Educazione sessuale a scuola: il consenso informato dei genitori è un diritto da tutelare, la replica al ministro del Comitato Pro-life

ROMA — La recente proposta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che subordina l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole al consenso informato delle famiglie, ha riacceso il dibattito sull’autonomia educativa dei genitori e il ruolo della scuola nel trattare temi legati alla sfera affettiva e sessuale dei minori.
Secondo il Comitato “Pro-Life Insieme”, il provvedimento rappresenta un importante passo nella direzione del rispetto dei diritti educativi delle famiglie. “La prima forma di educazione si riceve in casa, all’interno del nucleo familiare, che ha il diritto-dovere di essere coinvolto in ogni proposta formativa che riguardi i propri figli, soprattutto su temi così delicati come la sessualità e l’identità affettiva”, afferma Angela D’Alessandro, portavoce del comitato.
Ogni famiglia ha valori, priorità e credenze proprie, che devono essere riconosciute e rispettate. Imporre dall’alto un percorso educativo senza il consenso genitoriale rischia, secondo il comitato, di trasformarsi in un’ingerenza lesiva della patria potestà sancita dalla legge.
Nel mirino della polemica anche le posizioni di alcuni esponenti politici, come l’onorevole Alessandro Zan, noto attivista per i diritti LGBT e promotore di precedenti proposte legislative contro l’omofobia e la transfobia. “Questi tentativi legislativi, presentati come tutela delle minoranze, rischiano in realtà di imporre un’unica visione ideologica, cancellando il pluralismo culturale e familiare”, denuncia D’Alessandro.
Secondo il comitato, il sistema normativo italiano già prevede sanzioni per chi compie violenze o discriminazioni. “Non serve un’agenda ideologica nelle scuole. Serve il coinvolgimento delle famiglie e il rispetto della loro libertà educativa”, prosegue la nota.
Il vero rischio, sottolinea il Comitato Pro-Life, è quello di trasformare la scuola in un veicolo per l’imposizione del pensiero unico, in cui chi si oppone viene etichettato come retrogrado o oscurantista. “Difendere il diritto dei genitori a educare i propri figli secondo i propri valori non è oscurantismo, ma un pilastro della libertà democratica”.
Per questo, conclude il comitato, è fondamentale vigilare su ogni iniziativa educativa che escluda il ruolo centrale delle famiglie. “Togliere ai genitori il diritto di educare i propri figli è il primo passo verso la limitazione della libertà di pensiero e di parola per tutti”.
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