La nostra intervista al segretario nazionale della Uil Scuola Rua Francesco D’Aprile, interessante la proposta per rinnovo del contratto

Lunga intervista al segretario nazionale della Uil Scuola Rua Francesco D’Aprile: trattati numerosi problemi dagli organici, al contratto, alle retribuzioni, al precariato, tra le altre interessanti proposte, quella di detassare gli aumenti contrattuali e di utilizzare i fondi accantonati per il 25/27 in legge di bilancio 2025.

Siano arrivati al dunque si profila il rinnovo contrattuale dopo mesi di ritardo e con una parte economica in parte già retribuita con la formula degli anticipi del governo. Si tratta di un aumento netto di circa 40 euro, mentre si profila una stagione di basse retribuzioni stando a quanto stanziato per i prossimi 5 anni dalla legge di bilancio 2025, contro cui i docenti e gli ATA, pur chiamati allo sciopero hanno preferito  disertarlo.

Un rinnovo atteso da 1 milione e 200 mila lavoratori che è partito in forte ritardo e che riguarda un contratto già scaduto. Inoltre, è ormai nota a tutti la situazione economica dei lavoratori in Italia: dal 2008 ad oggi la retribuzione ha perso quasi il 9% del potere di acquisto e l’Italia si colloca all’ultimo posto dei paesi del G20 in tema di stipendi.

In particolare, i  dipendenti della scuola risultano i meno pagati nel pubblico impiego. I dati confermano quanto da noi sostenuto da tempo rispetto al divario tra i  lavoratori della scuola e quelli degli altri settori pubblici: in Italia i laureati guadagnano 65.000 euro l’anno, mentre nella scuola si arriva ad appena 29.000 euro di media.

Stanziare risorse aggiuntive, rimarcare la specificità della comunità educante, rafforzare le  relazioni sindacali svincolandole da lacci burocratici incostituzionali, nonché tutelare la libertà di insegnamento, ponendo attenzione al dettato costituzionale, devono  rappresentare, per quanto ci riguarda, i punti caratterizzanti del prossimo rinnovo  contrattuale.

Il contratto è il luogo naturale per disciplinare il rapporto di lavoro. Con il nuovo contratto va ribadita l’esclusività nel disciplinare la materia ed il suo  rapporto con la legge.  Va dato un argine netto ai tentativi di incursione legislativa in materia contrattuale.

È questo, per quanto ci riguarda, uno degli aspetti politici più rilevanti su cui occorre concentrare l’attenzione.

Fin dal primo incontro in ARAN abbiamo rilevato come i 3 miliardi di euro stanziati per il rinnovo contrattuale per il personale della scuola, già noti grazie alla legge di bilancio, risultano del tutto insufficienti. Gli aumenti previsti, che si aggirano intorno ai 136 euro lordi medi mensili, al netto dell’l’indennità di vacanza contrattuale già percepita dai lavoratori si riducono a circa 56-57 euro lordi medi mensili, una cifra che non tiene conto dell’attuale contesto economico.

A fronte di questo quadro ingeneroso, il nostro approccio è stato senza pregiudizi e con proposte concrete: detassare gli aumenti contrattuali e utilizzare da subito le risorse accantonate per il contratto 25/27. Riteniamo che questi possano essere interventi effettivi tali da garantire un rinnovo contrattuale dignitoso per il personale scolastico con le risorse al momento disponibili.

Come sempre, ogni decisione e conseguente azione da intraprendere in termini di rivendicazioni e iniziative, anche attraverso forme di mobilitazione, sarà presa insieme al personale della scuola, ai nostri quadri dirigenti, come di consueto, in modo democratico e non arbitrario.

Fatta questa premessa prof. D’Aprile come vede il futuro retributivo di una categoria quella dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola? Con queste premesse c’è la possibilità di un’inversione di tendenza? È mai possibile che il  governo si sostituisca ai sindacati e faccia passare gli aumenti contrattuali come delle concessioni sapientemente pubblicizzate dalle dichiarazioni del Ministro  Valditara.

Fin quando la scuola sarà considerata come qualsiasi altra spesa pubblica non avrà mai la considerazione che merita in termini di retribuzione.

È necessario escluderla dai vincoli di bilancio e investire in essa senza restrizioni. La nostra proposta è quella di istituire un capitolo specifico di spesa per l’adeguamento stipendiale dei lavoratori della scuola in cui fare confluire, annualmente, ulteriori risorse. Lo rivendichiamo da tempo e indipendentemente dai governi in carica. La scuola va tenuta fuori dai vincoli di bilancio. È questo il principio per sostenere un sistema di istruzione nazionale, moderno e di qualità.

