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Il personale della scuola chiamato ad eleggere le RSU, la nostra intervista a Libero Tassella

Il 5, 6 e 7 aprile il personale della scuola è chiamato ad eleggere le nuove RSU, ci chiediamo se ha ancora senso oppure no, ne abbiamo parlato con Libero Tassella.
La Scuola Italiana di appresta a votare le nuove RSU vogliamo spiegare cosa sono?
La RSU è un organo di rappresentanza collegiale, doveri, diritti e competenze sono stati definiti nell’accordo quadro sottoscritto tra ARAN e OO.SS. nel 1998 e in successivi accordi di modifica e interpretazione autentica. La RSU è eletta ogni tre anni ( ultima elezione 2018 ) rappresenta i lavoratori della scuola nella contrattazione di istituto, in mancanza di unanimità, decide a maggioranza. La composizione della RSU è determinata in base al numero dei dipendenti della scuola, fino a 200, 3 RSU, da 201 a 3000 dipendenti, 3 RSU ,più altre 3 per ogni trecento dipendenti o frazione oltre i duecento iniziali.L’incarico dura tre anni al termine del quale la RSU decade.Partecipa, come abbiamo detto, alla contrattazione integrativa a livello di istituzione scolastica sulla ripartizione del FIS, sui criteri per l’attribuzione dei compensi accessori, ecc.. al confronto su alcune materie come l’articolazione dell’orario di lavoro del personale, l’assegnazione alla sede di servizio, ecc…e all’informazione sulla proposta di formazione delle classi e ai criteri di attuazione dei progetti europei.
Spesso le liste RSU sono affollate da candidati vicini alla dirigenza o peggio ancora dagli stessi DSGA, in questo modo diventa un grande conflitto di interessi, non è forse il caso di riformare la RSU?
Vero. Assistiamo, tornata dopo tornata ad una degenerazione di queste elezioni che purtroppo non possono prescindere da come è gestito il consenso nelle scuole.Il consenso oggi è saldamente nelle mani dei Dirigenti Scolastici e delle mappe di potere presenti nelle scuole che sono state create per cooptazione attorno alla figura del Dirigente : il collaboratore vicario, i vari collaboratori, i responsabili dei plessi , le numerose figure di staff previste dalla 107 del 2015, le funzioni strumentali che formalmente sono ancora elette dal Collegio ( art.33 del CCNL) , ecc…
A queste mappe di potere si sono saldate le RSU, che nascevano con una funzione di bilanciamento dei poteri del DS nella scuola dell’Autonomia e che al tavolo della contrattazione di istituto contrattano il salario accessorio che finanzia le stesse mappe di potere alle quali non sono estranee le RSU, per le quali i sindacati non hanno neppure definito nell’Accordo quadro le incompatibilità, per cui i collaboratori vicari, i DSGA, le funzioni strumentali contrattano il loro stesso salario accessorio.
Queste elezioni sono inquinate da mille particolarismi e clientelismi e certo non sono in grado di misurare la vera rappresentatività nazionale dei sindacati della Scuola, oggi calcolata dall’ARAN al 50% con le elezioni RSU e al 50% con il numero degli iscritti.
La necessità di riformare queste elezioni è nell’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori, dei sindacati della Scuola e della democrazia partecipativa tout court , i sindacati dovrebbero sganciarsi dalle Forche Caudine delle liste disseminate nelle scuole, ora i sindacati ogni tre anni sono costretti a un estenuante tour de force per presentare liste nel maggior numero di scuole e devono far i conti con il climax delle scuole condizionato dal Dirigente Scolastico a volte ostile a questo o quel sindacato .
La soluzione? Misurare la rappresentanza sindacale, sganciandola dalle liste di scuola, con liste provinciali che preventivamente hanno raccolto l’1% delle firme certificate dei lavoratori in servizio nelle scuole.
