Daniele Novara: “Non c’è bisogno di nuove indicazioni nazionali. Il vero nodo sono i docenti, a chi insegna manca un sostanziale background metodologico”
“Un retrogusto stantio, polveroso e anacronistico”. Così il pedagogista Daniele Novara definisce le anticipazioni sulla riforma scolastica presentate dal Ministro Valditara.
In un intervento per il quotidiano Avvenire Novara critica l’impostazione della Commissione ministeriale, accusandola di guardare al passato con una “logica di archeologia gentiliana” e di voler trasformare la scuola in uno strumento di “campagna elettorale”.
“Nessuna emergenza contenuti, il vero nodo sono i docenti”
Per Novara, la scuola italiana non soffre di un’emergenza contenuti, bensì di una carenza di sostegno e formazione per gli insegnanti. “Siamo al paradosso: in Italia, patria di Maria Montessori, a chi insegna manca un sostanziale background metodologico”, afferma il pedagogista, denunciando il predominio della lezione frontale. L’urgenza, secondo Novara, è rafforzare le professionalità del corpo docente, invece di modificare le Indicazioni Nazionali del 2012.
“Idee eccentriche e prive di organicità”
Novara critica le proposte della Commissione, definendole prive di organicità e ricche di “idee eccentriche”, come delle poesie a memoria nella scuola primaria o la lettura della Bibbia. “Non ha senso che sia una normativa ministeriale a indicarle come necessarie”, sostiene il pedagogista, rivendicando la libertà di insegnamento.
Che cosa sono le Indicazioni Nazionali
Le Indicazioni Nazionali non dettano cosa insegnare a scuola, ma definiscono quali competenze e obiettivi di apprendimento gli studenti devono raggiungere al termine di un ciclo scolastico. Stabiliscono, ad esempio, che uno studente debba saper scrivere un testo o conoscere la storia del XX secolo, ma non impongono quali specifici contenuti trattare per raggiungere tali obiettivi. Tale spazio di manovra, introdotto dalla legge Bassanini alla fine degli anni ’90, consente alle scuole di elaborare i propri POF, adattando la programmazione didattica alle specificità del territorio e ai bisogni degli studenti.
L’autonomia scolastica non significa libertà assoluta. Le scuole devono pur sempre muoversi all’interno delle linee guida definite dalle Indicazioni Nazionali, che prevedono obiettivi sia generali che specifici per ogni disciplina. Tuttavia, questo margine di autonomia permette agli istituti di differenziare la propria offerta formativa, scegliendo come raggiungere gli obiettivi ministeriali. In altre parole, le scuole possono adottare metodi e contenuti diversi da quelli immaginati dal Ministero.
Un’autonomia ancora poco sfruttata?
Pur ridotta, Tale autonomia rappresenta un’opportunità per una didattica più personalizzata e rispondente alle esigenze del territorio. Tuttavia, ci si interroga se tale potenzialità sia effettivamente sfruttata dalle scuole. La differenziazione dell’offerta didattica, pur prevista dalla legge, sembra ancora un obiettivo da raggiungere pienamente.
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