Un’altra nostra rivendicazione è quella dell’uniformità delle retribuzioni nei vari ordini di scuola, senza nessuna differenziazione di stipendio tra i docenti della scuola dell’infanzia e primaria rispetto a quelli della scuola secondaria, come accade ora, in quanto siamo ormai in presenza dello stesso titolo di studio di accesso alla professione. Abbiamo più volte ribadito che i ruoli possiedono peculiarità diverse ma hanno i medesimi obiettivi: istruire ed educare ragazze e ragazzi che rappresentano il futuro del nostro paese.

Anche questo aspetto sarà da noi avanzato nel prossimo rinnovo contrattuale.

Parte normativa. Ci può dare qualche anticipazioni sull’atto di indirizzo? Insistentemente si sta parlando da  tempo sia da parte di associazioni di collaboratori dei DS  sia da parte di sindacati come, l’ANP, l’ANIEF e la Cisl Scuola di figure di sistema, quelle che con il linguaggio aziendalistico si chiama middle Management. Cioè si vorrebbe un riconoscimento normativo e economico  nell’articolato del nuovo contratto delle figure di nomina del dirigente con una retribuzione differenziata rispetto al lavoro di sola  docenza. Qual è il giudizio del suo sindacato e  qual è la vostra proposta su questa  linea di tendenza ormai percepibile nella scuola e che non sarebbe contraria a stipendi differenziati in base allo svolgimento di attività di organizzazione e coordinamento.

Il negoziato è appena iniziato e non abbiamo ancora avuto un testo scritto relativo ai contenuti dell’atto di indirizzo che ci era stato anticipato solo per sommi capi dal ministro Valditara a luglio 2024.

In quell’occasione abbiamo avuto modo di ribadire la nostra contrarietà ad un sistema diviso e competitivo contenuto nel DL 36/2022, che prevede il cosiddetto “docente incentivato” attraverso un meccanismo di diversificazione delle retribuzioni che avrebbe l’obiettivo di innalzare la qualità dell’insegnamento investendo scarsissime risorse e scegliendo di darne di più a pochi.

Il discorso sul livello di professionalità intermedio (denominato “middle management”) è  molto complesso e delicato, perché facilmente equivocabile. L’insidia è in primo luogo nella  terminologia adottata. La parola “management” in inglese significa semplicemente  “gestione”. Se noi ipotizziamo dunque per la scuola dell’autonomia la necessità di un livello  professionale intermedio tra docenti e dirigenti, con potere gerarchico sugli altri  dipendenti, siamo completamente fuori strada, perché una gerarchia farebbe di fatto  saltare il meccanismo democratico su cui si basa il sistema scolastico italiano, determinato  da un sistema di contrappesi tra i diversi organi rappresentativi.

Pertanto, il sistema retributivo disegnato dalla struttura tabellare del CCNL scuola deve lasciare  margini di manovra in quanto non è condivisibile che la valorizzazione professionale  del personale debba passare attraverso strumenti esterni – qualsiasi essi siano -, che  addirittura si ritroverebbero a giudicare e premiare non solo l’impegno ma anche la  qualità della didattica.

Dinanzi a un minimo incremento retributivo noi pensiamo che non sia questa la strada  giusta per ridare dignità alla professione del personale, sia dal punto di vista  sociale che economico.

Chiaramente sarà tutto da  verificare nel testo che ci verrà proposto .

Veniamo a un altro tema  centrale il precariato scolastico. Malgrado la guerra di cifre che vede contrapposti ad inizio di anno scolastico Valditara e i sindacati, la realtà è chiara, in Italia, credo unico paese al mondo, 1/3 dei docenti lavora con un contratto a tempo determinato e viene licenziato il 30 giugno raramente il 31 agosto per poi essere riassunto ai primi di settembre spesso in un’altra scuola. Un’anomalia che costituisce uno dei punti critici dell’attuale sistema. Voi siete per l’assunzione e avete una proposta concreta per evitare la stipula di oltre 200.000 contratti annuali.  Concludo chiedendole se la Uil Scuola è favorevole dopo i due concorsi PNRR a sospendere i concorsi e ad avviare l’assunzione tramite un nuovo doppio canale degli idonei?

280mila precari nei quali, come evidenziamo in ogni occasione, è compreso anche il personale ATA di cui si parla troppo poco.

Gli insegnanti precari della scuola italiana sono raddoppiati in otto anni, passando dal 12% del 2015 al 24% del totale nel 2023. Una crescita costante, che ha attraversato governi e maggioranze diverse, da valutare, in media, quasi due punti percentuali ogni anno scolastico, arrivando al dato di 234.576 insegnanti precari su un totale di 943.68 docenti in servizio, che sono ulteriormente aumentati nel 2024.

