Ho lasciato un impiego nel privato per fare la docente, sono pentita ed amareggiata della scelta. La lettera

Alla cortese attenzione della Redazione,
scrivo con amarezza e indignazione per denunciare una situazione che definire vergognosa è poco, e che tuttavia continua a scorrere sotto silenzio, nell’indifferenza generale: nei primi nove anni di carriera nella scuola pubblica percepiamo uno stipendio che è inferiore a quello di un funzionario, come se la nostra laurea, la nostra preparazione e le nostre responsabilità non avessero alcun valore.
In certi casi, veniamo retribuiti come semplici assistenti, e questo nonostante la complessità del nostro ruolo e l’impatto che abbiamo sulla formazione delle future generazioni.
Personalmente ho lasciato un impiego sicuro in un’azienda privata per inseguire una passione sincera, quella dell’insegnamento. Non avrei mai immaginato che questa scelta avrebbe comportato una perdita economica così drammatica. È stato un sacrificio enorme, fatto con consapevolezza, ma è inaccettabile che venga punito invece che riconosciuto.
Trovo inoltre profondamente ingiusto che chi decide di passare dal settore privato a quello pubblico, anche dopo oltre vent’anni di esperienza e competenze maturate sul campo, non veda riconosciuto in alcun modo quel bagaglio di lavoro, conoscenze e abilità. Parliamo tanto di competenze trasversali, di valorizzazione dell’esperienza, e poi nei fatti tutto questo viene ignorato come se non esistesse.
Questa è la realtà: una scuola che chiede tutto ma dà pochissimo in cambio. E intanto, nessuno fa niente.
Lettera firmata
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