Negli angoli più bui

Negli angoli più bui
di Vincenzo Andraous
Ascoltare le bugie, le giustificazioni, le solite inutili correzioni, nuovamente negli angoli più bui dove non è dato vedere, altri morti ammazzati, sempre più giovani, sempre meno delinquenti incalliti, avvolti e definitivamente strozzati dall’indifferenza.
Nel rinculo delle coscienze sopite, c’è come un canto che sale, la verità con tutta la forza possibile, il messaggio, profondamente, colpito alle spalle.
Ci sono esseri umani incaricati di custodire, altri di condannare, altri ancora di stabilire un equilibrio, altri di edificare attraverso le Leggi, le Riforme, la Costituzione, una strada, un percorso in cui conquistare o riconquistare la propria dignità personale.
Mai cancellarla, annientarla, ridurla a poco più di niente. Il carcere, la cella, il luogo della pena, della riparazione, della ricerca di un perdono così antico e troppo giovane per esser messo da parte dai giudizi senza appello.
Cittadini detenuti colpevoli, cittadini detenuti innocenti, addomesticati dalla disperazione creata a tavolino, fragili a tal punto da non esser più capaci di mostrare la mano alzata per chiedere aiuto, il timore feroce di esser nuovamente additato a bersaglio.
Dunque la persona è dietro, innanzi ci sono le cose, gli oggetti, i numeri, sono quelli a fare la differenza oramai. In carcere si muore, si continua a morire, luogo del rieducare, trasformato in dimensione di morte, paiono candele che tremolano, lentamente si spengono, i corpi privi di vita penzoloni alle sbarre, alla leva del letto a castello, il respiro che non esce dai polmoni, il sapore della resa che per qualcuno appare medaglietta appuntata sul petto.
Quest’anno siamo già a 12 uomini che hanno mollato gli ormeggi, mentre qualcuno con un po’ di coerenza ha detto “se questo stillicidio non viene interrotto, saremo tutti complici”.
Ma forse lo siamo già tutti, perchè quando il carcere non risponde ad alcuno dei requisiti e delle finalità previste dalla Costituzione, non ci si ammazza per caso, per qualche non meglio identificato evento critico.
Colpevoli e innocenti scelgono di morire ancora giovanissimi per mancanza di speranza, nella privazione di una accoglienza e di un accompagnamento che possegga una parvenza di umanità.
Quando una persona privata della libertà affronta con la propria forza di volontà il cambiamento, il diritto e dovere di cambiare, se non sarà accompagnato in questo lungo e lento viaggio di ritorno, non potrà mai farcela, perché subirà vere e proprie scosse telluriche.
Come ha detto Papa Francesco nessuno si salva da solo.
Fino a quest’ultimo impiccato, l’unica risposta permane il silenzio.
Continua la lettura su: https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=175463 Autore del post: EdScuola Fonte: http://www.edscuola.it/