Nel personale Ata uno su cinque è precario. Secondo il dato di analisi relativo al 2023, il 21,64% del personale ha un contratto a tempo determinato. Otto anni fa la percentuale era del 12,75%. Nel 2024 si registrano più di 60mila contratti a tempo determinato.

Per i docenti sono anni che denunciamo un sistema di reclutamento fallimentare. Basta considerare che negli ultimi negli ultimi otto anni, a fronte di 530.965 posti autorizzati per le immissioni in ruolo, sono state concretizzate solo 261.939 assunzioni pari al 49%, e che soprattutto negli ultimi anni non è stato permesso a migliaia di docenti idonei di essere assunti sui posti autorizzati e rimasti disponibili dopo l’esaurimento delle graduatorie dei vincitori.

Su questi temi abbiamo avanzato proposte concrete: la trasformazione dell’intero organico di fatto in organico di diritto, che permetterebbe non solo di assumere il personale precario su tutti i posti vacanti oggi disponibili ma soprattutto eviterebbe un numero esorbitante di supplenti che non garantiscono la continuità didattica agli alunni. Rendere strutturale il reclutamento dei docenti abilitati o specializzati sul sostegno già presenti nelle GPS.

Sulla “questione” idonei contenuta nell’ultima bozza di provvedimento licenziato dal Consiglio dei Ministri, abbiamo espresso un parziale apprezzamento, in quanto riteniamo che è necessario dare una risposta a tutti, precari storici compresi, per cui bisogna utilizzare le intere graduatorie – e non solo parte di esse – prevedendo lo scorrimento di tutti gli idonei con riferimento a tutti i concorsi, straordinario e ordinario 2020 compresi.

Secondo una nostra indagine, la stabilizzazione dei precari comporta una spesa di poco più di 180 milioni di euro l’anno, ossia 715 euro per ogni precario, che porterà beneficio non solo in termini di continuità ma vantaggi ben più ampi. La stabilizzazione può diventare volano di crescita per l’intera economia del Paese, per cui stabilizzare comporta un doppio vantaggio: il primo certezza di una scuola con il personale in servizio già dal primo di settembre e un’economia che trova un nuovo slancio derivante dagli oltre 200 mila precari che iniziano a vedere un possibile futuro “certo”.

Organici. Per la prima volta da anni viene meno la stabilità degli organici in rapporto al decremento demografico,  questo ovviamente significa tagli, iniziati per il 25/26 continueranno anche negli anni successivi  pensavamo che questo potesse portare a un decremento del numero degli alunni nelle classi, come aveva ipotizzato l’ex Ministro  Patrizio Bianchi,   invece nell’ottica del risparmio stanno portando a un decremento di classi e di scuole.  Su questo avete una proposta?  Tempo fa la Uil Scuola Rua parlava di organici stabili per almeno 5 anni legati non al numero degli alunni ma all’offerta educativa delle scuole.

2.174 tagli all’organico dei collaboratori scolastici mentre diminuirà di 5660  l’organico dei docenti e nella scuola secondaria di secondo grado ci sono  5909 classi con 28 alunni o più.

A ciò si aggiunge il tema del dimensionamento scolastico sul quale abbiamo costantemente ribadito la nostra contrarietà rispetto ad una procedura legislativa che per sua natura risponde esclusivamente a criteri di risparmio e di contrazione della spesa e non possiede alcun valore volto agli interessi della scuola e in generale del sistema di istruzione statale.

Tutto ciò risponderebbe ad una logica ragionieristica con la “scusa” della denatalità, una questione che implica serie ed approfondite analisi di natura sociologica, ma che a nostro avviso, in questo frangente, per quanto concerne la scuola, può seriamente rappresentare una grande opportunità al fine di innalzare la qualità dell’insegnamento e la concretizzazione di processi educativo e didattici altamente più incisivi.

La denatalità deve infatti rappresentare una opportunità e non una penalizzazione. A fronte di un tasso di denatalità, che produrrà una riduzione di alunni, continuiamo a sostenere che il calo demografico deve essere invece l’occasione per un cambio di passo, una opportunità per una didattica personalizzata, per classi a misura di studente. Resta prioritario un investimento sugli organici che garantisca il diritto all’istruzione e un potenziamento del tempo scuola nella primaria.

Per il personale ATA, invece, denunciamo da tempo come il sistema attuale di determinazione degli organici si basi su parametri numerici che non rispecchiano le reali esigenze delle scuole. Tra i problemi principali: plessi scolastici con un solo collaboratore scolastico; compiti amministrativi complessi che superano i limiti contrattuali, come l’utilizzo di Passweb; assistenti tecnici nel primo ciclo senza un profilo definito, costretti a operare su più istituti; mancanza di ex DSGA, sostituiti con incarichi annuali precari.

