L’intelligenza artificiale entra nelle scuole: ma chi protegge i dati degli studenti?

L’innovazione digitale sta rivoluzionando il mondo dell’istruzione, ma a quale prezzo? L’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle scuole italiane solleva interrogativi sempre più pressanti sulla sicurezza dei dati e sulla trasparenza dei software utilizzati. A sollevare la questione è Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

L’annuncio del Ministro Valditara riguarda l’implementazione di assistenti virtuali per la personalizzazione della didattica in istituti scolastici di Calabria, Toscana, Lombardia e Lazio. Se da un lato l’introduzione di strumenti basati sull’intelligenza artificiale potrebbe migliorare l’apprendimento e l’efficacia dell’insegnamento, dall’altro emergono preoccupazioni legittime sulla protezione dei dati personali degli studenti e sulla natura degli algoritmi impiegati.

Quali rischi per la privacy e la trasparenza?

La deputata Piccolotti ha espresso dubbi sulle modalità con cui questi strumenti vengono implementati e sulle garanzie offerte agli studenti. Tra le domande sollevate nell’interrogazione parlamentare emergono questioni cruciali:

  • Quali software verranno utilizzati e da chi sono stati sviluppati?
  • Chi avrà accesso ai dati raccolti e con quali garanzie di sicurezza?
  • Gli algoritmi impiegati saranno consultabili e verificati da esperti indipendenti per garantire equità e imparzialità?
  • Dove verranno conservati i dati raccolti dagli assistenti virtuali?
  • I dati saranno impiegati esclusivamente per fini didattici o potrebbero essere utilizzati per profilazioni o valutazioni delle performance degli studenti?

Precedenti preoccupanti e il rischio di una scuola-azienda

Secondo Piccolotti, in passato il Ministero ha già siglato protocolli con fondazioni private per l’uso di dati scolastici, senza però fornire dettagli chiari sulle misure di tutela adottate. Il rischio, denuncia la deputata, è che l’istruzione pubblica diventi un laboratorio sperimentale, in cui i dati degli studenti vengano raccolti e utilizzati da aziende private con finalità commerciali.

Il dibattito sull’intelligenza artificiale applicata alla scuola è destinato a intensificarsi, mentre genitori, docenti e studenti chiedono maggiore trasparenza. La tecnologia può essere un potente alleato per la didattica, ma senza regole chiare e controlli rigorosi, il rischio è quello di trasformare le aule in un mercato di dati.

L’interrogazione parlamentare presentata mira a ottenere risposte concrete dal Ministro Valditara. Sarà garantita la protezione dei dati personali degli studenti? Gli algoritmi saranno equi e trasparenti? La scuola italiana ha il dovere di innovare, ma nel rispetto della privacy e dell’etica digitale.

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