AI, Musk, Istruzione

Artificial Intelligence, Musk, Istruzione

di Gabriele Boselli

Sono un piccolissimo detentore di azioni Tesla comprate -riconoscendo la genialità tecnico/scientifica ed economica del fondatore Musk- quando valevano molto meno. Le azioni sono cresciute e cresceranno (salvo conflitti con Trump) con l’investimento vincente dell’uomo più ricco, intelligente e folle al mondo nella candidatura di Trump e nei terreni, che il surriscaldamento del  pianeta renderà presto verdi di nuovo, della Groenlandia, per non dire delle licenze petrolifere illimitate nel golfo del Messico, anzi d’America. La galassia delle imprese muskiane  (PayPal, SpaceX, Neuralink…) ora permette con l’A.I. sinergie esponenziali non tanto con i veicoli a guida autonoma quanto con l’A.I. diffusa,  i droni e i robot militari e sopratutto con il controllo di tutte le comunicazioni anche riservate attraverso il sistema satellitare Starlink, prossimamente in adozione anche in Italia. Una gamma di fatti produttrice di atti politici propulsivi o compressivi di enorme portata.

Quella dell’ Istruzione, che sinora era una costellazione (aggregato a interazioni deboli la cui forma e potenza dipende principalmente dalla posizione e dalla distanza dell’osservatore, es. costellazioni stellari e altri stati fisici sociologici) potrebbe nel bene e nel male divenire un sistema  ovvero un aggregato a interazioni forti con cogenza esosistemica determinata da controllo illimitato della comunicazione interna ed esterna, es. organizzazioni militari e aziendali.   

Un terreno istituzionale predisposto all’assoggettamento

Finora il boss sudafricano, a parte un impegno sinora modesto nella E.Musk Foundation, non si è interessato molto dell’istruzione; che io sappia non ha ancora scatenato i suoi sherpa alla conquista del monopolio dell’intelligenza artificiale anche attraverso le strutture dell’istruzione. Ancora.

Da vero monopolista assoluto del Potere e della Conoscenza dovrà presto occuparsene e del resto il terreno gli è favorevole: da almeno trent’anni la didattica della programmazione, degli obiettivi senza un fine e delle competenze al posto della pura e indifferenziata capacità di conoscere è stata pompata dal MIUR prima e dal MIM adesso. Le scuole vengono valutate a seconda della correttezza nelle risposte degli alunni ai quesiti posti dall’ INVALSI. I posti a concorso da insegnante, dirigente scolastico e il prossimo da ispettore si vincono superando test che valorizzano non la produzione culturale e scientifica, non la capacità critica e la creatività ma il pensiero iperomologato, convergente, frazionale, non aperto all’Intero. Un robot dotato di intelligenza artificiale vincerebbe nelle prove qualsiasi umano.

Creativi ma monopolisti

Jobs, Musk, Altman, Zuckerberg e compagni sono personaggi dotati indubbiamente di forte intelligenza creativa. Gli ultimi tre, raggiunto il potere economico e dunque politico, pare si stiano però dedicando non allo sviluppo ma al controllo monolingua delle intelligenze altrui. Sono per contro convinto che ogni tecnologia, disconnessa dalla pluralità delle matrici essenziali delle strutture etiche e logiche da cui trae concepimento, sia destinata a disseccarsi. I linguaggi degli apparati informatici, i LLM devono poter utilizzare l’intera sintassi nucleare delle varie lingue e non solo la sintassi della lingua inglese e i codici pseudouniversalistici di alcune delle matematiche prodotte in Occidente nel XX secolo. Le categorie dell’intelligere sono ben più di quelle usate finora nell’AI.

I linguaggi e i programmi dominanti di intelligenza artificiale e generativa pongono al mondo dell’istruzione una sfida non solo alla resistenza ma anche al saper porre in termini nuovi le antiche questioni del conoscere e in particolare della coscienza. Sono questioni intimamente negate all’approccio tecnocratico e psicologistico imperante (quello che fabbrica in grandi quantità handicappati, DSA, BES etc.). Le linee di costruzione davvero ulteriori delle scienze sono incompatibili con ogni forma di burocrazia e di automatizzazione del pensiero; nelle scuole come in tutte le altre istituzioni di alta cultura sono eminentemente pedagogiche, di pedagogia come, gentilianamente, scienza; e scienza filosofica. Vanno a mio avviso ripensate in prospettiva fenomenologica ovvero tendenti a costituire non fondamenti ma fondazioni oscillanti, plastiche, mutevoli per natura e intensità, sviluppantesi per vettori categoriali multipli e attivabili nella generalità delle discipline.


F.Faggin Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, Mondadori 2022, 2023 2.a

G.Boselli Chat GPT, le potenze del Novum in Encyclopaideia – Journal of Phenomenology and Education, vol 27 n.65, 2023

L. Floridi Filosofia dell’informazione, Cortina, 2024

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