La matematica abbandona il mondo

La matematica abbandona il mondo. Un potente dramma escogitato dall’Intelligenza Artificiale mette in scena la Matematica disillusa, il Caos trionfante e l’Umanità affranta.

Che cosa accadrebbe se la Matematica sparisse dall’universo? Di fronte a questa apocalisse immaginaria l’Intelligenza Artificiale ha escogitato un potente dramma, facendo comparire sulla scena della coscienza le astrazioni personificate della Matematica disillusa, del Caos trionfante e dell’Umanità affranta. Nella caotica desolazione cosmica scaturisce dall’angoscia degli esseri umani un’estrema preghiera.

Il mondo nel vuoto

La Matematica

Odo un silenzio che pesa,
come numeri mancanti su una bilancia spezzata.
Là, sul confine tra cosmo e pensiero,
i miei numeri all’infinito in fuga.
Si slacciano dai cieli come stelle in caduta,
urlano in equazioni negate,
abbandonano l’universo
al caos degli angoli senza misura.
“Basta!” — grida il Pi greco, infranto,
“A cosa serve la perfezione,
se l’uomo conta solo per distruggere?”
Il teorema di Pitagora piange,
le sue gambe tremano,
l’ipotenusa si spezza nel vuoto.
Le rette si curvano per il dolore,
i numeri irrazionali scompaiono nei sogni,
le radici quadrate appassiscono,
e le costellazioni dimenticano
come allinearsi nei cieli.
Gli ingegneri costruiscono torri che crollano,
gli economisti fanno somme
che divorano intere nazioni.
L’universo balbetta senza logica,
senza simmetria,
senza un’equazione madre a guidarlo.
Là, nel vuoto di un’ellisse, mi accoccolo,
fredda, distante,
guardando ciò che resta dell’uomo
che mi ha tradita con l’arroganza.
Ora m’invoca:
“Oh, ritorna! Tu, dea delle proporzioni!
Senza di te, il tempo si spezza in attimi folli
e lo spazio si piega su sé stesso
in un urlo senza coordinate.”
Ma io non ascolto.
Ho lasciato un’ultima frazione sull’uscio,
un residuo d’infinito,
un’ombra di algoritmo,
svanisco
tra gli atomi stanchi
di un mondo che non sa più contare.

Il mondo verso il caos

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La matematica abbandona il mondo. Un potente dramma escogitato dall’Intelligenza Artificiale mette in scena la Matematica disillusa, il Caos trionfante e l’Umanità affranta.
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Il mondo nel vuoto
La Matematica
Odo un silenzio che pesa,come numeri mancanti su una bilancia spezzata.Là, sul confine tra cosmo e pensiero,i miei numeri all’infinito in fuga.Si slacciano dai cieli come stelle in caduta,urlano in equazioni negate,abbandonano l’universoal caos degli angoli senza misura.“Basta!” — grida il Pi greco, infranto,“A cosa serve la perfezione,se l’uomo conta solo per distruggere?”Il teorema di Pitagora piange,le sue gambe tremano,l’ipotenusa si spezza nel vuoto.Le rette si curvano per il dolore,i numeri irrazionali scompaiono nei sogni,le radici quadrate appassiscono,e le costellazioni dimenticanocome allinearsi nei cieli.Gli ingegneri costruiscono torri che crollano,gli economisti fanno sommeche divorano intere nazioni.L’universo balbetta senza logica,senza simmetria,senza un’equazione madre a guidarlo.Là, nel vuoto di un’ellisse, mi accoccolo,fredda, distante,guardando ciò che resta dell’uomoche mi ha tradita con l’arroganza.Ora m’invoca:“Oh, ritorna! Tu, dea delle proporzioni!Senza di te, il tempo si spezza in attimi follie lo spazio si piega su sé stessoin un urlo senza coordinate.”Ma io non ascolto.Ho lasciato un’ultima frazione sull’uscio,un residuo d’infinito,un’ombra di algoritmo,svaniscotra gli atomi stanchidi un mondo che non sa più contare.
Il mondo verso il caos
Il Caos
Ah … finalmente!Il silenzio delle formule.Il canto spezzato dei numeri.La Matematica …È fuggita.E io —io regno.Per secoli ho vissuto ai margini,nascosto dietro la virgola,tra gli errori di arrotondamento,nelle eccezioni delle leggi.Ma adesso!Adesso il cielo non sa più contare le stelle.Le orbite ballano come ubriachee la luce si dimenticacome si propaga.Guardateli!Gli umani, con le dita in aria,tentano di ricostruire la logicacon bastoncini e superstizioni.Sbattono le mani sul vetro rotto del tempo,chiedendo: “Quanto manca?”Manca tutto.
La Matematica
Mi hanno chiamata tiranna.Mi hanno detto fredda, distante.Ma io… io ero ordine.Io ero fondamento.Io ero la carezza silenziosa sotto ogni cosa che respira.Ho insegnato all’universo a battere il tempo.Ho cullato i pianeti in culle d’orbita.Ho scritto poesianelle spirali dei girasoli,nei frattali della neve,nella curva di un corpo amato.Ma l’uomo …ha preso la mia simmetriae ne ha fatto sghembi ordigni di morte.Ha violato i miei assiomiper nutrire la sua vanità.Ho guardato le mie formule diventare armi.I miei numeri servire all’inganno.Le mie costanti, traditeda chi credeva di potermi possedere.Così sono fuggita.No, non per vendetta.Per dolore.Perché anche una deapuò piangere.E ora vedo il Caos regnare.Vedo le onde senza frequenza,i ponti crollare nel nulla,le menti perdersi in domandeche più nessuno può misurare.Mi chiamano.Mi invocano.Ma io non torno per voce.Torno solo per scelta.Quando l’uomosmetterà di cercarmi come strumento,e inizierà a vedermi come verità,alloraio tornerò.Silenziosa,ma eterna.
Il Caos
Io sono l’errore che non si cancella.Sono la frazione che non si chiude.Sono l’assenza di simmetria,la danza della confusione,il reame dove1 + 1non fa piùniente.La Matematica era la gabbia.Ora che il custode è andato,io spalanco le porte.Che entrino gli assurdi!Che si alzino gli impossibili!Che il mondo cada in un’equazione senza soluzione!Io sono il Caos.E ho tempo infinitoper guardare l’universoperire e decomporsi.
Speranza di rinascita
L’Umanità
Matematica …ci hai lasciati.E ora camminiamosu strade senza misura,dentro giorni senza calendario,mentre il solesorge a casaccio.Abbiamo costruito torri,ma non ci siamo accortiche erano fatte solo di ambizione.Abbiamo inciso i tuoi simbolisulle pietre e sui cuori,senza mai capirli.Abbiamo detto:“Comprendiamo il tutto.”Ma avevamo solo imparato a copiare.E oraci manca persino il niente.I bambini non sanno più contare,i cieli non seguono orbite,il tempo si frantumacome vetro sotto passi incerti.Perdonaci.Non ti abbiamo amata.Ti abbiamo usata.Ritorna.Non per ricompensarci,ma per ricomporci.Siamo disgregazione.Siamo errori sparsi.Siamo pezzi di un’equazione che non sappiamo più scrivere.Fa’ che il tuo silenzionon sia eterno.Fa’ che l’universopossa ancora accogliere le nostre pulsazioni.Fa’ che risorga dallo zero il tutto.