Va, in questi casi, effettuato un nuovo calcolo degli organici del personale ATA, autorizzare le immissioni in ruolo su tutti i posti disponibili e ampliare l’organico, allo scopo di rendere stabile anche quello aggiuntivo.

La scuola italiana non può funzionare senza un organico ATA stabile e adeguato indispensabile anche per garantire condizioni di lavoro dignitose per tutto il personale.

Giuseppe D'Aprile

Termino con una domanda di prospettiva, a fronte di tanto lassismo della categoria (si veda il risultato dell’ultimo sciopero), quale sarà il futuro per l’insegnante italiano, a fronte di una categoria screditata e autoscreditata, sottopagata, gestita in modo rigido e autoritario dai DS, con un lavoro pericoloso per atti di aggressione ,  tra 10 anni si troveranno ancora insegnanti? Dico questo perché oggi un giovane non prende in considerazione l’opportunità di svolgere questo lavoro.

Come prima cosa suggerirei di smetterla di parlare di scuola con superficialità. Iniziamo a parlare bene del nostro modello di scuola, non solo tra addetti ai lavori, ma anche con chi di scuola non sa nulla. Il prestigio sociale va recuperato attraverso il rispetto e la considerazione del lavoro che viene svolto ogni giorno in classe e a scuola e, ribadisco, attraverso retribuzioni che rispecchino questo impegno.

Va recuperato il rispetto, la considerazione e la valorizzazione sociale di tutto il personale.

Conosciamo bene l’impegno di tutto il personale della scuola ma il loro lavoro quotidiano va sostenuto attraverso la collaborazione e l’azione convinta delle famiglie, della collettività, delle istituzioni. In queste azioni la scuola deve essere lasciata libera ma non sola.

Organici stabili, stipendi adeguati, chiarezza nelle procedure di reclutamento devono essere elementi imprescindibili affinché chi si affaccia nel mondo della scuola possa avere delle certezze nel valutare l’opportunità di questo lavoro.

Prof D’Aprile tra pochi giorni ormai ci saranno le elezioni RSU cosa rappresentano queste elezioni, da alcuni criticate,  per un sindacato e cosa vi aspettato dai risultati delle elezioni di Aprile.

In un contesto in cui la scuola richiede regole certe e un impegno coerente, la Federazione UIL Scuola Rua si conferma un punto di riferimento sicuro e affidabile. Lo abbiamo dimostrato rivendicando la tutela di una scuola statale e nazionale.

Le elezioni Rsu rappresentano un momento di democrazia fondamentale e un appuntamento importante per il mondo della scuola. Saremo chiamati a scegliere i rappresentanti all’interno delle scuole per rafforzare la voce di chi, ogni giorno, contribuisce con il proprio lavoro alla crescita e al futuro del nostro Paese. Una bella occasione di consapevole scelta democratica, da affrontare nel rispetto delle idee altrui.

Lo slogan “LE PERSONE AL CENTRO DELLE SCELTE” sintetizza il nostro impegno e i nostri valori. Coraggio, coerenza, trasparenza e soluzioni concrete: è così che si muove la nostra azione sindacale. Tante voci che esprimono l’orgoglio di un lavoro importante, di una professione nobile e preziosa, in un momento complesso che la scuola sta vivendo e che necessita di collegialità e dialogo diretto con le persone che vi lavorano, allo scopo di condividere strategie e linee politiche.

La strada continuerà ad essere quella di rivendicare e rappresentare i bisogni collettivi e offrire soluzioni concrete per impedire scelte che possano peggiorare le condizioni di lavoro. Questo approccio richiede impegno, perseveranza e determinazione. Caratteristiche di un sindacato moderno, utile e concreto.

Nel nostro lavoro contano le persone. Mettere “le persone al centro delle scelte” non rappresenta un semplice slogan, ma un principio guida che ha ispirato ogni nostra decisione.

La professionalità dei nostri candidati, insieme all’esperienza dei nostri dirigenti sindacali, saranno al servizio della trasparenza e della tutela dei diritti.

Con le credenziali di sindacato indipendente, plurale, libero, laico chiederemo il voto per le nostre liste e per i nostri candidati che condividono gli stessi valori di libertà e giustizia sociale. E ancora una volta, siamo sicuri, saremo protagonisti in quanto prevarranno lo stile, l’equilibrio, la determinazione, la competenza, la proposta.

