Indicazioni Nazionali. Alla ricerca del testo fantasma
Indicazioni Nazionali. Alla ricerca del testo fantasma
di Agostina Melucci
Sono usciti vari commenti, soprattutto sulla stampa nazionale, a seguito dell’intervista resa dal Ministro dell’istruzione sulle Indicazioni Nazionali (cit. il Giornale, 15 gennaio u.s.). Si andrà alla revisione, a nuove indicazioni, a linee guida?
Peraltro non è specificata la ragione di tale necessità, né soprattutto il quadro delle finalità educative. Quale il progetto, quale idea di scuola
Non è infatti ancora disponibile corampopulo la bozza della proposta. Conterebbe anche il modo in cui si organizza un momento così importante e come viene reso pubblico.
Sappiamo, sulla base dell’intervista, che si prevede di “reintrodurre” a partire dal secondo anno delle “medie” l’insegnamento della lingua latina per migliorare l’apprendimento della lingua italiana dimenticando che il latino è alla base della civiltà europea. Diverse scuole “medie” non hanno mai abbandonato l’insegnamento del latino in modo specifico né ovviamente nella relazione con l’italiano. Meritevole al riguardo emolto seguita l’attività condotta da tempo da Ivano Dionigi sulla “permanenza dei classici”.
Il Ministro dichiara che sarà dato spazio alla letteratura e alla grammatica e “ripresa” la “grande scuola della memoria”; in quarta e quinta “elementare” l’attenzione sarà incentrata sui popoli italici, la civiltà greca, romana, i primi secoli del cristianesimo. La storia, “scienza degli uomini nel tempo” (come se gli accadimenti non avvenissero anche nello spazio), è intesa quale “grande narrazione senza caricarla di sovrastrutture ideologiche”. Le proposte, che dovrebbero trovare dopo un “grande dibattito” una stesura definitiva verso la fine di marzo per essere introdotte nell’anno 2026-2027, sembrano essere dettate dagli interessi (ideologia?) dei componenti la commissione.
L’interazione con la cultura musicale già avviene fin dal primo anno delle “elementari” e anche nella scuola dell’infanzia, come contenuto nelle Indicazioni del 2012 ( aggiornate nel 2018). Senz’altro sarebbe un bene se venisse rafforzata magari anche in connessione con la storia dell’arte.
Che ci sia la necessità di ripensare in modo sistemico – molti insegnanti lo fanno costantemente – l’insegnamento della lingua italiana è esigenza da tempo avvertita dalle scuole.
In Emilia-Romagna, per impulso degli ispettori (Cerini, Benelli, Boselli , Iosa, Melucci), sono state promosse, tempo addietro, numerose iniziative sugli insegnamenti disciplinari e interdisciplinari con gruppi di ricerca. Oggetto di riflessione erano i nuclei essenziali delle discipline. Molti i documenti prodotti con il coinvolgimento delle scuole, delle associazioni, dei centri di ricerca, delle Università. Era la stagione dell’autonomia cui si erano riposte tante speranze; stagione sostenuta in primo tempo daun buon lavoro culturale. Poi molte speranze sono andate deluse, in particolare, a mio parere, per la deriva tecnocratica e liberista assunta dalla politica scolastica (e non solo).
Porre mano a indicazioni nazionali per le scuole è una grande operazione culturale, politica, pedagogica; richiede studio, cultura, lungimiranza, capacità autentica di interpretare l’eredità culturale con quella severiniana tensione tra la tradizione e l’innovazione che è propria della scuola. La nostra scuola non ha bisogno di aggiustamenti di piccolo cabotaggio, né di tornare in modo asfittico al passato; ha bisogno di portare avanti il nostro patrimonio culturale in maniera viva, feconda, significativa, generativa, emancipativa in senso democratico; ha bisogno di investimenti sul piano della formazione, della capacità di coinvolgimento di chi lavora in essa, ha bisogno di ricerca, di pensiero, di direzioni di senso.
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