Nuove Indicazioni 2025

Nuove Indicazioni 2025: non tutte le perle brillano

di Mario Maviglia

            L’intervista rilasciata qualche giorno fa a ItaliaOggi da Loredana Perla, coordinatrice della Commissione tecnica voluta del ministro dell’Istruzione Valditara per la revisione delle Indicazioni Nazionali, appare interessante sotto vari punti di vista, ed in particolare per i contenuti che esprime e per il sentiment con cui li esprime.

            La prof.ssa Perla lamenta, nel corso dell’intervista, che vi sono state critiche al testo proposto dalla Commissione da lei coordinata, crtiche che lei definisce “strumentali”, portate avanti da “un circolo di radicali … di un ‘piccolo mondo antico’, ovvero fermo agli anni Settanta del Novecento”. Ma la stessa Perla più volte nell’intervista afferma che “queste nuove Indicazioni esprimono un punto di vista chiaro in cui non tutti possono riconoscersi”. Dunque, se non tutti possono riconoscersi in questo testo (per ammissione della stessa professoressa, salvo qualche refuso di stampa, ma il concetto viene espresso per due volte nel corso dell’intervista), perché meravigliarsi se qualcuno esprime questo non riconoscimento?

            Forse alla prof.ssa Perla sfugge che quando si licenza un documento (peraltro destinato al dibattito pubblico, come esplicitamente viene detto nel testo), è naturale che ci sia chi si trova perfettamente allineato rispetto a quanto veicolato dal documento e chi invece esprimerà delle critiche più o meno ampie. Tutto ciò si chiama democrazia. Altrimenti si cade proprio nel pericolo paventato dalla coordinatrice, ossia quello di allinearsi al diktat del ministero (lei testualmente dice: “ti si riconosce credibilità scientifica solto se ti ‘allinei’ al diktat del partito”, in riferimento agli oppositori). E d’altro canto sembra proprio che l’aspettativa della Commissione (e dunque del ministero) fosse proprio quella di avere una forma di adesione “bulgara” da parte di associazioni professionali e scientifiche e di docenti. Infatti le associazioni sono state audite utilizzando modalità decisamente “originali” (pochi minuti di ascolto, tanto che alcune hanno preferito declinare l’invito) e i docenti sono stati “sentiti” attraverso una consultazione (questionario on line) concepita in modo che le risposte previste fossero solo di segno positivo, con un ridotto spazio per le osservazioni libere. Avendo insegnato, come docente a contratto, per oltre dieci anni Metodi e Strumenti per la Sperimentazione Educativa presso l’Università Cattolica di Brescia, ho trovato imbarazzante, sul piano scientifico, quel questionario e non ho dubbi che i miei studenti del primo anno di corso lo avrebbero elaborato in forma più corretta.

            Ma se le Nuove Indicazioni 2025 presentano quelle caratteristiche quasi taumaturgiche elencate dalla prof.ssa Perla nella sua intervista, perché questa paura per un confronto serio con il mondo della scuola e quello professionale? Perché blindare la consultazione con un questionario-farsa? Si aveva paura che venisse disturbato il manovratore? Si coglie nel tono dell’intervista della prof.ssa Perla una sorta di rivalsa verso quegli “stantii stereotipi sessantottini superati dal tempo”. (leggasi: “adesso che siamo noi al Governo faremo la scuola secondo la nostra ideologia”, dimenticando che la scuola appartiene al Paese, al futuro del Paese, non a questa o quella maggioranza politica, che ovviamente ha il dovere di governare). Noi siamo ancora cocciutamente convinti che le dissonanze, le critiche, i punti di vista diversi non vanno demonizzati, ma vanno ricercati, in forma genuina, per costruire una prospettiva di scuola per quanto possibile condivisa e proiettata al futuro, non alla durata di una legislatura.

            La coordinatrice Perla sottolinea che il Ministro le ha chiesto “di rispettare il pluralismo culturale e il merito nell’invitare i colleghi [della Commissione]”. Sarebbe interessante, a questo proposito, verificare la provenienza politica dei componenti della Commissione e la loro levatura professionale. Alcuni passaggi delle Nuove Indicazioni 2025 fanno sorgere, a tal riguardo, non poche perplessità, come la concezione di apprendimento visto essenzialmente come atto trasmissivo, oppure la pedissequa elencazione di “suggerimenti didattici”, più consoni ad una rivista didattica di settore che a un documento di inquadramento e di direzione di senso. Si ha forse paura dell’autonomia delle scuole? Il dubbio sorge se si fa riferimento al tono paternalistico che le Nuove Indicazioni 2025 utilizzano proprio nell’indicare (sebbene sotto forma di “Suggerimenti”) la “retta via” che i docenti dovrebbero seguire. Ma non sorge il dubbio che ciò possa tradursi in una sorta di didattica di Stato? Di sicuro si registra una presenza minima di docenti all’interno della Commissione, ossia di coloro che avrebbero potuto dare una visione più concreta e meno ideologica del fare scuola oggi.

            Se avanzare questi dubbi e queste critiche significa, come afferma la prof.ssa Perla, “strumentalizzare il lavoro di una Commissione tecnica, di colleghi di accademia e di scuola, per scopi che con l’istruzione non hanno nulla a che vedere”, oppure di fare “dichiarazioni false”, o di allinearsi “al diktat di partito” o di restare legati a “stantii stereotipi sessantottini superati dal tempo” ecc., ebbene, prendiamo atto che ci muoviamo su piani diversi: da una parte una posizione ideologicamente apodittica, che non ammette divergenze (o accettare o accettare); dall’altra una posizione che cerca di ragionare in modo critico su quale tipo di scuola si vuole costruire. Alle certezze titaniche della prof.ssa Perla preferiamo i nostri dubbi; alla scuola ammuffita e passatista a cui guardano le Nuove Indicazioni 2025, preferiamo muoverci in “una direzione ostinata e contraria”.

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