Il gioco della zara alla maturità

Dadi e probabilità. Un po’ di storia e il gioco della “zara” presente tra i quesiti della prova scritta degli esami di maturità.

       Alea iacta est, “il dado è tratto”.
Cesare, nel varcare il Rubicone (49 a. C.)

L’autore dell’articolo che segue è l’ispettore Domenico Bruno, una figura di riferimento per la comunità di Matmedia. In una nota a margine della sua lettura del libro ‘Il teorema del pappagallo’, l’ispettore Bruno ci ha salutato augurandoci un felice Anno Nuovo 2025. A causa di un’artrosi alle mani, ha espresso il timore che quella possa essere l’ultima sua nota.

Auguriamo all’ispettore Bruno di superare presto le difficoltà e nell’attesa, perchè la sua voce non manchi, pubblichiamo oggi il suo articolo dedicato ai dadi e alle probabilità.La Redazione di Matmedia

Il dado è un piccolo cubo d’osso, di avorio, di legno o di materia plastica, che presenta, su ciascuna delle sei facce, un numero da 1 a 6, segnato per mezzo di punti colorati, in modo che le cifre delle facce opposte, sommate, diano sempre 7 (1+6; 2+5; 3+4). Il gioco dei dadi è considerato d’azzardo e viene fatto fra due o più persone. Secondo la più comune tecnica, ogni giocatore deve agitare i dadi in un bossolo o tra le mani, e quindi lasciarli cadere su un piano: si sommano i numeri delle facce superiori scoperte, e vince chi ha ottenuto la cifra maggiore.

Di origine remotissima, i dadi furono inventati – secondo la tradizione – da Palamede (colui che smascherò

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