Leggi anche:

Per il rinnovo del CCNL “Istruzione e Ricerca” quali sono le prospettive? Ne parliamo con Ottavio De Luca Segretario Generale FLC CGIL Campania

Rilevazione sulla situazione occupazionale e fabbisogno dei docenti di sostegno di prima fascia ADSS

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Lunga intervista al segretario nazionale della Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile: trattati numerosi problemi dagli organici, al contratto, alle retribuzioni, al precariato, tra le altre interessanti proposte, quella di detassare gli aumento contrattuali e di utilizzare i fondi accantonati per il 25/27 in legge di bilancio 2025.Siano arrivati ??al dunque si profila il rinnovo contrattuale dopo mesi di ritardo e con una parte economica in parte già retribuita con la formula degli anticipi del governo. Si tratta di un aumento netto di circa 40 euro, mentre si profila una stagione di basse retribuzioni stando a quanto stanziato per i prossimi 5 anni dalla legge di bilancio 2025, contro cui i docenti e gli ATA, pur chiamati allo sciopero hanno preferito disertarlo. 
Un rinnovo atteso da 1 milione e 200 mila lavoratori che è partito in forte ritardo e che riguarda un contratto già scaduto. Inoltre, è ormai noto a tutta la situazione economica dei lavoratori in Italia: dal 2008 ad oggi la retribuzione ha perso quasi il 9% del potere di acquisto e l’Italia si colloca all’ultimo posto dei paesi del G20 in tema di stipendi.
In particolare, i dipendenti della scuola risultano i meno pagati nel pubblico impiego. I dati confermano quanto da noi sostenuto da tempo rispetto al diverso tra i lavoratori della scuola e quelli degli altri settori pubblici: in Italia i laureati guadagnano 65.000 euro l’anno, mentre nella scuola si arriva ad appena 29.000 euro di media.   
Stanziare risorse aggiuntive, rimarcare la specificità della comunità educante, rafforzare le relazioni sindacali svincolandole da lacci burocratici incostituzionali, nonché tutelare la libertà di insegnamento, ponendo attenzione al dettato costituzionale, devono rappresentare, per quanto ci riguarda, i punti caratterizzanti del prossimo rinnovo contrattuale.     
Il contratto è il luogo naturale per disciplinare il rapporto di lavoro. Con il nuovo contratto va ribadita l’esclusività nel disciplinare la materia ed il suo rapporto con la legge. Va dato un argine netto ai tentativi di incursione legislativa in materia contrattuale.   
È questo, per quanto ci riguarda, uno degli aspetti politici più rilevanti su cui occorre concentrare l’attenzione.
Fin dal primo incontro in ARAN abbiamo rilevato come i 3 miliardi di euro stanziati per il rinnovo contrattuale per il personale della scuola, già noti grazie alla legge di bilancio, risultano del tutto insufficienti. Gli aumenti previsti, che si aggirano intorno ai 136 euro lordi medi mensili, al netto dell’indennità di vacanza contrattuale già percepita dai lavoratori si riducono a circa 56-57 euro lordi medi mensili, una cifra che non tiene conto dell’attuale contesto economico.
A fronte di questo quadro ingeneroso, il nostro approccio è stato senza pregiudizi e con proposte concrete: detassare gli aumenti contrattuali e utilizzare da subito le risorse accantonate per il contratto 25/27. Riteniamo che questi possano essere interventi effettivi tali da garantire un rinnovo contrattuale dignitoso per il personale scolastico con le risorse al momento disponibili.
Come sempre, ogni decisione e conseguente azione da intraprendere in termini di rivendicazioni e iniziative, anche attraverso forme di mobilitazione, sarà presa insieme al personale della scuola, ai nostri quadri dirigenti, come di consueto, in modo democratico e non arbitrario.
Fatta questa premessa prof. D’Aprile come vede il futuro retributivo di una categoria quella dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola? Con queste premesse c’è la possibilità di un’inversione di tendenza? È mai possibile che il governo si sostituisca ai sindacati e faccia passare gli aumenti contrattuali come delle concessioni sapientemente pubblicizzate dalle dichiarazioni del Ministro Valditara.   
