Rinnovo del contratto docenti e ATA, Aloisio (M5S): dalla Meloni solo le briciole
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Roma, 27 febbraio – La trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del comparto scuola, università e ricerca ha ufficialmente preso il via, coinvolgendo circa 1,3 milioni di lavoratori del settore pubblico. Tuttavia, l’accordo che si sta delineando rischia di tradursi in un’ennesima delusione per gli insegnanti italiani, già penalizzati da anni di mancati adeguamenti salariali.
Secondo le prime indiscrezioni, il governo Meloni ha prospettato un aumento del 6%, che, tradotto in cifre, significherebbe poco più di 160 euro lordi mensili. Un incremento che, di fatto, non copre l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e che appare lontano dalle richieste delle principali sigle sindacali, tra cui FLC-CGIL e UIL Scuola Rua. Le organizzazioni sindacali hanno già manifestato il loro disappunto, minacciando di non sottoscrivere un’intesa che non rispecchi le reali esigenze della categoria.
A preoccupare ulteriormente è la mancanza di interventi strutturali per sanare le disparità tra docenti di ruolo e precari. Nonostante diverse sentenze della Corte di Giustizia Europea abbiano sottolineato la necessità di garantire pari diritti ai lavoratori della scuola indipendentemente dalla loro tipologia contrattuale, il divario retributivo e le condizioni lavorative restano profondamente ineguali.
L’istruzione rappresenta una colonna portante dello sviluppo del Paese, ma le risorse messe a disposizione sembrano ancora una volta insufficienti a valorizzare adeguatamente il ruolo degli insegnanti. In un contesto in cui la qualità dell’educazione è strettamente legata alla stabilità e al riconoscimento professionale dei docenti, è essenziale che il governo affronti con maggiore responsabilità le questioni del settore.
La sfida è chiara: investire realmente nella scuola per garantirne il futuro, andando oltre interventi simbolici che non risolvono i problemi strutturali. I sindacati continueranno a fare pressione, ma resta da vedere se l’esecutivo sarà disposto a rispondere con azioni concrete alle richieste della categoria.
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