M. Recalcati, La notte del Getsemani

Recalcati, tra umano e divino
di Antonio Stanca
È appena comparso, allegato a la Repubblica su licenza Einaudi, La notte del Getsemani, breve volume del noto psicoanalista Massimo Recalcati. L’opera proviene da una conferenza tenuta dall’autore nel 2017 presso il Monastero di Bose, in provincia di Biella. La prima pubblicazione c’era stata nel 2019-2020 ed ora è il primo dei tre volumi col quale Recalcati intende comporre il piano di un’opera da allegare a la Repubblica. Un infaticabile studioso, un attivo ricercatore è Recalcati. Nato a Milano nel 1959, in questa città si è laureato in Filosofia. Gli interessi per la Psicologia e la Psicoanalisi sono venuti dopo la conoscenza delle opere del noto psicoanalista francese Jacques Lacan. Anche lui sarebbe diventato uno psicoanalista molto noto, avrebbe scritto molte opere e ottenuto molti riconoscimenti e traduzioni. Pure molti incarichi gli sono stati affidati presso importanti centri di studio quali l’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata), del quale è direttore, e l’Università di Verona dove insegna Psicoanalisi e Scienze Umane. È stato tra i fondatori del Jonas Onlus ed insegna anche alla IULM di Milano. Insieme a Maurizio Balsamo dirige la rivista “Frontiere della Psicoanalisi”.
Molto s’impegna Recalcati nell’ambito degli studi psicologici e psicoanalitici. Molte ricerche, molte scoperte ha compiuto, molte opere vi ha dedicato, molto famoso è diventato lui e il suo metodo, la sua maniera chiara, sicura di indagare in ambito antico e moderno, di procedere tra fenomeni, avvenimenti storici, politici, sociali, culturali ed altri. Ampio, esteso vuole riuscire ogni volta, in ogni opera, ben confermata, ben documentata vuole che sia, a tutto quanto è rientrato durante il suo percorso dà voce e più di una volta torna a dire delle verità scoperte. Una lunga, interminabile azione di persuasione sembra compiere quando scrive. Cancellare sembra ogni dubbio, ogni incertezza. La sua scrittura fa posto a tutti gli aspetti di un fenomeno, dal più astratto al più concreto, dal più ideale al più reale. Una novità ha rappresentato la sua figura, una scoperta ogni sua opera. Ed ancora continuano ad esserlo se si pensa che tanto è l’interesse che suscitano dopo tanti anni. È da molto tempo che si parla di psicoanalisi, che si è cominciato a rimanere meravigliati, stupiti di fronte alle sue rivelazioni ma con Recalcati è come essere agli inizi di questa disciplina, alle sue novità ogni volta che lo si legge. Sempre sorprendente, sempre convincente riesce e così fino a quest’ultima ristampa dove ripercorre alcuni momenti della storia sacra, quella dei Vangeli, di Gesù, al fine di mostrare come anche la sua sia stata una dimensione umana, quanto abbia comportato nei frangenti ultimi della sua vita. Prima del supplizio del Calvario Gesù ne aveva patito un altro non meno doloroso, quello dell’“orto degli ulivi”, della “notte del Getsemani”. Recalcati lo ripercorre in ogni circostanza, in ogni presenza, in ogni pensiero, azione, parola, gesto e lo fa sulla scorta di testimonianze, citazioni tratte dai loro più fedeli documenti, i Vangeli. Da documenti muove, come ogni volta in ogni opera, per sostenere le sue convinzioni, per provare quanto si propone, per farne un’acquisizione definitiva, inalterabile. Furono tante le cose che avvennero quella notte, s’iniziò dalla sera, dall’ultima cena, e si finì con la morte di Gesù sul Golgota. Nessuna sfuggirà all’attenzione di un osservatore, di un pensatore, di uno scopritore quale Recalcati. Fra tutte egli si muoverà per dimostrare quelle che stavolta sono le sue tesi. Ce ne saranno altre di cose dette, più antiche o più moderne, altre di situazioni, altri di personaggi con i quali quelli della “notte del Getsemani” saranno confrontati ma sempre a questi ultimi lo studioso finirà col tornare. Sono quelli che più gli premono e dagli altri vuole solo trarre delle convalide alle sue convinzioni.
Molto sofferta era stata, s’è detto, quella notte per Gesù, abbandonato, tradito si era visto da coloro ai quali più si era dato, più aveva insegnato, trasmesso, più bene aveva fatto, predicazione, miracoli. Il primo tradimento era stato quello di Giuda che lo aveva fatto scoprire ai soldati venuti per arrestarlo, il secondo quello di Pietro che lo aveva rinnegato per tre volte. A questi si erano aggiunti i tradimenti degli altri discepoli che lo avevano isolato presi dal sonno. Tutti avevano avuto una ragione, una spiegazione per il loro comportamento ma il tradito non la conosceva, non se l’aspettava. Non poteva supporre che quanto aveva fatto per loro con i pensieri e con le azioni, quanto aveva loro dato potesse finire, venire annullato per motivi così secondari come divergenze personali, politiche, sociali. Era convinto che la sua presenza, il suo messaggio, il suo esempio avesse fatto capire a tutti, discepoli e non, che la loro fosse una dimensione terrena, umana e la sua una celeste, divina la quale non poteva venire offesa, violata dall’altra. Afflitto, tormentato rimarrà per tutta quella notte, non riuscirà a convincersi di quanto gli sta succedendo, di come non potesse godere della sua natura divina e dovesse accettare le accuse, i torti, le pene di una qualunque condizione umana, accettare di essere tradito, processato, condannato. Si è ordito, cospirato contro di lui, niente ha potuto proteggerlo, difenderlo, salvarlo, neanche quanto di divino lo formava. Neanche Dio, il Padre, aveva ascoltato le sue preghiere quella notte, la sua richiesta di soccorso. Nessuno si era mosso a suo favore, solo, abbandonato, nel buio, nel silenzio più totale l’aveva trascorsa. Un uomo tra i tanti, tra gli altri, come gli altri, aveva dovuto accettare di essere anche se sarà la coscienza di questa condizione a fargli considerare quella divina come superiore. Non in una sconfitta si conclude l’opera del Recalcati ma in un’aspirazione ad elevarsi, distinguersi su quella che per Cristo era solo vita terrena senza che fosse necessario volerne una divina.
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