Secondo Aldo Mucci (SGS), le RSU hanno perso la loro funzione originaria. Serve una svolta per ridare voce reale ai lavoratori del comparto scolastico

Le elezioni delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie) nel settore scolastico si sono concluse senza sorprese, segnando un’altra occasione mancata per rinnovare la partecipazione attiva dei lavoratori. A denunciare la stagnazione del sistema sindacale nella scuola è Aldo Mucci del sindacato SGS (Scuola, Giustizia, Sicurezza), che parla apertamente di un “declino delle RSU” e dell’urgenza di restituire significato e potere a queste strutture rappresentative.
Nonostante l’apparente alto tasso di sindacalizzazione nel comparto scuola — dove si vota dal dicembre del 2000 — i risultati delle recenti consultazioni mostrano una realtà diversa. I sindacati continuano a ottenere risultati simili a quelli delle tornate precedenti, in un clima generale di disinteresse da parte di iscritti e votanti. Nessuna forza sindacale sembra capace di imprimere una svolta decisiva, e la partecipazione resta più formale che sostanziale.
I grandi sindacati confederali mantengono posizioni di forza, ma il voto appare più un esercizio di routine che un atto politico consapevole. Alcuni sindacati, noti soprattutto per i ricorsi legali, ottengono piccoli pareggi, senza però modificare realmente l’equilibrio delle forze. Gli attori in campo sono sempre gli stessi, le dinamiche immutate.
«Bisogna ridare senso alle RSU come organismi partecipativi, veri rappresentanti dei lavoratori, e non strumenti svuotati di potere e funzione», afferma Aldo Mucci (SGS).
Secondo Mucci, oggi le RSU nella scuola si trovano spesso in balìa di controparti che mirano a ridurre gli spazi di confronto. Molte amministrazioni scolastiche vedono le RSU più come un ostacolo che come un alleato nel miglioramento delle condizioni di lavoro. Il potere decisionale si concentra sempre più nei vertici dirigenziali, lasciando le rappresentanze prive di incisività.
La proposta del SGS è chiara: stabilire l’incompatibilità tra ruoli di staff e incarichi sindacali, per evitare conflitti d’interesse e garantire una partecipazione autentica. Ma anche rafforzare il rapporto tra iscritti e rappresentanze, promuovendo consapevolezza, trasparenza e continuità d’azione.
Senza un cambiamento radicale, conclude Mucci, le elezioni continueranno a premiare chi investe in propaganda, comunicazione e demagogia, a scapito degli obiettivi contrattuali e della qualità della rappresentanza sindacale.
La sfida per il futuro del sindacalismo scolastico passa dalla capacità di reinventarsi, ascoltare i lavoratori e rimettere al centro della contrattazione il loro ruolo. Perché senza una reale partecipazione, anche la democrazia sindacale rischia di diventare solo una formalità.
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