Le RSU devono uscire dalle scuole, dovrà essere il contratto nazionale a definire le regole per la contrattazione del FIS e sarà la contrattazione di livello territoriale per scuole omogenee con i DS, i sindacalisti territoriali dei sindacati rappresentativi e i rappresentanti eletti dall’assemblea dei lavoratori delle scuole a sottoscrivere i contratti integrativi territoriali.
Quanto influisce la posizione nazionale del sindacato alle elezioni delle RSU?

Oggi i lavoratori e le lavoratrici della scuola non fanno alcuna distinzione tra i sindacati e non colgono le differenze, sono perennemente in una notte in cui tutte le vacche sono nere, una percezione indistinta e una pratica dell’indifferenza caratterizza gli insegnanti e gli ATA. L’ iscrizione al sindacato è legata non al suo statuto di idee, di programmi, alle vertenze portate avanti, bensì ai servizi che offre e ai suoi consulenti più o meno competenti.Quindi il sindacato in se’ non influenza affatto queste elezioni, queste purtroppo sono elezione tutte centrate sulle singole persone presenti nelle liste sulle cui candidature gravano, e non poco, le clientele e le pressioni esterne da parte dei poteri forti oggi presenti nelle scuole, le elezioni sono gestite da dinamiche tutte interne alle scuole da qui l’alta percentuale dei votanti e dei voti validamente espressi che si regista in ogni tornata elettorale che non è affatto legata al gradimento per l’istituto della RSU, molti non sanno neppure a cosa serve o all’appeal per i sindacati, ma alla capacità del candidato chiedere e attrarre il voto, che nei casi più inquietanti è un voto di scambio, si pensi quando il candidato in una lista è il collaboratore del DS delegato alla formulazione dell’orario settimanale o il docente per il quale il DS fa apertamente o indirettamente il tifo.
Quali poteri ha realmente una RSU?
La RSU purtroppo è molto acquiescente, remissiva e passiva rispetto al Dirigente Scolastico e non esercita i suoi poteri in contrattazione o nel confronto o nell’informazione, potrebbe invece avere una funzione di controllo e soprattutto di equa distribuzione del FIS secondo un criterio di ripartizione delle risorse che non sia appannaggio solo dei soliti accaparratori di incarichi.Invece la realtà è ben diversa, le RSU contrastive, per usare un termine adoperato per la prima volta da un DS all’epoca dell’entrata in vigore della 107, si contano ormai sulla punta delle dita di una mano e sono di una specie in via di estinzione, a loro i DS. se non si allineano, rendono la vita difficile.Il potere gerarchico che non dovrebbe esistere al tavolo di istituto, esiste purtroppo il minuto prima e quello dopo la contrattazione, il confronto, l’informativa.Ecco perché la contrattazione va esternalizzata.
Cosa cambia per la scuola dagli esiti delle elezioni della nuova RSU?
Non cambia nulla purtroppo. Nelle scuole ci sono ormai degli assetti stabili di potere e di consenso che le elezioni delle RSU non possono scalfire minimamente e le RSU stesse sono parte integrante di tale assetto, lo giustificano e lo assecondano.Ripeto le elezioni per le RSU e le stesse RSU sono solo un simulacro di democrazia partecipativa in una scuola verticistica, gerarchizzata e normalizzata, quasi feudale con un capo e tanti capetti che sgomitano e gestiscono il potere e il consenso.La scuola italiana ha bisogno di una riforma urgente del management, c’è bisogno del recupero della collegialità per realizzare una vera “comunità educante” che non deve essere solo una vuota formula contrattuale ma deve si deve realizzare con la partecipazione attiva di tutti.
i sindacati misurino la loro rappresentatività su i programmi e le piattaforme nazionali, chiamino le lavoratrici e i lavoratori a contare attraverso il voto anche con la consultazione sui contratti collettivi nazionali e poiché firmano i contratti erga omnes e non solo per i propri iscritti, la rappresentatività sia misurata al 70% sul voto dei lavoratori su liste provinciali e al 30% sulle iscrizioni.
Libero Tassella
Ringraziamo Libero Tassella per la disponibilità.
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