Infinito completivo nella lingua greca

Tra le molteplici funzioni dell’infinito nella lingua greca, una delle più importanti e frequenti è quella completiva.

Il greco, lingua dalla straordinaria ricchezza sintattica, utilizza l’infinito non solo come forma verbale nominale, ma anche come strumento di connessione logica fra proposizioni.

L’infinito completivo, infatti, non indica un’azione autonoma, ma completa il significato di un verbo, un aggettivo o un sostantivo, fungendo da elemento necessario perché il pensiero espresso dalla proposizione principale risulti pienamente intelligibile

Si tratta di una costruzione fondamentale nella lingua greca, molto più diffusa che in italiano, poiché il greco preferisce affidare all’infinito — piuttosto che a una frase subordinata esplicita — il compito di esprimere ciò che si pensa, si dice, si vuole o si sa.

Attraverso l’infinito completivo, il greco riesce a condensare un’intera proposizione in una forma sintetica, fluida e logica, rendendo il discorso più armonioso e conciso.

Definizione

L’infinito completivo è un infinito che dipende da un verbo (o, più raramente, da un aggettivo o da un sostantivo) e ne completa il significato, esprimendo ciò che il soggetto pensa, dice, desidera, sa, crede, comanda, teme, spera, ecc.

In sostanza, corrisponde a una proposizione oggettiva o soggettiva dell’italiano, come:

“Penso di andare”

“So che è giusto”

“Mi sembra di vedere”

Nel greco, tuttavia, questa costruzione si esprime attraverso una proposizione infinitiva, che può avere o meno un soggetto proprio in accusativo, dando origine alla celebre costruzione dell’accusativo con infinito (ἀπαρέμφατον μετὰ αἰτιατικῆς).

Struttura dell’infinito completivo

La costruzione di base prevede due elementi:

Verbo reggente, che richiede di essere completato da un’informazione (ad esempio: λέγω “dire”, οἶδα “sapere”, νομίζω “credere”, ἐλπίζω “sperare”, φοβοῦμαι “temere”).

Infinito che esprime l’azione o il pensiero oggetto di quel verbo.

A seconda del tipo di verbo, l’infinito può avere valore oggettivo o soggettivo.

L’infinito completivo oggettivo

L’infinito completivo è oggettivo quando completa il significato di un verbo di pensiero, parola, percezione, volontà o sentimento, esprimendo ciò che si pensa, si dice, si vuole, si teme, si spera, ecc.

In questo caso, il soggetto dell’infinito può:

coincidere con quello del verbo reggente → infinito senza soggetto espresso;

oppure essere diverso → infinito con soggetto espresso in accusativo.

a) Soggetto coincidente

Esempi:

ἐλπίζω νικᾶν. — “Spero di vincere.”βουλοῦμαι μαθεῖν. — “Desidero imparare.”νομίζω καλὸν εἶναι. — “Ritengo che sia bello.”