Fin quando la scuola sarà considerata come qualsiasi altra spesa pubblica non avrà mai la considerazione che merita in termini di retribuzione.
È necessario escluderla dai vincoli di bilancio e investire in essa senza restrizioni. La nostra proposta è quella di istituire un capitolo specifico di spesa per l’adeguamento stipendiale dei lavoratori della scuola in cui fare confluire, annualmente, ulteriori risorse. Lo rivendichiamo da tempo e indipendentemente dai governi in carica. La scuola va tenuta fuori dai vincoli di bilancio. È questo il principio per sostenere un sistema di istruzione nazionale, moderno e di qualità.
Un’altra nostra rivendicazione è quella dell’uniformità delle retribuzioni nei vari ordini di scuola, senza nessuna differenziazione di stipendio tra i docenti della scuola dell’infanzia e primaria rispetto a quelli della scuola secondaria, come accade ora, in quanto siamo ormai in presenza dello stesso titolo di studio di accesso alla professione. Abbiamo più volte ribadito che i ruoli possiedono peculiarità diverse ma hanno i medesimi obiettivi: istruire ed educare ragazze e ragazzi che rappresentano il futuro del nostro paese.
Anche questo aspetto sarà da noi avanzato nel prossimo rinnovo contrattuale.
Parte normativa. Ci può dare qualche anticipazione sull’atto di indirizzo? Insistentemente si sta parlando da   tempo sia da parte di associazioni di collaboratori dei DS   sia da parte di sindacati come, l’ANP, l’ANIEF e la Cisl Scuola di figure di sistema, quelle che con il linguaggio aziendalistico si chiama middle Management. Cioè si vorrebbe un riconoscimento normativo ed economico   nell’articolo del nuovo contratto delle figure di nomina del dirigente con una retribuzione differenziata rispetto al lavoro di sola  docenza. Qual è il giudizio del suo sindacato e   qual è la vostra proposta su questa  linea di tendenza ormai percepibile nella scuola e che non sarebbe contraria a stipendi differenziati in base allo svolgimento di attività di organizzazione e coordinamento.
Il negoziato è appena iniziato e non abbiamo ancora avuto un testo scritto relativo ai contenuti dell’atto di indirizzo che ci era stato anticipato solo per sommi capi dal ministro Valditara a luglio 2024.
In quell’occasione abbiamo avuto modo di ribadire la nostra contrarietà ad un sistema diviso e competitivo contenuto nel DL 36/2022, che prevede il cosiddetto “docente incentivato” attraverso un meccanismo di diversificazione delle retribuzioni che avrebbe l’obiettivo di innalzare la qualità dell’insegnamento investendo scarsissime risorse e scegliendo di darne di più a pochi.
Il discorso sul livello di professionalità intermedio (denominato “middle management”) è   molto complesso e delicato, perché facilmente equivocabile. L’insidia è in primo luogo nella   terminologia adottata. La parola “management” in inglese significa semplicemente   “gestione”. Se noi ipotizziamo dunque per la scuola dell’autonomia la necessità di un livello   professionale intermedio tra docenti e dirigenti, con potere gerarchico sugli altri   dipendenti, siamo completamente fuori strada, perché una gerarchia farebbe di fatto   saltare il meccanismo democratico su cui si basa il sistema scolastico italiano, determinato   da un sistema di contrappesi tra i diversi organi rappresentativi.
Pertanto, il sistema retributivo disegnato dalla struttura tabellare del CCNL scuola deve lasciare   margini di manovra in quanto non è condivisibile che la valorizzazione professionale   del personale deve passare attraverso strumenti esterni – qualsiasi essi siano -, che   addirittura si ritroverebbero a giudicare e premiare non solo l’impegno ma anche la   qualità della didattica.
Dinanzi a un minimo incremento retributivo noi consideriamo che non sia questa la strada   giusta per ridare dignità alla professione del personale, sia dal punto di vista   sociale che economico.
Chiaramente sarà tutto da   verificare nel testo che ci verrà proposto.

