I docenti precari italiani portano il caso in Europa: petizione al Parlamento per porre fine al precariato scolastico

I docenti precari italiani alzano la voce contro il fenomeno del precariato cronico nel settore scolastico. Il Comitato Precari Uniti per la Scuola ha presentato una petizione al Parlamento Europeo per denunciare l’abuso sistematico dei contratti a tempo determinato. La petizione, dichiarata ricevibile dalla Commissione per le Petizioni del Parlamento, verrà discussa il prossimo 20 febbraio, segnando un passo cruciale nella lotta per i diritti dei docenti.

La richiesta, avanzata dall’avvocato Maria Rosaria Altieri per conto dei docenti con servizio triennale reiterato, è sostenuta dall’europarlamentare Prof.ssa Ilaria Salis. L’obiettivo è garantire la corretta applicazione della normativa comunitaria, in particolare la direttiva 2013/55/UE e la clausola 5 dell’accordo-quadro (direttiva 1999/70/CE), che mirano a prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato. La petizione sottolinea le criticità del sistema attuale di formazione e reclutamento, recentemente modificato dal PNRR, che, anziché risolvere il problema, rischia di aggravarlo.

Un sistema di reclutamento discriminatorio e inefficace

Secondo i docenti precari, le riforme introdotte con il D.Lgs. 59/2017 non offrono soluzioni concrete al precariato scolastico. Al contrario, impongono percorsi di formazione a numero chiuso, con obblighi onerosi e difficoltà pratiche per coloro che hanno già maturato anni di esperienza. Questa impostazione contrasta con i principi comunitari, che valorizzano l’esperienza professionale acquisita sul campo.

L’Italia è già stata oggetto di una procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea (INFR(2014)4231) per l’assenza di misure adeguate contro l’uso reiterato di contratti a termine nel settore pubblico. Il recente Decreto Salva Infrazioni (D.L. 16 settembre 2024, n. 131) ha raddoppiato l’indennizzo per i lavoratori vittime di abuso contrattuale, ma non ha risolto il problema alla radice. La Commissione Europea ha quindi deciso di portare il caso dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ritenendo insufficienti le misure adottate dall’Italia.

La necessità di un doppio canale di reclutamento

Gli insegnanti precari chiedono una riforma strutturale del reclutamento, basata su un doppio canale: concorsi ordinari e graduatorie per titoli ed esperienza. Solo in questo modo sarà possibile valorizzare il lavoro svolto dai docenti con anni di servizio e garantire un accesso equo alla stabilizzazione.

Con la petizione al Parlamento Europeo, i docenti confidano nell’intervento delle istituzioni comunitarie per porre fine a una situazione di precarietà che si protrae da troppo tempo. L’obiettivo è ottenere l’applicazione effettiva delle normative europee e la tutela dei diritti di chi ogni giorno contribuisce alla formazione delle future generazioni.

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“Ogni persona ha diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione professionale e continua” (articolo 14).
“Ogni persona ha il diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta o accettata” (articolo 15).
(Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea)

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