Codice etico per i docenti, Scuola Lavoro e Libertà: un attacco alla libertà di espressione?

Negli ultimi giorni si è acceso un intenso dibattito sul comportamento che gli insegnanti dovrebbero mantenere al di fuori dell’ambiente scolastico. La questione è esplosa a seguito della vicenda di una maestra che, a causa delle difficoltà economiche, aveva aperto un profilo sulla piattaforma OnlyFans. La sua decisione ha sollevato polemiche e reazioni forti, in particolare da alcuni esponenti della maggioranza di governo, tra cui Lega e Fratelli d’Italia.

Il caso ha scatenato una discussione più ampia sul diritto dei docenti di esprimersi liberamente nella sfera privata. Infatti, oltre alle critiche rivolte alla maestra, alcuni politici hanno esteso il dibattito anche ad altri insegnanti che in passato si erano espressi contro le politiche governative, avevano partecipato a manifestazioni pro-Palestina o si erano schierati a favore di cause sociali.

Un codice etico che limita la libertà personale?

Il punto critico della vicenda riguarda l’introduzione di un codice etico per i docenti, che la Commissione ministeriale starebbe elaborando. Questo regolamento non si limiterebbe a normare il comportamento degli insegnanti all’interno delle mura scolastiche, ma si estenderebbe anche alla loro vita privata e alle attività svolte al di fuori dell’orario di lavoro.

Un’ipotesi del genere solleva interrogativi sulla libertà individuale e sul diritto di ogni cittadino, inclusi i docenti, di esprimere le proprie opinioni senza temere ripercussioni professionali. Se questa normativa entrasse in vigore, si potrebbe arrivare al paradosso di dover limitare la propria libertà di pensiero e di parola, sia nelle conversazioni private che sui social network.

Il rischio di un’istruzione senza spirito critico

La scuola rappresenta il fulcro della formazione critica e consapevole delle nuove generazioni. Imbrigliare i docenti in regole che impediscono loro di esprimere idee e opinioni rischia di trasformare l’istruzione in un semplice strumento di propaganda politica.

I problemi della scuola italiana sono numerosi: stipendi bassi, precarietà, classi sovraffollate e carenze strutturali. Ma invece di affrontare queste criticità, si preferisce puntare il dito contro chi solleva problemi e prova a dare voce alle difficoltà del sistema.

Un appello per la libertà d’insegnamento

Scuola Lavoro e Libertà lancia un appello a tutte le forze politiche che hanno a cuore la democrazia e la libertà di pensiero. È necessario opporsi a qualsiasi tentativo di limitare il diritto dei docenti di esprimersi liberamente, un diritto sancito dall’articolo 21 della Costituzione Italiana.

La scuola non può diventare un luogo di silenzio imposto, dove gli insegnanti devono limitarsi a eseguire direttive senza poter esercitare il proprio spirito critico. Solo garantendo ai docenti la libertà di espressione si potrà costruire un’istruzione che formi cittadini consapevoli e responsabili.

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