere appieno questo potenziale, è necessario un impegno sistematico e coordinato da parte di tutte le istituzioni coinvolte, con una visione a lungo termine che metta al centro gli studenti e le loro esigenze future.

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