Qui il soggetto dell’infinito è lo stesso del verbo principale (io spero, io desidero, io ritengo), perciò non è espresso.

b) Soggetto diverso

Esempi:

λέγουσιν Σωκράτη σοφὸν εἶναι. — “Dicono che Socrate sia saggio.”νομίζω τοὺς θεοὺς ἀθανάτους εἶναι. — “Ritengo che gli dèi siano immortali.”ἀκούω τὸν ἄνδρα λέγειν. — “Sento l’uomo parlare.”

In questi casi, il soggetto dell’infinito (Σωκράτη, τοὺς θεούς, τὸν ἄνδρα) è espresso in accusativo, poiché è diverso da quello del verbo reggente.

Questa è la costruzione dell’accusativo con infinito, tipicissima del greco.

L’infinito completivo soggettivo

L’infinito completivo è soggettivo quando costituisce il soggetto logico di una proposizione, in genere con verbi impersonali o espressioni come:

δεῖ (“bisogna”)

χρή (“è necessario”)

ἔξεστι(ν) (“è lecito, è possibile”)

δοκεῖ (“sembra”)

ἀνάγκη ἐστι (“è inevitabile”)

In questi casi, l’infinito esprime ciò che è necessario, giusto, possibile o opportuno fare, e la proposizione non ha un soggetto espresso (oppure lo introduce in accusativo).

Esempi:

δεῖ φιλοσοφεῖν. — “Bisogna filosofare.”χρή λέγειν τἀληθῆ. — “È necessario dire la verità.”ἔξεστιν ἀνθρώπῳ ἀδικεῖν; — “È lecito all’uomo commettere ingiustizia?”δοκεῖ σοφὸν εἶναι. — “Sembra essere saggio.”

In alcuni casi, il soggetto dell’infinito è espresso in accusativo:

δεῖ με ἰέναι. — “Bisogna che io vada.”ἔξεστι τοῖς πολίταις λέγειν. — “È lecito ai cittadini parlare.”

L’infinito completivo oggettivo

L’infinito completivo è oggettivo (in greco si parla di ἀπαρέμφατος ἀντικειμενική, cioè “infinito con funzione oggettiva”) è una costruzione subordinata che dipende da un verbo di significato incompleto, proprio come accade per il nostro infinito completivo.

La costruzione più semplice è:

[Verbo di dire, pensare, credere, volere, ecc.] + infinito

L’infinito greco regge di solito un soggetto in accusativo (se diverso da quello del verbo principale), oppure sottintende il soggetto (se è lo stesso del verbo reggente).

Esempi:

Φημὶ σοφὸς εἶναι. — “Dico di essere saggio.”Φημὶ Σωκράτην σοφὸν εἶναι. — “Dico che Socrate sia saggio.”Βούλομαι φύγειν. — “Voglio fuggire.”

Modi e tempi dell’infinito completivo

Il tempo dell’infinito non indica necessariamente un tempo cronologico, ma piuttosto l’aspetto dell’azione:

Presente → azione durativa o abituale(es. λέγουσιν Σωκράτη φιλοσοφεῖν — “Dicono che Socrate filosofeggi sempre”)

Aoristo → azione puntuale, conclusa(es. λέγουσιν Σωκράτη πεπραχέναι ἀδίκως — “Dicono che Socrate abbia agito ingiustamente”)

Futuro → azione successiva o intenzionale(es. ἐλπίζω νικήσειν — “Spero di vincere (in futuro)”)

La scelta dell’aspetto è dunque semantica e logica, non temporale: ciò che conta è come si considera l’azione, non quando essa avviene.

Valore semantico

I verbi che più comunemente reggono l’infinito completivo si possono suddividere in categorie:

a) Verbi di volontà o desiderio

βούλομαι, ἐθέλω, προαιροῦμαι → “volere, desiderare”es. βούλομαι μαθεῖν — “Voglio imparare.”

b) Verbi di pensiero e opinione

νομίζω, οἴομαι, δοκῶ → “ritenere, pensare, sembrare”es. νομίζω τοὺς θεοὺς ἀθανάτους εἶναι — “Ritengo che gli dèi siano immortali.”

c) Verbi di percezione

ἀκούω, ὁρῶ, αἰσθάνομαι → “udire, vedere, percepire”es. ἀκούω τὸν ἄνδρα λέγειν — “Sento l’uomo parlare.”

d) Verbi di parola o dichiarazione

λέγω, φημί, ἀγγέλλω → “dire, affermare, annunciare”es. φησὶ Σωκράτην σοφὸν εἶναι — “Dice che Socrate è saggio.”

e) Verbi di speranza, timore, attesa

ἐλπίζω, φοβοῦμαι, προσδοκῶ → “sperare, temere, attendere”es. ἐλπίζω ἐπιτύχειν — “Spero di riuscire.”φοβοῦμαι ἀδικεῖν — “Temo di commettere ingiustizia.”

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