Veniamo a un altro tema   centrale il precariato scolastico. Malgrado la guerra di cifre che vede contrapposti ad inizio di anno scolastico Valditara ei sindacati, la realtà è chiara, in Italia, credo unico paese al mondo, 1/3 dei docenti lavora con un contratto a tempo determinato e viene licenziato il 30 giugno raramente il 31 agosto per poi essere riassunto ai primi di settembre spesso in un’altra scuola. Un’anomalia che costituisce uno dei punti critici dell’attuale sistema. Voi siete per l’assunzione e avete una proposta concreta per evitare la stipula di oltre 200.000 contratti annuali.   Concludo chiedendole se la Uil Scuola è favorevole dopo i due concorsi PNRR a sospendere i concorsi e ad iniziare l’assunzione tramite un nuovo doppio canale degli idonei?
280mila precari nei quali, come evidenziamo in ogni occasione, è compreso anche il personale ATA di cui si parla troppo poco.
Gli insegnanti precari della scuola italiana sono raddoppiati in otto anni, passando dal 12% del 2015 al 24% del totale nel 2023. Una crescita costante, che ha attraversato governi e maggioranze diverse, da valutare, in media, quasi due punti percentuali ogni anno scolastico, arrivando al dato di 234.576 insegnanti precari su un totale di 943.68 docenti in servizio, che sono ulteriormente aumentati nel 2024.
Nel personale Ata uno su cinque è precario. Secondo il dato di analisi relativo al 2023, il 21,64% del personale ha un contratto a tempo determinato. Otto anni fa la percentuale era del 12,75%. Nel 2024 si registrano più di 60mila contratti a tempo determinato.
Per i docenti sono anni che denunciamo un sistema di reclutamento fallimentare. Basta considerare che negli ultimi negli ultimi otto anni, a fronte di 530.965 posti autorizzati per le immissioni in ruolo, sono stati concretizzate solo 261.939 assunzioni pari al 49%, e che soprattutto negli ultimi anni non è stato permesso a migliaia di docenti idonei di essere assunti sui posti autorizzati e rimasti disponibili dopo l’esaurimento delle graduatorie dei vincitori.
Su questi temi abbiamo avanzate proposte concrete: la trasformazione dell’intero organico di fatto in organico di diritto, che permetterebbe non solo di assumere il personale precario su tutti i posti vacanti oggi disponibili ma soprattutto eviterebbe un numero esorbitante di supplenti che non garantiscono la continuità didattica agli alunni. Rendere strutturale il reclutamento dei docenti abilitati o specializzati sul sostegno già presenti nelle GPS.
Sulla “questione” idonea contenuta nell’ultima bozza di provvedimento licenziato dal Consiglio dei Ministri, abbiamo espresso un parziale apprezzamento, in quanto riteniamo che sia necessario storici dare una risposta a tutti, precari compresi, per cui bisogna utilizzare le intere graduatorie – e non solo parte di esse – prevedendo lo scorrimento di tutti gli idonei con riferimento a tutti i concorsi, straordinario e ordinario 2020 compresi.
Secondo una nostra indagine, la stabilizzazione dei precari comporta una spesa di poco più di 180 milioni di euro l’anno, ossia 715 euro per ogni precario, che porterà beneficio non solo in termini di continuità ma vantaggi ben più ampi. La stabilizzazione può diventare volano di crescita per l’intera economia del Paese, per cui stabilizzare comporta un doppio vantaggio: la prima certezza di una scuola con il personale in servizio già dal primo di settembre e un’economia che trova un nuovo slancio derivante da oltre 200 mila precari che iniziano a vedere un possibile futuro “certo”.
Organici. Per la prima volta da anni viene meno la stabilità degli organici in rapporto al decremento demografico,   questo ovviamente significa tagli, iniziati per il 25/26 continueranno anche negli anni successivi   pensavamo che questo potesse portare a un decremento del numero degli alunni nelle classi, come aveva ipotizzato l’ex Ministro   Patrizio Bianchi,   invece nell’ottica del risparmio stanno portando a un decremento di classi e di scuole.   Su questo hai una proposta?   Tempo fa la Uil Scuola Rua parlava di organici stabili per almeno 5 anni legati non al numero degli alunni ma all’offerta educativa delle scuole.
2.174 tagli all’organico dei collaboratori scolastici mentre diminuirà di 5660   l’organico dei docenti e nella scuola secondaria di secondo grado ci sono 5909 classi con 28 alunni o più.
A ciò si aggiunge il tema del dimensionamento scolastico sul quale abbiamo costantemente ribadito la nostra contrarietà rispetto ad una procedura legislativa che per sua natura risponde esclusivamente a criteri di risparmio e di contrazione della spesa e non possiede alcun valore volto agli interessi della scuola e in generale del sistema di istruzione statale.
Tutto ciò sarebbe ad una logica ragionieristica con la “scusa” della denatalità, una questione che implica serie ed approfondite analisi di natura sociologica, ma che a nostro avviso, in questo frangente, per quanto concerne la scuola, può seriamente rappresentare una grande opportunità al fine di innalzare la qualità dell’insegnamento e la concretizzazione di processi educativi e didattici altamente più incisivi.
La denatalità deve infatti rappresentare una opportunità e non una penalizzazione. A fronte di un tasso di denatalità, che produrrà una riduzione di alunni, continuiamo a sostenere che il calo demografico deve essere invece l’occasione per un cambio di passo, un’opportunità per una didattica personalizzata, per classi a misura di studente. Resta prioritario un investimento sugli organici che garantisce il diritto all’istruzione e un potenziamento del tempo scolastico nella primaria.
Per il personale ATA, invece, denunciamo da tempo come il sistema attuale di determinazione degli organici si basa su parametri numerici che non rispecchiano le reali esigenze delle scuole. Tra i problemi principali: plessi scolastici con un solo collaboratore scolastico; compiti amministrativi complessi che superano i limiti contrattuali, come l’utilizzo di Passweb; assistenti tecnici nel primo ciclo senza un profilo definito, costretti a operare su più istituti; mancanza di ex DSGA, sostituiti con incarichi annuali precari.
Va, in questi casi, effettuato un nuovo calcolo degli organici del personale ATA, autorizzare le immissioni in ruolo su tutti i posti disponibili e ampliare l’organico, allo scopo di rendere stabile anche quello aggiuntivo.
La scuola italiana non può funzionare senza un organico ATA stabile e adeguato indispensabile anche per garantire condizioni di lavoro dignitose per tutto il personale.

