Dal cinema uno stimolo alla pedagogia della narrazione multipla. L’esempio in un film storico di Ridley Scott: ciascuno racconta la sua verità.
The Last Duel (2021)
The last duel è il titolo di un film del 2021 che ho visto, e rivisto più volte.
È di Ridley Scott, il regista che dei film storici è il grande specialista: suoi sono Il Gladiatore, Napoleone e il magnifico Le Crociate. Tutti film di grande successo. The Last Duel è ambientato nella Francia del XIV secolo, nel mondo, dirà l’Ariosto, delle dame, dei cavalieri, delle armi e degli amori. È la storia di un rapporto sessuale denunciato come stupro. I personaggi sono Jean de Carrouges, la sua bellissima moglie Marguerite de Thibouville e Jacques Le Gris, il presunto stupratore. Ma si trattò davvero di stupro? Il tribunale, presieduto dal re Carlo VI, decide di rimettersi al verdetto di Dio: i due cavalieri, il marito e l’accusato, si affronteranno in un duello all’ultimo sangue. Il 29 dicembre del 1386 i due combattono ed è l’ultimo duello di tale natura avvenuto in Francia: vince Jean de Carrouges e salva l’onore e la vita, sua e di Marguerite, che altrimenti sarebbe stata arsa viva.
La protagonista Marguerite de Thibouville
Il film ha una particolarità narrativa tutta sua.
Non lineare né cronologica, la narrazione ritorna più volte su sé stessa. La vicenda narrata è lo stupro, ovvero il fatto che Jacques Le Gris abusa carnalmente di Marguerite dalla cui bellezza e intelligenza è stato totalmente preso. Il racconto però avviene in tre capitoli successivi: il primo è la verità secondo il marito, Jean de Carrouges. Il secondo, la verità secondo Jacques Le Gris e il terzo capitolo è la verità di Marguerite. Ciascuno dei personaggi mette in luce qualcosa di diverso, in base a come ha vissuto, voluto o subito l’evento, senza ripetizioni.
Una narrazione inconsueta, diversa dal solito, che presenta un particolare interesse per gli insegnanti.
Non solo per una riflessione sull’idea di verità, ma anche perché, in un’epoca in cui le informazioni si moltiplicano e spesso si contraddicono, imparare a confrontare e valutare punti di vista differenti diventa un’abilità essenziale. Infatti, in pedagogia, la presentazione di un argomento da più prospettive è sempre stata raccomandata per aumentare la comprensione e l’integrazione dei saperi.
Una raccomandazione ritenuta di particolare utilità nell’insegnamento della matematica dove gli itinerari didattici sembrano consolidati e unici, quasi a suggerire che ogni risultato abbia un solo modo per essere raccontato e compreso. Ma ciò è manifestamente falso: per ogni verità matematica esiste una pluralità di percorsi logici e didattici che portano ad essa.
Ammesso che ce ne fosse bisogno portiamo qualche esempio, immediato ed elementare: il numero reale √2.
Quale è il suo valore numerico? Quale è la sua posizione sulla retta numerica? È esprimibile come frazione? Tre interrogativi per tre vie diverse (se ne potrebbero aggiungere altre) per raccontarne le “verità”: quella algoritmica, quella della costruibilità geometrica (magia della geometria!), quella dialettica etichettata come la più bella delle dimostrazioni condotte con il metodo della reductio ad absurdum.
Un altro esempio che viene da riportare è costituito dai numeri reali il cui insieme s’indica con R. Solitamente il racconto che se ne fa a scuola è in tre tappe partendo da N, l’insieme dei numeri naturali.
La prima tappa è l’insieme Z degli interi relativi, positivi e negativi. Z è un anello commutativo totalmente ordinato. La seconda tappa è la costruzione dell’insieme Q dei numeri razionali per l’aggiunta a Z degli inversi 1/m dove m∈ Z è un intero non nullo. Q è un corpo commutativo totalmente ordinato detto corpo delle frazioni di Z. L’ultima tappa è la costruzione del corpo totalmente ordinato R dei numeri reali per completamento di Q ottenuto via sezioni di Dedekind o successioni di Cauchy.
Un altro racconto è però possibile: è quello che muove dal conferire alla retta reale, cioè al “continuo”, un fondamento ontologico molto più solido ed intuitivo. Ciò comporta però che per avviare qualsiasi discorso sensato, sulla retta bisogna fare dei segni, distinguervi dei punti: perché la scienza cominci è necessario dotare il continuo di discontinuità. Ma è anche possibile un racconto in termini di probabilità, legato alla cardinalità degli insiemi infiniti, ovvero alla numerabilità di Q e alla continuità di R: se si sceglie a caso un numero reale si ha una probabilità certa di ottenere un irrazionale e una probabilità nulla di ottenere un razionale.
Gli esempi potrebbero continuare. Piace qui concluderli con l’esempio della formula eiπ+1=0 per la quale su Matmedia il lettore può trovare una molteplicità di vie che ne provano la verità.
La conclusione di questa nota si può sintetizzare allora affermando che, se per un film una narrazione multipla può essere insolita, nell’insegnamento della matematica questa dovrebbe costituire l’abitudine comune. Se in The Last Duel le diverse narrazioni portano a verità diverse non è così in matematica dove la pluralità dei punti di vista arricchisce la comprensione e rivela una stessa verità in modo più profondo e completo. E, forse, come d’altronde anche nel film, la ricchezza delle narrazioni aiuta a cogliere meglio l’essenza di ciò che chiamiamo “verità” che in altre parole equivale a fissare un assioma dell’insegnamento della matematica: ci sono molte vie per spiegare la matematica, l’insegnante non dovrebbe conoscerne una soltanto!