Interferenti endocrini e fertilità: cosa sappiamo?

interferenti endocrini e fertilità

Gli interferenti endocrini sono sostanze o miscele presenti nell’ambiente, negli alimenti e negli oggetti della vita quotidiana, che possono alterare l’equilibrio ormonale degli individui riducendone la fertilità.

Ci sono moltissime tipologie di interferenti endocrini.

Alcuni, come per esempio le diossine, sono sorvegliati da tempo in ragione della loro intrinseca pericolosità ed evidente capacità di compromettere irrimediabilmente la salute riproduttiva degli individui e degli animali.

Tutti ricordiamo il disastro ambientale di Seveso e le conseguenze che ebbe a carico della fertilità di uomini e donne residenti nelle zone contaminate. Conseguenze che sono state poste ad oggetto di uno studio (Eskenazi B, et al. Environ Int 2018) che ha preso in esame anche l’effetto multigenerazionale della diossina sulla fecondabilità e sul rischio di infertilità, in un follow-up durato quasi 40 anni.

disastro di Seveso del 1976
Un’immagine della zona contaminata, via Wikipedia

Ebbene: questo studio ha accertato che l’esposizione alla diossina è associata a ridotta fecondabilità, dimostrata come tempo alla gravidanza maggiore di 12 mesi, in percentuale simile tra madri direttamente esposte al contaminante e figlie esposte in utero.

Che si legge così: il disastro ambientale di Seveso ha determinato una riduzione della fertilità, definita come tempo alla gravidanza superiore ai 12 mesi, sia a carico delle donne esposte direttamente al contaminante che a carico delle bambine esposte ad esso nel periodo di vita intrauterina.

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disastro ambientale di Seveso

Altri interferenti, invece, sono più subdoli perché presenti negli alimenti e nei prodotti di uso quotidiano e, quindi, in grado di condizionare molto più facilmente l’ambiente e la catena alimentare.

LEGGI ANCHE: Gli effetti dell’inquinamento sulla fertilità

Gli interferenti endocrini più diffusi

In questa lista di killer silenziosi troviamo:

  • i perfluorati (PFOS e PFOA), usati in molti prodotti di consumo come tappezzerie e tappeti, detersivi, alcune tipologie di rivestimenti, grassi per carta ad uso alimentare, nei rivestimenti antiaderenti delle padelle, nelle schiume antincendio, vernici per pavimenti ed insetticidi. Queste sostanze hanno la capacità di accumularsi nei tessuti degli organismi, anche in quelli umani.
  • gli ftalati (DEHP), la cui funzione è quella di rendere flessibili le plastiche a base di PVC, che troviamo nei materiali di imballaggio, nei giocattoli per l’infanzia e addirittura in alcuni dispositivi medici
  • il bisfenolo A, un composto organico che serve a produrre plastiche e derivati, il cui campo di utilizzo riguarda prodotti per bambini, bottiglie, attrezzature sportive, elettrodomestici e molto altro

In che modo gli interferenti endocrini condizionano la fertilità?

Nomen Omen.

Gli interferenti endocrini modificano in modo più o meno rilevante la funzione di numerosi recettori ormonali.

Negli uomini, per esempio, questo tipo di interazione può determinare anomalie nella spermatogenesi. È il caso dell’esposizione ai metalli pesanti che si degradano e contaminano l’ambiente oppure che vengono in esso immessi a seguito della combustione, come accade nelle zone ove sono ubicati i termovalorizzatori.

Nel corso della vita fertile femminile, possono determinare la distruzione degli ovociti e, quindi, la riduzione della riserva ovarica, con un sensibile aumento dei tempi necessari ad instaurare una gravidanza.

Durante la gravidanza, vengono immessi nel circolo materno-fetale e possono agire sulle funzioni ormonali che presidiano lo sviluppo di organi e tessuti fetali, alterandone la corretta costruzione.

Quali sono le conseguenze a carico dei bambini in caso di immissione di un interferente endocrino nel circolo materno-fetale?

Non è possibile stabilire a priori quale potrà essere l’esito dell’esposizione materna ad uno di questi interferenti, ma a livello generale è nota la compromissione di un adeguato sviluppo immunitario, per esempio, così come le alterazioni del regolare sviluppo del sistema riproduttivo del bambino.

Vi sono poi molti sospetti circa la possibilità che l’esposizione ad alcuni interferenti possa determinare un aumento del rischio di cancro, ma i dati attualmente a disposizione non sono ancora sufficienti a trarre delle conclusioni scientificamente valide a riguardo.

Interferenti endocrini di uso quotidiano: cosa sappiamo?

Anche negli alimenti che mangiamo sono, talvolta, presenti sostanze sospettate di avere effetti negativi sulla salute riproduttiva, in caso di esposizione prolungata.

Tuttavia, non è ancora possibile stabilire in che misura possano effettivamente porsi in relazione di causa effetto con tali effetti.

Questo perché, mentre nel caso dei farmaci vengono realizzati specifici studi di tossicità prima della commercializzazione, non avviene altrettanto per le sostanze ad uso alimentare.

Il ruolo del Fumo

Il fumo di tabacco contiene svariati composti nocivi, come idrocarburi policiclici aromatici, nitrosamine e metalli pesanti, che agiscono in vari modi – e tutti negativi – sulla salute riproduttiva maschile e femminile.

Nelle donne il fumo accelera la perdita follicolare e altera la maturazione degli ovociti.

I dati attualmente disponibili sulla tossicità del fumo in relazione allo sviluppo dell’embrione sono ancora considerati controversi, mentre alcuni studi condotti su pazienti fumatrici sottoposte a PMA hanno dimostrato:

  • tassi di impianto più bassi che nelle non fumatrici
  • livelli inferiori di estradiolo e di progesterone nel sangue
  • alterazioni nel funzionamento delle tube con aumentato del rischio di gravidanza extrauterina

In generale, comunque, la comunità scientifica è piuttosto unanime nel ritenere che il fumo aumenti il rischio di patologie della gravidanza e di parti pretermine.

LEGGI ANCHE: Lo stile di vita può influenzare la fertilità femminile?

Come possiamo proteggerci dagli interferenti endocrini riconosciuti come dannosi per la fertilità?

Con l’informazione adeguata.

La Dichiarazione di Parma su Ambiente e Salute, adottata il 12 marzo 2010 da 53 Paesi aderenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha sollecitato i Governi a adottare iniziative specifiche per proteggere la salute, in particolare quella dei bambini, dai rischi connessi alla presenza nell’ambiente di sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino.

L’ Italia è stata pioniera a riguardo.

Grazie al progetto di Ricerca PREVIENI, concluso nel 2011, ha fornito alcune prime indicazioni per l’istituzione di strategie di monitoraggio e prevenzione dei fattori di rischio legati all’esposizione ad interferenti endocrini.

Con i dati emersi nel corso dello Studio PREVIENI è stato realizzato il Decalogo, che ha lo scopo di promuovere semplici norme comportamentali che aiutano a ridurre l’esposizione agli interferenti endocrini.

Potete leggerlo e scaricarlo cliccando qui.

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