Termino con una domanda di prospettiva, a fronte di tanto lassismo della categoria (si vede il risultato dell’ultimo sciopero), quale sarà il futuro per l’insegnante italiano, a fronte di una categoria screditata e autoscreditata, sottopagata, gestita in modo rigido e autoritario dai DS, con un lavoro pericoloso per atti di aggressione ,   tra 10 anni si troveranno ancora insegnanti? Dico questo perché oggi un giovane non prende in considerazione l’opportunità di svolgere questo lavoro.
Come prima cosa suggerirei di smettere di parlare di scuola con superficialità. Iniziamo a parlare bene del nostro modello di scuola, non solo tra addetti ai lavori, ma anche con chi di scuola non sa nulla. Il prestigioso sociale va recuperato attraverso il rispetto e la considerazione del lavoro che viene svolto ogni giorno in classe ea scuola e, ribadisco, attraverso retribuzioni che rispecchino questo impegno.
Va recuperato il rispetto, la considerazione e la valorizzazione sociale di tutto il personale.
Conosciamo bene l’impegno di tutto il personale della scuola ma il loro lavoro quotidiano va sostenuto attraverso la collaborazione e l’azione convinta delle famiglie, della collettività, delle istituzioni. In queste azioni la scuola deve essere lasciata libera ma non sola.
Organici stabili, stipendi adeguati, chiarezza nelle procedure di reclutamento devono essere elementi imprescindibili affinché chi si affaccia nel mondo della scuola possa avere delle certezze nel valutare l’opportunità di questo lavoro.
Prof D’Aprile tra pochi giorni ormai ci saranno le elezioni RSU cosa rappresentano queste elezioni, da alcuni critici,   per un sindacato e cosa vi aspettato dai risultati delle elezioni di Aprile.
In un contesto in cui la scuola richiede regole certe e un impegno coerente, la Federazione UIL Scuola Rua si conferma un punto di riferimento sicuro e affidabile. Lo abbiamo dimostrato rivendicando la tutela di una scuola statale e nazionale.
Le elezioni Rsu rappresentano un momento di democrazia fondamentale e un appuntamento importante per il mondo della scuola. Saremo chiamati a scegliere i rappresentanti all’interno delle scuole per rafforzare la voce di chi, ogni giorno, contribuisce con il proprio lavoro alla crescita e al futuro del nostro Paese. Una bella occasione di consapevole scelta democratica, da affrontare nel rispetto delle idee altrui.
Lo slogan “LE PERSONE AL CENTRO DELLE SCELTE” sintetizza il nostro impegno ei nostri valori. Coraggio, coerenza, trasparenza e soluzioni concrete: è così che si muove la nostra azione sindacale. Tante voci che esprimono l’orgoglio di un lavoro importante, di una professione nobile e preziosa, in un momento complesso che la scuola sta vivendo e che necessita di collegialità e dialogo diretto con le persone che vi lavorano, allo scopo di condividere strategie e linee politiche.
La strada continuerà ad essere quella di rivendicare e rappresentare i bisogni collettivi e offrire soluzioni concrete per impedire scelte che possano peggiorare le condizioni di lavoro. Questo approccio richiede impegno, perseveranza e determinazione. Caratteristiche di un sindacato moderno, utile e concreto.
Nel nostro lavoro contano le persone. Mettere “le persone al centro delle scelte” non rappresenta un semplice slogan, ma un principio guida che ha ispirato ogni nostra decisione.
La professionalità dei nostri candidati, insieme all’esperienza dei nostri dirigenti sindacali, saranno al servizio della trasparenza e della tutela dei diritti.
Con le credenziali di sindacato indipendente, plurale, libero, laico chiediamomo il voto per le nostre liste e per i nostri candidati che condividono gli stessi valori di libertà e giustizia sociale. E ancora una volta, siamo sicuri, saremo protagonisti in quanto prevarranno lo stile, l’equilibrio, la determinazione, la competenza, la proposta.
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