Bocciato a scuola, i genitori fanno causa alla scuola e il giudice li condanna a pagare 2000 euro
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FIRENZE – Un caso giudiziario che ha fatto discutere: una coppia di genitori ha citato in giudizio un liceo di Firenze dopo la bocciatura del figlio, chiedendo un risarcimento di 30.000 euro. Tuttavia, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Toscana ha respinto il ricorso e ha condannato la famiglia a pagare 2.000 euro all’istituto scolastico e al Ministero dell’Istruzione e del Merito.
La vicenda: il ricorso dopo la bocciatura
I fatti risalgono all’anno scolastico 2021-2022, quando uno studente di seconda superiore non è stato ammesso alla classe successiva a causa del rendimento insufficiente. I genitori, ritenendo ingiusta la bocciatura, hanno avviato un’azione legale contro la scuola, sostenendo che gli insegnanti non avessero adeguatamente considerato il disturbo di apprendimento di cui soffriva il ragazzo.
Nel loro ricorso, la famiglia ha chiesto un risarcimento per danni patrimoniali e non patrimoniali, contestando la condotta degli insegnanti e il metodo di valutazione applicato.
La sentenza del TAR: ricorso inammissibile
Dopo aver esaminato la documentazione e le prove presentate, il TAR della Toscana ha stabilito che il ricorso fosse “inammissibile e comunque infondato”. Secondo i giudici, la scuola aveva offerto allo studente opportunità di recupero attraverso verifiche e interrogazioni, che tuttavia non avevano portato a risultati sufficienti.
Inoltre, la sentenza ha evidenziato che le accuse mosse dai genitori equivalevano a una richiesta di indagine di tipo penale sull’operato dei docenti, un procedimento non compatibile con il ricorso amministrativo. Di conseguenza, oltre al rigetto dell’istanza, è stata disposta la condanna della famiglia al pagamento delle spese legali per un totale di 2.000 euro.
Un caso emblematico nel dibattito sull’istruzione
L’episodio riaccende il dibattito sul ruolo della scuola nell’educazione e sulla possibilità di contestare le valutazioni degli insegnanti in sede legale. Il caso dimostra come i tribunali tendano a riconoscere l’autonomia degli istituti scolastici nel giudicare la preparazione degli studenti, a meno che non emergano prove concrete di negligenza o violazione dei diritti dello studente.
Questa vicenda rappresenta un monito per le famiglie, sottolineando l’importanza di un dialogo costruttivo tra genitori e docenti, piuttosto che il ricorso diretto alle vie legali. La sentenza del TAR conferma che la bocciatura, quando basata su criteri oggettivi e documentati, rientra nelle prerogative della scuola e difficilmente può essere ribaltata in tribunale.
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