Papa Francesco – E. Scalfari, Dialogo tra credenti e non credenti

Tra spiriti eletti

di Antonio Stanca

    Sabato scorso, dopo pochi giorni dalla morte di Papa Francesco allegato al quotidiano la Repubblica, è uscito il supplemento culturale Papa Francesco- Eugenio Scalfari Dialogo tra credenti e non credenti. È una nuova edizione del breve volume pubblicato dallo Scalfari nel 2013 e riferito ai risultati del rapporto di amicizia e stima che in quel tempo c’era stato tra il noto giornalista e il nuovo Papa. Proprio allora Bergoglio era stato eletto e Scalfari gli aveva chiesto di poter intrattenere con lui degli scambi, dei colloqui, orali o scritti, circa problemi di ordine religioso o di altro genere rimasti sempre poco chiari. Il Papa aveva acconsentito mostrandosi contento di poter conoscere da vicino un intellettuale del livello di Scalfari, scrittore, giornalista, uomo politico, che aveva fondato giornali così importanti come il settimanale L’Espresso e il quotidiano la Repubblica, che era stato un abile editorialista, che aveva assunto incarichi politici di rilievo e svolto importanti funzioni in ambito civile, sociale, culturale. Uno dei protagonisti della vita, della storia, del pensiero, del costume della nuova Italia può essere considerato, uno degli autori più impegnati nell’osservazione, valutazione, soluzione dei problemi che i nuovi tempi hanno comportato per il singolo e la collettività. Molto ha fatto Scalfari e molto ha pure scritto. Molte opere ha dedicato a quella che può essere detta la modernità e abbastanza distinta era diventata la sua posizione in Italia e all’estero. Era morto nel 2022. Aveva novantotto anni.

    In verità contento si era mostrato anche lui quando aveva visto accolta dal Papa la richiesta di loro incontri per scambi di opinione in tema di religione, di fede o altro. Era attirato Scalfari dalla figura di un Pontefice che aveva fatto parte della Compagnia di Gesù, che era il primo di provenienza latinoamericana, che in Argentina, dov’era nato, aveva ricoperto tanti incarichi religiosi e svolto tante funzioni, che per primo aveva assunto il nome di Francesco poiché per una Chiesa povera, missionaria, come quella del santo di Assisi, voleva impegnarsi. C’erano stati altri esempi di papi buoni, di papi che si proponevano di fare del bene, dell’amore, dell’aiuto materiale e morale per chi più ne aveva bisogno, il compito primo della Chiesa ma non erano stati come Papa Francesco. Innati erano in lui uno spirito, un ardore, una volontà di bene che volevano essere esauditi già da quando, in Argentina, era agli inizi della sua missione religiosa e che ora, venuto a capo del mondo cattolico, sentiva come dei doveri impellenti, dei compiti inderogabili. Scalfari non era credente ma attirato era da quelle figure della storia sacra che si erano rivelate eccellenti predicatori, profondi innovatori. Amava Gesù di Nazareth e Francesco d’Assisi, alle quali aggiungeva ora papa Bergoglio. Nuovo, rivoluzionario gli sembrava perché dei bisogni degli ultimi, dei poveri si dichiarava garante. Impegnato si mostrava a concepire opere di misericordia, di sollievo, di cura delle anime e dei corpi. Ammirato era rimasto Scalfari da Papa Francesco che faceva di questi progetti dei veri e propri comandamenti, che della religione, della fede faceva una condotta da seguire, una regola di vita, di pensiero, di azione, che non puniva il peccatore ma lo perdonava, che condannava la guerra, che in maniera semplice, chiara risolveva quelli che erano stati difficili problemi di interpretazione, di applicazione circa principi, concetti propri della religione cristiana. Tanto preso era rimasto il giornalista da tante novità da aver voluto mettersi in contatto con questo Papa per parlare, discutere di argomenti religiosi e non solo. Lo avevano fatto tramite le pagine de la Repubblica oppure con vere e proprie conversazioni. Molto interessanti erano stati i risultati di tali scambi, certe volte faranno vedere vicini i due interlocutori, altre li faranno rimanere lontani ma in nessun caso mancheranno di mostrare che molto valgono, molto interessano le loro opinioni, le loro convinzioni. Diffusa andrebbe, pertanto, l’opera dove raccolti sono stati dallo Scalfari questi risultati. Divulgata, insegnata, acquisita dovrebbe essere, elemento, parte del comune patrimonio culturale dovrebbe diventare e la scuola, più di qualunque altro organo, dovrebbe impegnarsi in tal senso. In un’operazione di edificazione morale andrebbe trasformato il breve volume, in un libretto di istruzione, di formazione. Parte della vita di ogni giorno, della vita di tutti, del loro modo di pensare, di fare dovrebbe diventare come sempre è successo quando eletti sono stati gli spiriti che hanno svolto una funzione così importante.

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